Quei “personaggi austeri”, ma originali

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Con questa recensione del libro di Marco Travaglini, ex consigliere regionale, uno dei collaboratori più impegnati e prolifici de La Porta di Vetro, portiamo a conclusione l’attenzione sui Cento anni della nascita del Pci, che ha visto nei giorni scorsi ospitare scritti1 di Marco Albeltaro e Stefano Marengo.

S’intitola “Voi personaggi austeri, militanti severi…” e volutamente richiama il testo dell’Avvelenata, una delle più note canzoni di Francesco Guccini: è il libro scritto da Marco Travaglini, edito dalla Casa editrice torinese Impremix con la prefazione dell’ex ministro Livia Turco. In ventisei racconti lungo le 128 pagine del libro il giornalista e ex-dirigente della sinistra piemontese, nato sul lago Maggiore, torinese d’adozione, ha raccolto le “storie dei compagni che sapevano ridere (anche di se stessi)”. Quasi tutte le storie del libro si svolgono in Piemonte tra l’Ossola, le terre delle risaie e il biellese, i laghi Maggiore e d’Orta, con qualche puntata sulla sponda “magra” del Verbano, in Lombardia.
Dalle lotte operaie dell’acciaieria Cobianchi alle cene elettorali a base di polenta e coniglio in Valle Strona, dalle avventure di un comunista omegnese nella “bassa” vercellese a caccia dei voti dei monarchici al tempo della “Legge truffa” alla strana bandiera che sventolò sulle “Settimane musicali” di Stresa, dalle feste de l’Unità alle forme più originali per esprimere il dissenso. Insomma, tante storie che, seppur romanzate, hanno un fondo di verità e testimoniano l’umanità di un mondo che, all’ombra della stessa bandiera, hanno contribuito a fare la storia del PCI. Livia Turco, già ministro e autorevole esponente di quello che un tempo fu il Pci di Berlinguer e nella segreteria nazionale con Alessandro Natta, oggi presidente della Fondazione “Nilde Iotti”, nella sua prefazione scrive: “Personaggi austeri, militanti severi” ci consente di fare un tuffo in una storia bellissima, di incontrare la comunità dei comunisti italiani. Per raccontarla sceglie il modo più autentico ed efficace. Racconta le persone in carne ed ossa, i loro contesti di vita, la loro quotidiana normalità… Questa umanità generosa avrebbe dovuto molto di più entrare nella narrazione e nella rappresentazione dell’Italia… Sono convinta che l’idea e la pratica della politica raccontata in queste pagine sia non solo moderna, ma necessaria… In questa nostra società, in questo nostro tempo, ciò che alimenta le passioni tristi è la solitudine, la fragilità delle relazioni umane. C’è bisogno di comunità e di compagnia”.



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