Storia della sanità, capitolo XXIX: a Bisanzio le prime “lozioni” contro la caduta dei capelli

di Emanuele Davide Ruffino
e Germana Zollesi |

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Facendo propri gli aspetti decadenti dell’Impero romano, anche sulle rive del Bosforo, notevole attenzione fu attribuita alle cure dermatologiche, peraltro già citate e trattate nel Corpus Hippocraticum e, più in generale, alle cure estetiche della persona, tant’è che risulta difficile demarcare una linea di separazione tra le due discipline. Sicuramente quando riuscirono a definire e a curare malattie quali l’alopecia, l’herpes, la lebbra, ridurre le cicatrici e le vitiligine siamo nel campo della medicina, quando si parla di forfora, di coloritura della pelle, dell’eliminazione delle rughe e dei peli superflui, siamo nel campo della cosmesi, ma entrambe le attività aiutarono a migliorare le conoscenze sul corpo umano.

Per curiosità, si può ricordare come proprio a Bisanzio si potesse trovare un miracoloso intruglio per fermare la caduta dei capelli ed addirittura s’individuò un composto a base di cera di candela, catrame e colla che spalmato con una cannula metallica surriscaldata permetteva di riattaccare i capelli. Nonostante i dolori provocati, la pratica ottenne un certo successo: sicuramente meno dolorose erano i preparati per contrastare la caduta progressiva dei capelli. Trattasi essenzialmente di preparati a base di sostanze vegetali e animali: erbe (polytrichon), di ladano (una resina aromatica del cisto cretese, già conosciuta da Teofrasto e ingrediente necessario della mirra fino ai nostri giorni), vino, aceto, miele, olio di mirto e ogni qualcosa si riuscisse a vendere a chi aveva paura di diventare calvo.

Si usava anche lo sterco di capra o di topo per preparare impacchi da appoggiare sulla cute dopo il bagno. Chi riusciva a procurarsi una porzione a base di bile di toro, stomaco essiccato di lepre o di grasso di orso, sicuramente poteva ritornare a vantare una fluida chioma! Se ci si accontentava solo di rendere più vaporosi i capelli era sufficiente, secondo quanto riferisce Paolo di Egina, predisporre un preparato di foglie di fico, corteccia di vite bianca selvatica, pietra pomice, gesso e gusci di conchiglia, il tutto fatto cuocere in forno dentro una pentola sigillata con la creta. Il contenuto veniva poi sbriciolato con aggiunta di schiuma di nitrato di sodio e sciolto con succo d’acini d’uva acerba.

Il termine bizantinismo sicuramente non è da attribuire alla mania delle cure estetiche, però quando si ricorda l’esistenza di uno specifico trattato, “Per l’abbellimento delle sopracciglia”, il sospetto che anche i medici del Bosforo abbiano contribuito a giustificare l’appellativo è più che legittimo. Per curiosità, si riteneva che i migliori rimedi per sopracciglia non aggraziate erano i fiori di finocchio (nigella sativa) mischiati con terra d’Armenia o con pietra polverizzata ricavata da una montagna chiamata Baganana.

Non è il caso di approfondire l’analisi sull’efficacia di questi rimedi, mentre qualche risultato concreto fu ottenuto dagli studi sulle tinture: composti a base di ruta (già in uso presso i conciatori) di foglie di acacia, di bacche di cipresso, di allume, di fiori di rame, di limatura di ferro, di estratto da mallo di noci, di bacche di quercia e di vino scuro, permettevano almeno per brevi periodi di ridare un colore un po’ più scuro. Il perché poi tali misture dovessero essere cosparse con l’urina di un adolescente… è più complesso da spiegare.

Qualche risultato però tutti questi rimedi dovevano pur procurarlo, se un giovane di vent’anni s’innamorò dell’imperatrice Zoe Porfirogeneta (XI secolo A.D.) con cui convolò a nozze. La regina era ormai ultracinquantenne ed era alle terze nozze. Di certo, l’imperatrice fece predisporre a palazzo un vero e proprio laboratorio definito “myrepseion” con decine di addetti, cui devono aggiungersi le ragazze e i medici personali impegnati nel rendere o almeno far sembrare giovane l’imperatrice. Potere della cosmesi o fascino (e soldi) dell’imperatrice?

L’attenzione, quasi isterica, alla bellezza estetica sembra quasi contrastare con uno Stato religioso, dove i monaci dettavano le regole morali e comportamentali della società bizantina. Il successo della cosmesi o della medicina estetica è da ricercarsi nel livello di ricchezza raggiunta dalla popolazione: appena le condizioni lo permettono, in qualsiasi civiltà, la possibilità di migliorare il proprio aspetto fisico, diventa un business di primissimo rilievo.

Dall’Antico Egitto, passando per la civiltà greco-romana e richiamando anche l’arte di truccare il corpo sviluppatasi in molte civiltà precolombiane, l’uomo si è sempre angustiato nel cercare di modificare il suo aspetto, usando letteralmente di tutto. Bisanzio, se si escludono i tempi moderni, è stato sicuramente un apice di questa tendenza tant’è che si può sicuramente affermare che mentre i musulmani stavano già abbattendo le mura di Costantinopoli, non solo si continuava a dibattere sul sesso degli angeli, ma in molti, uomini e donne, continuavano ad incipriarsi.




Posted on: 2021/03/03, by :