La battaglia contro la Superlega europea passa dalla riforma di Uefa e Fifa

di Mirko Ferretti |

|

Ho conosciuto e vissuto quel calcio detto “popolare” o “proletario” dagli anni Cinquanta fino ai primi anni del Terzo millennio con più ruoli: calciatore, allenatore, osservatore. Oltre mezzo secolo di vita all’interno dello sport più bello del mondo. Dopodiché viene da domandarsi con il disincanto che contraddistingue i “vecchi”, se lo è ancora, così bello. E se appassiona ancora, se fa sognare, se crea il desiderio di emulazione nei giovani, e tanto altro ancora quando si calca il campo da gioco o ci si siede sulle tribune dello stadio. Romanticismo a parte, quello che è scaturito dall’incontro di 12 club europei supervincenti, tra cui Juventus, Inter e Milan, mi appare come un deciso braccio di ferro per spostare il potere dai centri istituzionali della Fifa e Uefa a quello privato. Non certo in nome di sani principi sportivi, ma più per il raggiungimento di obiettivi economici. L’élite calcistica si muove al richiamo del profumo dei soldi. Uefa e Fifa, però, ad onor del vero, non è che si siano mosse per strade diverse… Non sono certo dame di San Vincenzo!

In questo scontro senza precedenti, tuttavia, credo che ciò che prema alla maggioranza degli sportivi e tifosi è il destino del calcio popolare. In sostanza, qual è la parte che direttamente o indirettamente la Superlega ipotizza di riservare agli altri club? Domanda non retorica, perché nella loro orbita potrebbero finire anche le società tedesche – Bayern Monaco in primis – con cui si chiuderebbe il cerchio del gotha calcistico europeo. A quel punto, il pallone sarebbe gonfio al massimo per pochi, mentre gli altri finirebbero in una dimensione comunque di seconda fascia sia a livello di spettacolo, sia a livello economico. Rimane non secondario la gestione dei vivai. Chi li finanzierà? I grandi club creeranno società satellite (che già esistono e sono sempre esistite) oppure si limiteranno ad attingere i talenti (a prezzi stratosferici) da altri continenti, se non le due cose insieme? Il calcio dei ricchi non ha ancora vinto, d’accordo. A patto però che Uefa e Fifa ripensino se stesse se non vogliono essere travolte dai loro stessi egoismi che, non dimentichiamolo, in tempi recenti e non ha conosciuto scandali e corruzione.




Posted on: 2021/04/19, by :