Un mistero di Natale al tempo del Covid

di Mercedes Bresso|

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Corre sul filo della memoria e dei ricordi a tratti dolorosi, che ci riporta ai mesi della Resistenza, della lotta partigiana in Piemonte, il racconto breve scritto per Natale da Mercedes Bresso. È un dono rivolto ai suoi amici che Mercedes Bresso ha esteso a tutti i lettori de La Porta di Vetro che La ringrazia per la collaborazione e per il sostegno che non sono mai venuti meno nei confronti sia della rivista cartacea, fin dal suo primo numero, sia dell’iniziativa on line decollata nella prima decade del gennaio scorso.



20 dicembre 2020


La Giulietta rossa si fermò davanti al cancello del condominio di villette a Levo, un piccolo abitato affacciato sul lago, sopra Stresa. Il professor Claude Muller scese e schiacciò il pulsante che corrispondeva al nome dei suoi amici: Molinari. Poco dopo il portale iniziò ad aprirsi. Tornò nell’auto e scese lentamente verso l’ultima villetta. Adorava quel luogo e quando lo avevano invitato a passare con loro le vacanze di Natale e Capodanno non aveva esitato ad accettare.

Quell’anno, purtroppo, a causa della pandemia di Covid19, il governo aveva annunciato che a partire dal 21 dicembre tutti gli spostamenti fra comuni, anche della stessa regione, e in particolare quelli verso le seconde case, sarebbero stati vietati. E così il professore aveva preparato rapidamente i bagagli e quel pomeriggio del 19 dicembre stava arrivando, in anticipo di qualche giorno. In macchina aveva il computer, con il quale avrebbe tenuto, via una piattaforma digitale, l’ultimo ricevimento degli studenti del suo corso e provveduto a tutto quello che non era riuscito a fare da casa.

Tanto, si era detto, date le restrizioni di movimento e la necessità di fare didattica a distanza, essere a casa o a Levo, non faceva nessuna differenza: gli studenti e gli altri interlocutori avrebbero comunque visto la sua faccia apparire sullo schermo, spesso piccolissimo, dei loro smart phone. Mentre posteggiava davanti alla casa per scaricare il bagaglio, si accorse che dei piccoli fiocchi bianchi cominciavano a deporsi sul parabrezza. Era la neve che, annunciata da alcuni giorni, cominciava a fare la sua apparizione.

Sarebbe stato un vero bianco Natale! Non aveva ancora avuto l’occasione di vedere qual luogo che tanto amava sotto la neve ed era tutto eccitato: visto che non si poteva uscire dal comune, che i ristoranti sarebbero stati chiusi dalle 18 e che la pista sul Mottarone non era ovviamente in funzione, che cosa c’era di meglio che delle battaglie a palle di neve davanti alla meravigliosa vista del lago e delle montagne in lontananza? E poi non pensava che sarebbe stato vietato passeggiare nella faggeta sopra le case, dove i sentieri erano abbastanza facili da percorrere anche con la neve. Per fortuna si era portato degli scarponi adatti, rifletté tutto eccitato.

Scese dall’auto, prese dal cofano una grossa valigia a rotelle e una altrettanto enorme sacca, si mise a tracolla la borsa con computer e tablet, poi tirò fuori ancora una borsa frigo piena di prodotti alimentari tipici del Piemonte che si era incaricato di acquistare a Torino e si avviò verso la villetta, dove intanto i suoi amici, Carlo e Mirna, erano apparsi sulla soglia. Il marito si precipitò ad aiutarlo e, insieme, trascinarono il bagaglio in casa e poi sulla scala che portava allo studio con terrazza, la stanza più bella della casa, fornita di un comodo divano-letto, dove Claude di solito dormiva quando i proprietari erano presenti.

