Un mistero di Natale al tempo del Covid – Parte II

di Mercedes Bresso|

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22 dicembre

I due investigatori presero l’impegno sul serio: Claude aveva installato il computer sulla scrivania della sua camera studio, attivato lo streaming e chiamato il giornalista, il cui volto apparve sullo schermo, sorridente. “Sono molto contento di vedervi, anche se solo on line, posso fare qualcosa per voi? Perché immagino che vi serva qualcosa, se avete ricostituito il pull di indagine.” Fu il professore a rispondere: “Ci hai subito beccati! E’ vero che, anche se ci fa un grande piacere incontrarti, abbiamo però un favore da chiederti. Vorremmo che tu facessi per noi una piccola ricerca su una persona scomparsa nel dicembre del 1944. Ti passerei Giovanna che ti darà tutti i dettagli, ma in sintesi vorremmo sapere se, dopo essere stato deportato, qualcuno ha avuto notizie di lui, perché non è mai tornato ma non è neppure stato dichiarato morto. La storia, vedrai, secondo me è un po’ strana, qualcuno potrebbe averli traditi.”

Gli passò l’amica che raccontò la vicenda della signora Caterina, dandogli il nome del suo fidanzato e quelli degli altri partigiani del gruppo che la donna era riuscita a ricordare. Poi Claude riprese la parola: “Vedi, Aldo, credo che qualcosa si dovrebbe trovare, sui giornali dell’epoca, a proposito di una azione tedesca la notte di Natale. Se riuscissi a sapere dove sono stati deportati, forse attraverso il Centro di documentazione di Verbania potremmo trovare delle notizie sulla loro sorte..” Il giornalista sembrava interessato: “Certo allora qualcuno deve avere scritto su questa storia, tra l’altro i nostri archivi sono stati tutti digitalizzati e anche quelli del Centro sulla Resistenza, ma come mai la vostra signora non è mai riuscita a sapere nulla?”

Fu Giovanna a rispondere: “In realtà penso che, quando la guerra finì c’era una grande confusione e se non arrivavano notizie alle famiglie i non congiunti potevano fare molto poco. E poi…la nostra Caterina si è trovata un nuovo amore e temo non ci abbia più pensato. Adesso che è vecchia e sola, bloccata in casa dal Covid, quella lontana vicenda deve esserle tornata alla memoria e la sta ossessionando. Si chiede se forse se non avesse troppo presto rinunciato ad avere notizie del fidanzato. Almeno questo è quello che mi è parso di intuire..” “Capito, vedo se riesco a trovare qualcosa e vi richiamo. A presto, buona vacanza!”

Il dado era stato tratto, adesso si trattava di aspettare e vedere se dagli archivi sarebbe venuto fuori qualcosa. Ma il professore non era ancora contento. Fece ancora un tentativo chiamando un collega dell’Università di Torino che aveva fatto molto lavoro sul periodo della resistenza. Gli spiegò la vicenda e la ragione del suo interesse e gli chiede se si fosse mai imbattuto in una storia di quel tipo, nei suoi studi. L’amico dimostrò interesse e disponibilità ma lo avvertì che gli accessi alla biblioteca erano rigorosamente contingentati e che occorreva indicare i testi che si volevano consultare e la ragione per cui li si richiedeva. In tal caso si poteva anche chiedere di farseli recapitare a casa. “Lasciami un po’ di tempo per rifletterci e guardare quello che ho qui in casa. Se riesco a trovare una traccia, allora posso chiedere alla biblioteca dell’Università. Mi farò vivo appena e se trovo qualcosa.”

Anche il secondo tentativo era stato fatto. Claude propose a Giovanna e agli amici di andare a fare una bella passeggiata e al ritorno di pensare al loro pranzo. Nel pomeriggio si sarebbe dedicato anche lui a qualche ricerca su internet. Nel pomeriggio i due investigatori si dedicarono a delle ricerche sul web, visitando diversi siti di documentazione sulla seconda guerra mondiale, alla ricerca di notizie sulla deportazione in Germania di partigiani dell’Ossola. Trovarono molte informazioni ma nessuna sembrava riguardare il periodo e la località che li interessava.

A un certo punto sul cellulare del professore comparve un messaggio di Travaglino che chiedeva di chiamarlo al più presto. Cosa che ovviamente Claude fece immediatamente, inserendo il viva voce perché anche Giovanna potesse sentire: “Buongiorno a entrambi. Volevo dirvi che forse ho qualcosa. Guardando i numeri del nostro giornale di quel periodo ho trovato un articolo che parla di quella azione tedesca la notte di Natale. Non c’è granché, dice solo che quel pomeriggio un gruppo di partigiani era sceso a Masera per un saluto alle famiglie. Che mentre ripartivano nella notte per tornare al loro rifugio, con abbondanti provviste alimentari, erano incappati in una pattuglia tedesca e due di loro erano stati catturati e torturati per farsi dire come trovare i loro compagni. Secondo l’articolo non avevano parlato. Nel testo si fanno anche i loro nomi di battaglia. Uno dei due si chiamava Lampo e credo di averlo trovato in altri articoli del periodo della Liberazione. Si racconta che lui e un altro partigiano, un certo Fulvio, sono stati liberati da una prigione tedesca. E qui viene il bello: sono sicuro di avere visto il nome di questo Fulvio da qualche parte, non so dire forse una celebrazione della resistenza, un libro, un articolo. Sto cercando e riflettendo: sono sicuro che troverò qualcosa..”

Il professore era eccitatissimo: “Magnifico, sei un grande! Io ho anche mobilitato un collega di Torino ma, per il momento, nulla da quella parte. Continuiamo a cercare, ci sentiamo domani. Ringraziamenti anche da Giovanna e a presto.” Chiuso il collegamento i due si guardarono: sentivano di essere vicini alla soluzione dell’enigma del passato. Fu Claude il primo a parlare: “Anche a me questo nome, Fulvio, dice qualcosa. Pensaci, non ti pare che nelle ricerche che avevamo fatto sul caso di Orta lo avessimo trovato da qualche parte?” “Ho anch’io la stessa sensazione ma non riesco a ricordare in che contesto… senti, fammici pensare e tu fa lo stesso. Magari ci verrà in mente all’improvviso..”

Ormai era l’ora dell’aperitivo: chiusero il computer e scesero a passare una piacevole serata con gli amici. Dopo la cena toccò al professore raccontare le avventure del suo giro intorno al mondo, funestato da delitti e dall’irrompere del Covid. Eppure, disse, l’ultima parte, un lungo viaggio in mare senza scali, era forse quella che lo aveva più affascinato. Poche cose sono belle come l’alba o il tramonto sul mare, raccontò agli amici. E intanto aveva anche risolto un caso e scritto un libro sui viaggi dei grandi esploratori del passato. Poi aggiunse, “conto anche di scrivere un giallo sulla incredibile vicenda che abbiamo vissuto. Ma questa è una storia per un’altra sera!” concluse sorridendo. (Continua…)




Posted on: 2020/12/22, by :