L’ora di Draghi? No, è l’ora dei Draghi

di Menandro|

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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rotto gli indugi e ha fatto ciò che avrebbero dovuto fare i leader dei partiti della coalizione al potere, se non fossero o vittima di uno smisurato narcisismo (Conte e Renzi) o di una “timidezza” che mal si concilia con il proprio ruolo (Zingaretti). Così il pater familias Mattarella ha radunato i suoi figli e dopo aver ascoltato e accolto Renzi come nel Vangelo con la parabola del figliol prodigo, ha spiegato Urbi et orbi che è l’ora dei Draghi, cioè dei più bravi, che andranno presi per mano dal migliore (almeno da curriculum). Uno, Mario Draghi, che si presume e spera che non sia né cieco, né sordo, come invece rischiava di caratterizzarsi il governo Conte ter, dopo che il primo era diventato palesemente cieco per non saper leggere ciò che gli facevano firmare il gatto e la volpe (senza offesa per Collodi) Di Maio e Salvini, e il secondo diventato palesemente sordo nel rigettare gli inviti del buon senso a passare la mano.

Adesso è l’ora di Mario Draghi. Ma con lui, l’orologio deve segnare anche l’ora di una pattuglia di autentici draghi, gente che sa e che sa di sapere, perché i problemi, e il presidente Mattarella nel suo discorso al Quirinale li ha elencato uno per uno, non sono più rinviabili nella loro drammaticità. A settembre, al limite, per non intasare le azioni del governo a causa della pandemia, si potranno tuttalpiù rimandare le elezioni amministrative delle città. Nient’altro. Quindi, tutti coloro chiamati “Drago”, come nella mitica canzone di Giorgio Gaber, sono pregati di presentarsi al raduno per salvare l’Italia. È la loro ora.




Posted on: 2021/02/03, by :