L’inferno afghano e l’inazione dell’Unione Europea

di Stefano Rossi|

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I recenti sviluppi della crisi afgana hanno spinto analisti e politici europei1 a rimettere sul tavolo della discussione il tema della autonomia strategica dell’Unione Europea. La principale ragione è che in uno scenario disgregato e imprevedibile, con l’ormai compiuto ritiro degli americani, l’Europa si trova di nuovo inerme di fronte alle sfide e alle minacce che si sviluppano in Medio Oriente.

Stiamo vivendo un mutamento profondo rispetto a quanto avvenuto dal Secondo dopoguerra a oggi, ossia quel lungo periodo in cui l’Europa è rimasta sotto la “tutela” degli Stati Uniti, demandando all’alleato americano la responsabilità sulle scelte strategiche e operative dell’Occidente nel mondo. Questo periodo sembra ormai essere giunto al termine, ed è una chiusura annunciata ormai da più di un decennio, a cui tuttavia l’Europa non arriva pronta.

Fino a ieri gli Stati Uniti hanno esercitato un predominio strategico pressoché totale, arrivando addirittura a scavalcare la NATO (e ovviamente le Nazioni Unite) quando le circostanze lo hanno richiesto. Ne è un esempio proprio l’inizio della guerra in Afghanistan, quando poche settimane dopo gli attacchi alle Torri Gemelle gli F-14 Tomcat dell’US Air Force cominciarono a bombardare obiettivi talebani in modo unilaterale. D’altra parte, la totale sproporzione tra la potenza militare americana e quella europea, tuttora divisa in eserciti nazionali, è un dato di fatto che legittima più di ogni altra cosa la subordinazione dei partner europei rispetto all’autonomia americana.

In questi termini, i numeri delle missioni occidentali in Afghanistan non lasciano spazio a dubbi, da qualsiasi prospettiva si guardino: per fare solo pochi esempi, il contingente americano ha raggiunto al suo picco le 100.000 unità, contro le circa 30.000 unità di tutti gli altri (oltre 30) alleati messi insieme. La spesa sostenuta dai taxpayer americani per l’intervento in Afghanistan nel complesso è stata stimata in oltre 2000 miliardi di dollari, contro i 30 miliardi britannici, 19 miliardi tedeschi e appena 9 italiani. Dei circa 100.000 afghani portati in salvo, oltre 80.000 sono stati evacuati dagli americani, meno di 20.000 da tutti gli altri contingenti messi insieme (4.000 dall’Italia).

Davanti a questi numeri, all’Unione Europea resta una grande frustrazione per non disporre degli strumenti necessari per intervenire oggi – come forse vorrebbe – nella crisi, a tutela dei diritti umani e in particolare dei diritti delle donne, che in questa fase gli americani hanno deciso di mettere in secondo piano rispetto alla forte volontà di concludere una guerra che è stata un fallimento sotto numerosi punti di vista. E può anche sembrare confortante, da europei, fare grandi ragionamenti sul fallimento americano, ma il primo dato da considerare è che l’Europa non ha avuto nemmeno la forza di dare impulso a una soluzione alternativa. Questo non significa che l’Europa dovrebbe avere un esercito per proseguire da sola la guerra contro i talebani, ma che dovrebbe averlo per poter realizzare qualsiasi iniziativa efficace in Centro Asia e Medio Oriente (sia pure, come taluni sostengono, l’apertura di un dialogo con il regime talebano).

All’enorme problema dei diritti umani, se ne aggiungono oggi altri altrettanto gravi: uno fra tutti, il ritorno del terrorismo. L’attentato dell’ISIS all’aeroporto di Kabul, tristemente annunciato dall’intelligence americana e apparentemente ostile al regime talebano, potrebbe segnare il ritorno dell’ISIS in Medio Oriente, e di conseguenza anche nella vicina Europa.

L’instabilità dello scenario mediorientale, il risorgere dell’ISIS, le violazioni su vasta scala dei diritti umani negli emirati arabi, il ritiro americano: i presupposti per iniziare a costruire – e non solo a discutere – una vera autonomia strategica europea, sono presenti e chiedono una risposta immediata e urgente. I governi europei saranno in grado di mettersi d’accordo e costruire finalmente una difesa e una politica estera europea? Se non lo faranno, abbiano almeno la decenza di non mostrare indignazione per le crudeltà dei talebani.

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1Mercedes Bresso, “Gli europei si aspettano dall’Europa uno scatto d’orgoglio in https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2021/08/model_-mb.pdf




Posted on: 2021/08/27, by :