Io e il virus: il libro (sparito) del ministro Speranza
di Mauro Nebiolo Vietti|
| In occasione della ripresa autunnale della pandemia, ci siamo si sono chiesti se il governo avesse previsto la crisi o, al contrario, se si fosse fatto trovare impreparato. Alcuni dubitavano, altri consideravano assurda la seconda ipotesi, ma poi, in un lampo, si è chiarito tutto grazie al ministro della salute Roberto Speranza.
È uscito il suo libro “Perché guariremo” con cui intendeva spiegare agli italiani gli sforzi, le strategie e le difficoltà per superare la crisi, il tutto connotato dalla lungimiranza di chi, salutando la dipartita del virus, si pone il problema di “un’eventuale” ripresa dell’infezione. Abbiamo usato l’imperfetto dell’indicativo perché in realtà il libro è diventato presto “fantasma”. Il suo editore l’ha ritirato precipitosamente dalle librerie, provocando una sorta di “giallo” editoriale. Interrogativi e rumors poi soddisfatti da alcune recensioni critiche, dinanzi al fatto non secondario che il virus era ritornato più prepotente che mai. Insomma, forse una pubblicazione fuori tempo e fuori luogo.
Ora proviamo a comparare il comportamento del ministro della salute (non della sanità, ma, se l’etimologia ha un senso, qui ci si riferisce a chi è onerato in via diretta ad occuparsi della salute degli italiani) con quello di un qualunque medico di base con cui abbiamo avuto a che fare in questi drammatici mesi. Quando siamo andati in vacanza essi ci avevano avvertiti del rischio di un aggravamento della pandemia in autunno ed anche la maggioranza degli italiani si è orientata su vacanze discrete all’insegna della prudenza, perché l’uomo comune aveva percepito i rischi di una recrudescenza stagionale. Tutta l’Italia, intendo quella ragionevole e matura, si è mossa guardinga, mentre altri, nutriti anche dal negazionismo di alcuni vip, si sono “esaltati” all’insegna del “tutto va ben, finalmente possiamo divertirci”. Nulla di nuovo sotto il sole: gli incoscienti e i superficiali esistono da sempre e siamo tutti consapevoli della necessità di impedire una loro influenza decisiva sugli eventi, quanto sull’opportunità di tentare di recuperarli ad un pensiero positivo, perché anche loro possano dare un contributo (minimo ovviamente).
Tutto questo ci riporta al ministro della salute, persona seria, preparata culturalmente, attenta a misurare parole e gesti, giovane, ma non inesperta. Almeno fino a ieri, fino alla pubblicazione del libro in cui si è reso protagonista della lotta (né conclusa, né vinta) contro il virus. Pubblicazione su cui non guastano più considerazioni di ordine politico. Una su tutte: abbiamo un ministro, ma non uno qualunque, che nel ritenere esaurita la curva pandemica, dà l’impressione (forse, al di là delle sue stesse intenzioni) di voler passare all’incasso dei dividendi del consenso in chiave di prospettiva elettorale. Ora, non è compito nostro indugiare sul giudizio morale, il lettore se ne farà uno personale. Ma ciò che stupisce è il silenzio in cui è caduta l’iniziativa di penna di Roberto Speranza all’interno della compagine governativa. Stupisce che nessun membro del governo si sia scomodato a suggerire almeno il discutibile tempismo, circostanza che lascia supporre che si tratti non di un governo collegiale, ma di un coacervo di ministri abituati ciascuno a fare per sé ed a leggere sui giornali ciò che hanno fatto i colleghi (come nel caso del libro del ministro Speranza). Inoltre l’episodio può alimentare il sospetto che il governo nel suo complesso non avesse previsto la recrudescenza della pandemia con l’effetto di trovarsi del tutto impreparato ad un fenomeno che invece la classe medica ed il buon senso avevano previsto. Morale: se l’errore (improvvido) del ministro Speranza si può considerare veniale, la svalutazione della carica virale da parte del consiglio dei ministri ha provocato effetti negativi severi.
