Un libro per voi: “Cronaca di un eccidio, Ceretto 1944”

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A metà dicembre del 1943, per stroncare la crescente formazione di bande di resistenti nelle valli cuneesi, il Comando tedesco 1020 programmava “dieci azioni di guerra”. Le realizzava fra il 29 dicembre (Frabosa Sottana) e il 12-13 gennaio 1944 (Valgrana), quindi ne valutava il risultato: 242 “nemici” uccisi, 300 case bruciate o distrutte. Si trattava di dieci eccidi (contando una volta sola le incursioni compiute dalla medesima formazione nello stesso ciclo di rastrellamenti in più comuni confinanti). Sangue e dolore dunque nella provincia Granda, la prima ad insorgere contro gli invasori nazisti all’indomani dell’8 Settembre, che Livio Berardo* racconta nel suo ultimo libro “Cronaca di un eccidio, Ceretto 5 gennaio 1944.

Nelle pagine Berardo compone un dramma guerra che colpisce soprattutto per la sua efferatezza. Non l’unica subita dalle popolazioni civili ed inermi durante la Resistenza ad opera dell’esercito tedesco. Al pari di stragi famose, da Boves a Marzabotto a Sant’Anna di Stazzema, anche a Ceretto infatti va in scena soltanto il desiderio di vendetta nazifascista che si distilla attraverso il terrore. Alla base dei rastrellamenti non vi sono esigenze o ragioni strategiche o tattiche: a cavallo tra fine 1943 e inizio 1944, la zona non registra presenze di nuclei partigiani organizzati e il gruppo di sbandati che si aggira tra i boschi non è neppure riconosciuto da alcun Comitato di liberazione.

Eppure, su Ceretto si abbatte il pugno di ferro degli oppressori: in cui poche ore vennero trucidati nelle loro case o al lavoro nei campi 27 civili. Era il 10 per cento degli abitanti della frazione posta a cavallo fra Busca e Costigliole, il 20 per cento della popolazione maschile in età lavorativa. Fu un colpo esiziale per una comunità contadina che ha impiegato poi anni per uscire dal dolore delle perdite umane e dalla miseria provocata dal rogo delle abitazioni, degli attrezzi.

Johannes Steinhoff
Il confronto fra i documenti conservati negli archivi comunali con quelli ricavabili dal Bundesarchiv di Friburgo e Coblenza e con gli Atti del processo contro Corrado Falletti e altri (Corte d’assise straordinaria di Genova) consente di individuare le unità tedesche che condussero l’azione, come pure i corpi o squadre di fascisti della Repubblica sociale che vi diedero un rilevante contributo. Questi erano SS italiane del capitano Tullio Traverso, il grosso delle compagnie germaniche apparteneva invece al 77° Jagdgeschwader della Luftwaffe. Dislocato fra gli aeroporti di Levaldigi, Lagnasco e Airasca il 77° Jagdgeschwader era comandato dal commodoro Johannes Steinhoff.
Questi, nel dopoguerra, sarà uno dei principali collaboratori di Adenuaer nel riarmo della Germania federale. Raggiungerà addirittura il comando supremo dell’aviazione della NATO. Dunque le vittime, le vedove, gli orfani, le comunità di Busca e Costigliole non hanno dopo la Liberazione trovato giustizia né in Italia né in Germania. Il libro cerca di ridare loro un risarcimento di verità storica.

* Livio Berardo (Verzuolo, 1947) è stato ricercatore di storia antica e docente di lettere classiche nei licei. Amministratore provinciale e comunale nel saluzzese e a Bra, ha ricoperto la carica di presidente dell’Istituto storico della Resistenza di Cuneo dal 2002 al 2015. Ha pubblicato saggi e volumi sulla lotta di liberazione, sul movimento operaio, sulla società contemporanea in provincia. Nel 1995 ha vinto il Premio Acqui storia-Targa D. Lajolo con il libro Le «loro» prigioni. Detenuti politici nel carcere di Fossano 1922-1945.




Posted on: 2021/03/31, by :