I test per il Coronavirus: approfondimenti e valutazioni organizzative (I)

di Giuseppina Viberti
e Emanuele Davide Ruffino |

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L’impiego massiccio, ma scarsamente programmato di risorse, doverosamente destinate a contrastare la pandemia del Coronavirus, ha fatto emergere, ancor più, la difficoltà del sistema a elaborare tempestivamente metodologie in grado di scindere il proficuo, dal ridondante. Nel rileggere la storia italiana, tale incapacità ha dato il là a palesi forme di spreco rilevate in scoop giornalistici o ad indagini della magistratura (penale, civile, contabile) a dir poco incresciosi. Cenerentola della situazione è l’analisi economica degli interventi intrapresi dove spesso si ci sofferma semplicemente su una mera rilevazione dei costi, soprassedendo ad un’accurata analisi degli effetti che questi hanno prodotto sulla funzionalità del sistema.

Sarebbe auspicabile arrivare presto a stabilire rapporti codificati e standardizzati tra le risorse impiegate e i benefici ottenuti nel contrastare la virulenza della Covid-19. Purtroppo manca ancora il secondo termine del rapporto (raggiungimento del risultato): ne consegue che, ad oggi, l’attenzione tende a concentrarsi sulle modalità di conteggio, ma anche su questo si nutrono parecchi dubbi, causa la frammentarietà delle rilevazioni e, soprattutto, per la scarsa e imprecisa codificazione dei metodi di calcolo.

La ricerca di razionalità nelle fasi emergenziali


Per cominciare a valutare gli effetti dell’impiego di risorse (e le capacità del management a perseguire progetti idonei ed efficaci) occorre quindi rifarsi a variabili proxi (cioè quelle variabili che vengono utilizzate al posto di altre difficilmente o non tempestivamente calcolabili che per semplicità e disponibilità non sono fruibili a tempo opportuno) e a parametri intermedi in grado di offrire un primo riscontro delle azioni intraprese. Nonostante l’evidenza dei benefici, come risulta dalle esperienze attuate in altri paesi dell’area OCSE, le analisi econometriche faticano ad affermarsi anche a causa delle probabili resistenze culturali, insite nell’amministrazione pubblica, ad adottare soluzioni ispirate al management e non al semplice rispetto burocratico dei provvedimenti. Eppure proprio la possibilità di disporre di un’infinità di dati resi facilmente disponibili tramite una rete di conoscenze condivise, oltre alle tecnologie degli acidi nuclei (DNA e RNA) e una riduzione del rischio imprenditoriale offerto dalla disponibilità degli ingenti fondi resisi disponibili, ha reso possibile la rapida individuazione dei vaccini, che si sono potuti sperimentare grazie alla pressoché infinità disponibilità di soggetti da reclutare negli studi. Rimane l’incognita della validità, nel tempo, di detti vaccini, ma anche in quest’ambito il supporto offerto dai test risulterà di fondamentale importanza.

Costi per esecuzione e analisi dei tamponi


Esaminando la gestione dei “tamponi”, è abbastanza agevole rilevare il costo unitario dei medesimi, dato dalla sommatoria del costo dei reagenti stessi, del personale necessario per l’esecuzione e delle spese, spesso tralasciate, per lo smaltimento di questi rifiuti pericolosi. Non si dimentichi che il processo inizia con l’accettazione della prestazione in un software regionale dedicato, l’esecuzione del tampone per la raccolta del materiale biologico, il trasferimento in laboratorio, l’esecuzione dell’esame in biologia molecolare in ambienti idonei, la validazione, refertazione e firma digitale, per concludersi con la consegna del referto o, meglio, la visione del risultato ottenuto nella piattaforma regionale da parte del richiedente. Se analizziamo gli screening di massa eseguiti con i cosiddetti “tamponi rapidi” antigenici, la situazione si complica in quanto, oltre ai costi per i reagenti e per il personale necessario all’esecuzione e per lo smaltimento dei rifiuti, è necessario porsi la domanda sull’utilità di questi test e di questi screening che sono per lo più su base volontaria. Il risultato positivo va sempre confermato con un tampone in biologia molecolare, l’adesione volontaria dei cittadini non consente di scrinare tutta la popolazione e quindi ci sarà sempre una percentuale di soggetti asintomatici che possono trasmettere il virus.

Glossario di riferimento


1. Test molecolare (RT-PCR), che evidenzia la presenza di materiale genetico (RNA) del virus. Viene eseguito su tampone rino-orofaringeo.
2. I test antigenici o rapidi per la ricerca del virus SARS-CoV-2 rivelano la presenza di antigeni (proteine) virali specifici. Viene eseguito su tampone rinofaringeo.
3. Test sierologico tradizionale o rapido, che evidenzia la presenza di anticorpi contro il virus IgG e/o IgM. I test sierologici sono qualitativi (risultato presente/assente) vengono eseguiti su prelievo venoso e/o sangue capillare. Attualmente hanno un’utilità epidemiologica e non diagnostica; stanno entrando in commercio test per IgG quantitativi che possono essere utili nel valutare la risposta immunitaria dopo la vaccinazione.

La raccomandazione UE 2020/1743 del 18/11/2020 della Commissione Europea suggerisce le caratteristiche che dovrebbero avere i test antigenici e il loro uso sulla base delle conoscenze finora acquisite. Ricordiamo sempre che il virus ha un periodo di incubazione e quindi il test sia molecolare che antigenico può rilasciare un risultato negativo che dopo 48 ore può essere positivo (ma l’ipotesi di effettuare tamponi obbligatori a tutti ogni giorno è oggettivamente impraticabile). Si può facilmente confrontare il numero di reagenti acquisiti con il numero di tamponi effettuati; molto più complesso, ma non impossibile, è calcolare il costo reale del tampone sommando tutti i vari costi descritti in precedenza (personale, strumentazione, smaltimento rifiuti, etc). Non dovrebbe poi essere impossibile attivare una correlazione statistica con l’affidabilità dei test (calcolati in base alla percentuale di falsi positivi e falsi negativi).




Posted on: 2021/01/05, by :