Era venuto spesso anche in loro assenza, gli amici conoscevano la sua passione per quei luoghi e lo invitavano sempre ad utilizzarla quando gli faceva piacere. Erano solo le cinque ma la sera era ormai avanzata: pensò con piacere che fra due giorni ci sarebbe stata la notte più lunga dell’anno e che poi le giornate avrebbero ripreso ad allungarsi. Per lui era quasi come un preannuncio dell’estate lontana. Quando ebbe sistemato il bagaglio, gli abiti nell’armadio e il computer, i libri e il tablet sulla piccola scrivania, scese in soggiorno dove i suoi ospiti avevano preparato una tazza di tè. “Abbiamo una sorpresa per te, crediamo gradevole”

Carlo aveva un’aria sorniona: “Come ben sai quest’anno le cose che si possono fare sono ben poche, tutti gli spostamenti sono vietati, ristoranti e bar chiusi, nessuno spettacolo e neppure i fuochi di artificio sul lago, così abbiamo pensato di organizzarci qui in casa, noi tre, e di invitare una persona che conosci, speriamo ti faccia piacere rivederla. Anche lei dovrebbe arrivare stasera per evitare i divieti del periodo festivo. Abbiamo già fatto il grosso degli acquisti per le feste, così potremo organizzarci per divertirci qui, passeggiate, buoni piatti, vini ancora migliori, libri e chiaccherate. E, per Natale e Capodanno, avremo la compagnia dei nostri vicini, anche loro rifugiati qui, arrivano stasera. Sarà una sorta di cenacolo!”

Claude era divertito: “Faremo come i protagonisti del Decamerone, inventeremo delle storie da raccontarci?” “Proprio così, in fondo la situazione è molto simile, chiusi in casa a causa della pandemia..” Il professore tese le mani verso il fuoco che scoppiettava nel camino: “Un bellissimo programma, ma chi è la quarta protagonista di questo neo-Decameron?” Fu Mirna a rispondere, con un sorriso un po’ complice: “Ti ricordi di Giovanna, quella che era assessore a Orta e che ti ha aiutato nell’indagine su cui hai poi scritto – Il lato in ombra del lago -?” “Figurati, una ragazza incantevole!”

Claude pensò alla breve storia d’amore che aveva avuto con la giovane amministratrice, che all’epoca stava facendo una tesi di dottorato per la quale gli aveva chiesto una mano. Avevano condotto una bella indagine su un vecchio caso irrisolto e alla fine c’era pure stato un finale romantico. Poi Giovanna si era trasferita a Trieste, dove le avevano offerto un posto all’Università e lasciato l’incarico di assessore, lui era tornato a Torino e la loro storia era finita a poco a poco, senza che lo avessero veramente deciso.

Sorrise anche lui a Mirna: “Mi farà molto piacere rivederla, così mi farò raccontare la sua esperienza di insegnamento, ci teneva tanto!” “Benissimo, sta appunto arrivando dalla Venezia Giulia, passa a salutare i suoi a Orta e domani ci raggiunge. Come sai è l’ultimo giorno in cui ci si può spostare da un comune all’altro…” “Bene, allora da domani il cenacolo sarà al completo”. I tre amici si servirono un aperitivo e passarono a raccontarsi quello che avevano fatto negli ultimi mesi. A causa del Covid non si vedevano da molto tempo.

I suoi ospiti, entrambi professori universitari, lui geografo come Claude, lei esperta di diritto dell’Unione europea, avevano lavorato da remoto per tutto il periodo del confinamento, facendo lezioni e esami on line ed erano poi partiti per un lungo soggiorno in Sardegna, mentre il professore, che era in anno sabbatico, nel gennaio precedente si era imbarcato su una nave da crociera per fare un lungo giro del mondo. Ma il Covid lo aveva sorpreso a metà percorso e l’ultima parte del viaggio era stata senza scali e con un mistero da risolvere. Non si erano incontrati dalle feste dell’anno precedente ed erano felici di ritrovarsi. La magia della neve, del fuoco del camino e degli amici ritrovati resero la serata molto piacevole.

Quando il professore salì nella sua stanza, non si mise a letto, malgrado la stanchezza, per un lungo momento: il panorama dalla grande vetrata che dava sul lago era straordinario, con le isole borromee in primo piano e più lontano le luci di Verbania e le sagome scure delle montagne con le vette rischiarate dalla neve e il debole luccichio dei paesini abbarbicati sulle loro pendici. Rimase a lungo seduto alla scrivania collocata strategicamente davanti alla vetrata a guardare i fiocchi bianchi volteggiare nell’aria e posarsi sull’erba del giardino. Pensava a quei mesi che aveva passato a Orta, a Giovanna e alla loro breve storia e si chiedeva come fosse diventata nella sua nuova vita e che cosa avrebbe provato a rivederla. Concluse che gli faceva molto piacere riannodare quell’amicizia e si mise a letto pensando al soggiorno piacevole e originale che lo aspettava.