Non escludiamo che al ministro Speranza si possano riconoscere alcune attenuanti. In primis, che il suo cerchio di consulenti non abbia valutato con equilibrio e distacco (indispensabile in questi frangenti) i pro e i contro della pubblicazione del libro, ma è anche vero che i consulenti è lo stesso ministro ad averli scelti; può darsi che il conflitto tra gli epidemiologi gli abbia confuso le idee, ma in questi casi è prudente prepararsi per l’ipotesi peggiore; può infine essere avvenuto che l’ego in libera uscita abbia subito l’impellente necessità di concretizzarsi in un libro. Ma quest’ultima ipotesi attiene alla sfera della personalità, e lo lasciamo ai professionisti del settore. Noi più modestamente ci limitiamo a ricordare la vittoria di Carlo Martello (nonno di Carlo Magno) a Poiters (ottobre 732 d.C.) che fermò (almeno momentaneamente) l’avanzata araba in Gallia. Senonché allora, diversamente da oggi, tra i cantori che celebrarono le gesta del vincitore non si annoverava Carlo Martello…
Posted on: 2020/11/10, by : admin
Ora proviamo a comparare il comportamento del ministro della salute (non della sanità, ma, se l’etimologia ha un senso, qui ci si riferisce a chi è onerato in via diretta ad occuparsi della salute degli italiani) con quello di un qualunque medico di base con cui abbiamo avuto a che fare in questi drammatici mesi. Quando siamo andati in vacanza essi ci avevano avvertiti del rischio di un aggravamento della pandemia in autunno ed anche la maggioranza degli italiani si è orientata su vacanze discrete all’insegna della prudenza, perché l’uomo comune aveva percepito i rischi di una recrudescenza stagionale. Tutta l’Italia, intendo quella ragionevole e matura, si è mossa guardinga, mentre altri, nutriti anche dal negazionismo di alcuni vip, si sono “esaltati” all’insegna del “tutto va ben, finalmente possiamo divertirci”. Nulla di nuovo sotto il sole: gli incoscienti e i superficiali esistono da sempre e siamo tutti consapevoli della necessità di impedire una loro influenza decisiva sugli eventi, quanto sull’opportunità di tentare di recuperarli ad un pensiero positivo, perché anche loro possano dare un contributo (minimo ovviamente).
Tutto questo ci riporta al ministro della salute, persona seria, preparata culturalmente, attenta a misurare parole e gesti, giovane, ma non inesperta. Almeno fino a ieri, fino alla pubblicazione del libro in cui si è reso protagonista della lotta (né conclusa, né vinta) contro il virus. Pubblicazione su cui non guastano più considerazioni di ordine politico. Una su tutte: abbiamo un ministro, ma non uno qualunque, che nel ritenere esaurita la curva pandemica, dà l’impressione (forse, al di là delle sue stesse intenzioni) di voler passare all’incasso dei dividendi del consenso in chiave di prospettiva elettorale. Ora, non è compito nostro indugiare sul giudizio morale, il lettore se ne farà uno personale. Ma ciò che stupisce è il silenzio in cui è caduta l’iniziativa di penna di Roberto Speranza all’interno della compagine governativa. Stupisce che nessun membro del governo si sia scomodato a suggerire almeno il discutibile tempismo, circostanza che lascia supporre che si tratti non di un governo collegiale, ma di un coacervo di ministri abituati ciascuno a fare per sé ed a leggere sui giornali ciò che hanno fatto i colleghi (come nel caso del libro del ministro Speranza). Inoltre l’episodio può alimentare il sospetto che il governo nel suo complesso non avesse previsto la recrudescenza della pandemia con l’effetto di trovarsi del tutto impreparato ad un fenomeno che invece la classe medica ed il buon senso avevano previsto. Morale: se l’errore (improvvido) del ministro Speranza si può considerare veniale, la svalutazione della carica virale da parte del consiglio dei ministri ha provocato effetti negativi severi.
Non escludiamo che al ministro Speranza si possano riconoscere alcune attenuanti. In primis, che il suo cerchio di consulenti non abbia valutato con equilibrio e distacco (indispensabile in questi frangenti) i pro e i contro della pubblicazione del libro, ma è anche vero che i consulenti è lo stesso ministro ad averli scelti; può darsi che il conflitto tra gli epidemiologi gli abbia confuso le idee, ma in questi casi è prudente prepararsi per l’ipotesi peggiore; può infine essere avvenuto che l’ego in libera uscita abbia subito l’impellente necessità di concretizzarsi in un libro. Ma quest’ultima ipotesi attiene alla sfera della personalità, e lo lasciamo ai professionisti del settore. Noi più modestamente ci limitiamo a ricordare la vittoria di Carlo Martello (nonno di Carlo Magno) a Poiters (ottobre 732 d.C.) che fermò (almeno momentaneamente) l’avanzata araba in Gallia. Senonché allora, diversamente da oggi, tra i cantori che celebrarono le gesta del vincitore non si annoverava Carlo Martello…
Posted on: 2020/11/10, by : admin