25 Aprile: il senso della Libertà tra passato, presente e futuro
di Marco Travaglini |
| Il giorno della Liberazione, che si celebra quest’anno per la 75° volta, è una ricorrenza che riveste particolare importanza in questo momento delicato per il Paese, colpito da una gravissima emergenza sanitaria. Le manifestazioni si svolgeranno in forma virtuale, online. Una lunga maratona web verrà realizzata dalla Città di Torino insieme al Polo del ‘900 e ai suoi enti associati, alle Biblioteche Civiche Torinesi, al Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale, in collaborazione tecnica con il Centro di Produzione della RAI di Torino e il Consorzio TOP-IX, con La Stampa come media partner. Un evento che potrà essere seguito, dalle 10 del mattino, sui siti istituzionali e sui social con l’hashtag #Torino25aprile.
Noi tutti siamo coinvolti in una sfida inedita che sta condizionando la nostra esistenza, le abitudini, le attività nelle quali siamo impegnati, le stesse libertà che davamo per scontate. I provvedimenti di distanziamento sociale e di restrizione della libera circolazione adottati dalle autorità nazionali e regionali ci obbligano ad essere responsabili. Nessuno si sarebbe immaginato di dover ricordare l’anniversario della Liberazione in queste condizioni, compiendo una scelta di responsabilità a tutela della salute di tutti. Settantasette anni fa anche la Resistenza nacque da una scelta. Lo sgomento dei giorni che seguirono l’armistizio dell’8 settembre ’43 si trasformò per molti in voglia d’azione, le tante umiliazioni patite in desiderio di riscatto. In quei venti mesi si affermò un sentimento nuovo, potente e due fronti opposti – il fascismo e l’antifascismo – si diedero battaglia. Ciò che accadde nella primavera del ’45 rappresentò il momento della rinascita. Nel corso degli anni abbiamo appreso dai protagonisti lo “spirito del tempo” di quell’epoca drammatica: la tragedia della dittatura fascista, la guerra, l’armistizio, l’occupazione tedesca e la Repubblica di Salò, le imprese coraggiose e spesso disperate della Resistenza fino all’arrivo degli alleati e alla Liberazione.
Mai come ora, nelle condizioni che stiamo vivendo, occorre riflettere sull’importanza dei sacrifici di tante donne e tanti uomini che non esitarono ad opporsi al regime fascista che stava distruggendo l’Italia. Ora c’è un’emergenza sanitaria imposta da un virus ma nel Paese, negli ultimi tempi, un altro virus non meno pericoloso serpeggia: quello dell’intolleranza, del negazionismo, dell’offesa nei confronti degli ebrei e della Resistenza. È un sintomo preoccupante e volgare di regressione. Più che mai ha valore l’ammonimento di Primo Levi: “tutti coloro che dimenticano il loro passato sono condannati a riviverlo”. Inquieta e preoccupa il riemergere dalle tenebre del passato di fantasmi, sentimenti d’odio, rigurgiti razzisti. Tutto ciò deve far riflettere su come i valori e gli insegnamenti della Resistenza siano più che mai attuali, spogliandoli da ogni tentazione retorica.
Le tante e diverse scelte compiute allora nello “scegliersi la parte” ci rendono consapevoli dell’importanza di ciò che accadde allora. Lo storico Giovanni De Luna nel suo “Fieri della Resistenza” ha scritto che perpetuarne il ricordo significa ritrovare la scintilla di allora in chi oggi mette in atto scelte altrettanto consapevoli, violando le regole del conformismo, del compiacimento, dell’allinearsi al verbo dell’uomo forte. Scegliersi la parte significa sfidare il male del silenzio e la sordità del potere, rompere la crosta di egoismi e interessi di parte. Significa contrastare l’indifferenza che, come diceva Gramsci, “è il peso morto della storia”.
In fondo, scegliersi la parte oggi equivale a cercare in ogni attività, ruolo o impegno con la maggior coerenza possibile con quei principi di giustizia e di uguaglianza, di tutela dei diritti e volontà di assolvere ai propri doveri che motivarono i “padri costituenti” della Repubblica democratica e antifascista.
Posted on: 2020/04/22, by : admin
Noi tutti siamo coinvolti in una sfida inedita che sta condizionando la nostra esistenza, le abitudini, le attività nelle quali siamo impegnati, le stesse libertà che davamo per scontate. I provvedimenti di distanziamento sociale e di restrizione della libera circolazione adottati dalle autorità nazionali e regionali ci obbligano ad essere responsabili. Nessuno si sarebbe immaginato di dover ricordare l’anniversario della Liberazione in queste condizioni, compiendo una scelta di responsabilità a tutela della salute di tutti. Settantasette anni fa anche la Resistenza nacque da una scelta. Lo sgomento dei giorni che seguirono l’armistizio dell’8 settembre ’43 si trasformò per molti in voglia d’azione, le tante umiliazioni patite in desiderio di riscatto. In quei venti mesi si affermò un sentimento nuovo, potente e due fronti opposti – il fascismo e l’antifascismo – si diedero battaglia. Ciò che accadde nella primavera del ’45 rappresentò il momento della rinascita. Nel corso degli anni abbiamo appreso dai protagonisti lo “spirito del tempo” di quell’epoca drammatica: la tragedia della dittatura fascista, la guerra, l’armistizio, l’occupazione tedesca e la Repubblica di Salò, le imprese coraggiose e spesso disperate della Resistenza fino all’arrivo degli alleati e alla Liberazione.
Mai come ora, nelle condizioni che stiamo vivendo, occorre riflettere sull’importanza dei sacrifici di tante donne e tanti uomini che non esitarono ad opporsi al regime fascista che stava distruggendo l’Italia. Ora c’è un’emergenza sanitaria imposta da un virus ma nel Paese, negli ultimi tempi, un altro virus non meno pericoloso serpeggia: quello dell’intolleranza, del negazionismo, dell’offesa nei confronti degli ebrei e della Resistenza. È un sintomo preoccupante e volgare di regressione. Più che mai ha valore l’ammonimento di Primo Levi: “tutti coloro che dimenticano il loro passato sono condannati a riviverlo”. Inquieta e preoccupa il riemergere dalle tenebre del passato di fantasmi, sentimenti d’odio, rigurgiti razzisti. Tutto ciò deve far riflettere su come i valori e gli insegnamenti della Resistenza siano più che mai attuali, spogliandoli da ogni tentazione retorica.
Le tante e diverse scelte compiute allora nello “scegliersi la parte” ci rendono consapevoli dell’importanza di ciò che accadde allora. Lo storico Giovanni De Luna nel suo “Fieri della Resistenza” ha scritto che perpetuarne il ricordo significa ritrovare la scintilla di allora in chi oggi mette in atto scelte altrettanto consapevoli, violando le regole del conformismo, del compiacimento, dell’allinearsi al verbo dell’uomo forte. Scegliersi la parte significa sfidare il male del silenzio e la sordità del potere, rompere la crosta di egoismi e interessi di parte. Significa contrastare l’indifferenza che, come diceva Gramsci, “è il peso morto della storia”.
In fondo, scegliersi la parte oggi equivale a cercare in ogni attività, ruolo o impegno con la maggior coerenza possibile con quei principi di giustizia e di uguaglianza, di tutela dei diritti e volontà di assolvere ai propri doveri che motivarono i “padri costituenti” della Repubblica democratica e antifascista.
Posted on: 2020/04/22, by : admin