21 dicembre


Aveva dimenticato di chiudere la tenda e fu svegliato dal sole che sorgeva proprio di fronte alla sua finestra, dall’altra parte del lago, dietro le montagne del varesotto. La vista era incantevole: il giardino era sotto la neve e il paesaggio era trasformato dalla bianca coltre che copriva le isole, i paesi e le montagne. Un mondo incantato, si disse, un magnifico inizio per la sua vacanza. Quando scese trovò Mirna che stava preparando la colazione, mentre Carlo era già nel giardino sul retro, intento ad aprire con la pala un varco nella neve per permettere di raggiungere la strada condominiale. Prese anche lui una pala ed andò ad aiutarlo.

Avevano da poco finito di fare colazione e Claude stava annunciando che la sera avrebbe iniziato con il racconto dei delitti alla cui soluzione aveva partecipato durante il suo giro del mondo, quando suonò il citofono: era Giovanna che chiedeva aiuto. La strada era stata spalata ma non ancora quella interna al condominio, così le suggerirono di parcheggiarla e andarono tutti a prenderle i bagagli. Nel vedere la giovane donna sorridente, tutta avvolta in un piumino rosso, il cuore del professore fece un balzo. Si chinò a raccattare un trolley, rosso anch’esso, per nascondere l’emozione.

“Non posso abbracciarvi, devo mantenere la distanziazione sociale”, disse ridendo la nuova arrivata e si avviò verso la casa degli amici. Dopo l’inevitabile confusione degli arrivi, Giovanna fu finalmente sistemata nella sua camera, mentre il professore preparava un caffè per tutti. Quando risalì dal seminterrato dove era alloggiata, si sedette e iniziò a raccontare delle peripezie per arrivare dalla lontana Trieste, sempre con la preoccupazione di non conoscere qualche regola delle regioni che doveva attraversare: dopo il Friuli, il Veneto, l’Emilia e la Lombardia, tutte solo da poco rientrate in zona gialla, dove era permesso transitare fino a quella domenica.

“A un certo punto, mentre passavo dalla Cremona Piacenza, mi è venuto un dubbio: e se l’Emilia fosse finita in zona rossa, o arancione? E in tal caso potevo transitare? Ho dovuto chiamare un amico di Bologna e chiederglielo, perché le strade sono piene di polizia…Per fortuna tutto è andato bene e ieri sera sono arrivata a casa. Ho cenato con i miei genitori… ed eccomi qui!” concluse. “Benvenuta in questa magnifica reclusione”.

Carlo le raccontò come avevano organizzato la settimana e le spiegò che da quella sera, dopo la cena che sarebbe stata un po’ anticipata, a turno ognuno di loro avrebbe dovuto raccontare una storia, di preferenza con un mistero. Mirna aggiunse che le avrebbero registrate e chissà magari le avrebbero pubblicate! “Claude sarà il primo, questa sera con il mistero della sua crociera giro del mondo” concluse.

“Ah no! Vorrei cominciare io, se me lo permettete. -li interruppe la nuova arrivata- L’ultima volta che sono stata a casa, una vecchissima signora ha voluto incontrarmi, per chiedermi di aiutarla a risolvere un mistero che si porta dietro irrisolto da tantissimi anni. Aveva saputo che mi sono occupata di storia e geografia di queste valli e così ha pensato a me. Io le ho promesso di provarci ma, come vedrete, è una storia per la quale ho bisogno del vostro aiuto!” “Ti cedo volentieri il primo turno – la interruppe Claude- la mia può aspettare senza problemi” “Allora è deciso -vieni Giovanna, aiutami a fare un piano per i menu di questi giorni, così verifichiamo se abbiamo tutto il necessario. E poi ce ne andremo tutti a fare una passeggiata.”

Alla sera, finita la cena, il gruppo si dispose in salotto, davanti al fuoco del camino, con una buona bottiglia di grappa invecchiata portata dal professore. Mirna predispose il minuscolo registratore davanti alla poltrona di Giovanna e questa iniziò a raccontare: “Qualche tempo fa ho ricevuto una mail da una mia amica che mi chiedeva se fossi disponibile a incontrare una sua anziana prozia di Masera, che aveva bisogno di parlarmi. A causa del Covid era un po’ complicato per me andare da lei, sapete che è un comune sopra Domodossola. Così abbiamo organizzato con la nipote un appuntamento su Skype.

