50 anni di Regionalismo: Gigi Rivalta, l’architetto dell’ambiente

di Marco Travaglini|

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Nel 1970, le Regioni divennero una realtà. L’Italia dava così concretezza all’art. 114 della Costituzione che recita: “La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione”. La Porta di Vetro continua la sua galleria di immagini, personaggi e avvenimenti curata da Marco Travaglini, ex consigliere regionale. Quest’articolo è dedicato a Luigi, ricordato come Gigi, Rivalta, dirigente del Pci, consigliere regionale per cinque consiliare, assessore e vicepresidente di Giunta, morto nel 2013.
Diciannovesima puntata


È stato uno dei padri fondatori della Regione Piemonte, Luigi Rivalta, conosciuto da amici e compagni come “Gigi”. Nato il 2 ottobre del 1931 a Torino, architetto molto stimato per le sue qualità di competenza e di grande umanità, Rivalta fu consigliere per le prime cinque legislature, sempre eletto nel Parlamentino subalpino nelle liste del Pci, più volte assessore e vicepresidente della Giunta regionale. Un protagonista della vita politica piemontese che si distinse (così lo ricordò nell’aula di Palazzo Lascaris l’allora presidente dell’Assemblea Valerio Cattaneo dopo la sua morte, avvenuta a Torino il 6 novembre del 2013 all’ospedale Molinette) come “un esempio di coerenza e di impegno fondati sui valori della libertà e della solidarietà, nonché di grande professionalità e competenza esercitata con nobiltà d’intenti e con passione”.

Parole non rituali e di circostanza per un uomo che, a giudizio dei suoi compagni e anche di chi professava idee diverse dalle sue, “aveva dedicato la vita al partito comunista e al governo del territorio, battendosi contro il consumo del suolo e la salvaguardia dei parchi e delle residenze e regge sabaude”. Un ambientalista moderno, aperto culturalmente già a quei tempi ai grandi temi oggi di stringente attualità, impegnato a difendere il territorio, a strappare aree e terreni agricoli alla speculazione edilizia. Rivalta è stato assessore regionale alla Pianificazione, consigliere regionale e per nove anni assessore provinciale a Torino.
Su sua iniziativa venne istituito il Servizio geologico regionale, varato il Piano di edilizia residenziale; sua fu la definizione degli indirizzi sui piani regolatori per molti anni e l’istituzione dei parchi naturali regionali, vero fiore all’occhiello (ancora oggi) del Piemonte e dei piemontesi. Non una cosa semplice, ma la definizione puntuale di un complesso sistema di aree da salvaguardare attraverso azioni di pianificazione ambientale e naturalistica.

Fu anche, da presidente della prima commissione tecnica, uno dei mediatori sulla Tav con le amministrazioni locali, ragionando nel merito sull’importanza strategica di quest’opera per il futuro non solo della regione più a nord ovest, ma di tutto il paese. Da assessore provinciale, con presidente Mercedes Bresso, fu lui a varare il primo piano territoriale di coordinamento (Ptc), strumento fondamentale che sancisce i limiti entro i quali devono uniformarsi i piani regolatori. Chi scrive, giovanissimo cronista de l’Unità, lo conobbe nell’estate del 1978 quando si ritrovò a gestire – insieme a Sante Bajardi, alla struttura regionale e agli amministratori locali come l’indimenticato Albino Barazzetti – la terribile alluvione della Valle Vigezzo. Un’esperienza che, negli anni a venire, lo aiutò ad affrontare molte altre emergenze con determinazione, competenza, lungimiranza amministrativa, come nel caso dell’alluvione di Ivrea del 2000.

Così, riflettendo su quest’ultima vicenda, lo ricordò Paolo Foietta, ex commissario di governo della Torino-Lione, all’epoca direttore di un dipartimento della Provincia di Torino: “Gli telefonai per dirgli che stava succedendo l’ira di Dio. Lui rispose, “andiamo”. Arrivammo alle 5,30 del mattino a bordo della sua Y10 mentre la Dora allagava via Jervis. Aveva già settant’anni ma ricordo che lavorò tutto il giorno, prese informazioni, studiò piani per superare l’emergenza”. Rivalta dimostrò sempre una grande coerenza e una spiccata propensione al confronto aperto, alla verifica delle sue stesse convinzioni come quando, alla fine degli anni ’50 tornò da un viaggio in Unione Sovietica trovando la forza di ammettere che quel modello non sarebbe mai stato applicabile in Italia, attirandosi anche forti critiche dai suoi stessi compagni.

Antonio Saitta, presidente della Provincia di Torino dal 2004 al 2014, in una intervista ricordò così i lasciti di Rivalta sul territorio circostante il capoluogo regionale: “Il primo Piano territoriale della Provincia di Torino, i progetti per la messa in sicurezza del nodo idraulico di Ivrea, della Val Pellice e della zona di San Mauro, il progetto paesaggio per le valli olimpiche. Sono queste le principali eredità politiche e amministrative che Luigi Rivalta ha lasciato al territorio per il quale ha lavorato tutta la vita”. Non vi è da meravigliarsi se ancora oggi, a distanza di anni, c’è – e non sono pochi – chi ricorda con affetto e rimpianto l’integrità, l’impegno civile e le battaglie politiche di Luigi Rivalta che hanno segnato buona parte dell’attività amministrativa, durata quasi quarant’anni. Un’attività che volle caratterizzare con la costante passione per il territorio, finalizzata a costruire un sistema in grado di tutelare e valorizzare un patrimonio importante del Piemonte.

XIX puntata (continua)




Posted on: 2021/10/04, by :