La signora ha circa 90 anni ma è lucidissima e si è subito impadronita della tecnologia, l’aveste vista come gestiva bene il nostro incontro in streaming. E mi ha raccontato la sua storia: si era nell’inverno del 1944, la liberazione era vicina la l’Italia era ancora divisa in due e la lotta partigiana che infuriava nelle valli ossolane. La giovane, Caterina Furla, aveva da tempo una relazione amorosa con un ragazzo del suo paese, che era anche lui, come tanti altri di queste zone, fuggito in montagna per non essere arruolato dalla repubblica di Salò.

Nel tardo pomeriggio del 24 dicembre, con le montagne cariche di neve, un gruppo di giovani scriteriati aveva deciso di tornare in paese per qualche ora per incontrare le famiglie e le fidanzate. Anche il suo era venuto a trovarla, dopo essere passato da casa a parlare con i genitori. Ed era arrivato da lei con un anello di famiglia e una proposta di matrimonio, ovviamente alla fine della guerra.

Avreste dovuto vedere i suoi occhi, come brillavano al ricordo di quella lontana vigilia di Natale, quando si erano scambiati la promessa e lei aveva ricevuto l’anello che mi fece ammirare sullo schermo del computer! Poi i partigiani erano partiti per ritornare sulle montagne ed erano caduti in una imboscata dei tedeschi, che avevano immaginato che qualcuno di loro sarebbe stato tentato di andare a trovare la famiglia in quel giorno speciale.

Alcuni erano stati catturati, altri erano riusciti a scappare. Ma, qualche giorno dopo, anche i fuggitivi erano stati catturati. La maggior parte di loro fu deportata in campi di concentramento, solo alcuni erano stati trattenuti come prigionieri ed erano poi stati salvati alla liberazione del nord Italia. Degli altri non si erano più avute notizie. Caterina aveva a lungo atteso il fidanzato ma questi non era mai più tornato. Alcuni anni dopo aveva accettato la proposta di matrimonio di un bravo giovane del posto ed aveva avuto figli e nipoti.

Da qualche anno era vedova e il ricordo di quel periodo ritornava sempre più spesso: si chiedeva se il suo amore di giovinezza fosse morto in un campo nazista o se si fosse salvato e fosse magari rimasto in qualche paesino polacco o della Germania est, magari bloccato dalla cortina di ferro. Segretamente, comprese Giovanna, continuava a sperare di avere sue notizie o almeno di sapere come e dove era morto. Era come se il passato fosse tornato a tormentarla, dopo una vita tutto sommato piena e felice. In conclusione -commentò la ricercatrice- lei si era impegnata a cercare di trovare delle informazioni su quel tragico episodio, per permettere alla vecchia signora di morire avendo conosciuto la sorte di quello che era stato il vero grande amore della sua vita.”

I tre ascoltatori erano turbati da quel racconto, che aveva evocato un periodo insieme glorioso e triste della zona in cui si trovavano. Dopo un momento di silenzio, Carlo fece una domanda: “Bella storia, Giovanna, ma non ha un finale. Come pensi di mantenere la promessa?” “E’ proprio per questo che ho chiesto di parlare per prima. La mia intenzione era di chiedere a Claude di aiutarmi a elucidare la questione. Forse con un po’ di ricerche potremmo trovare qualche notizia, sufficiente almeno a confortare la nostra Caterina.”

Mirna aveva l’aria scettica: “Ma cosa pensi di fare, in questa situazione in cui tra poco non si potrà neppure muoversi fra comuni limitrofi?” Claude, che era rimasto silenzioso e pensieroso, si sentì chiamato in causa. Dopo un po’ di esitazione, rispose: “E’ proprio una storia commovente e mi farebbe piacere fare qualcosa per questa signora. Forse un’idea l’avrei, domani potremmo sentire per telefono o in streaming il mio amico Aldo Travaglino, il giornalista di Verbania. Lui ha fatto molti studi sul periodo partigiano e conosce quasi tutti i pochi sopravvissuti. Potrebbe aiutarci a trovare qualche notizia, almeno quanto basta per farle passare un Natale sereno..” L’idea parve ottima a tutti e dopo una lunga discussione sui dettagli, tutto fu rimandato alla mattina seguente. (Continua…)




Posted on: 2020/12/21, by :