Il Mappamondo, appunti di viaggio: l’Indonesia, isole di vulcani

a cura di Pierfranco Viano|

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Dire ho visitato l’Indonesia non vuole dire niente perché la Repubblica d’Indonesia è composta da migliaia di isole, è il più grande Stato arcipelago del mondo con più di 275 milioni di abitanti, il quarto paese più popoloso al mondo dopo la Cina, l’India, e Stati Uniti ed il più popoloso paese al mondo a maggioranza musulmana anche se qui l’Islam è più temperato di altri paesi musulmani. Meglio dire allora sono stato in Indonesia ed ho visitato…

Negli anni Settanta, quando si parlava di Indonesia molto era focalizzato sull’Isola di Bali, unica isola indonesiana a maggioranza induista. Bali è cambiata molto nel tempo mantenendo ancora il suo fascino, ma in questa rubrica vorrei parlare di altre isole e luoghi che rendono questo paese unico. Purtroppo nel 2002 un attacco di estremisti islamici causò la morte ed il ferimento di centinaia di persone, quasi tutte straniere, in un locale a Kuta Beach molto frequentato soprattutto da australiani per la vicinanza al Continente e per essere meta preferita dei loro viaggi di nozze. Quest’anno purtroppo l’isola non aprirà ai turisti causa Covid-19 che sta mettendo a dura prova il paese intero. Le frontiere terrestri del paese sono con la Malesia nell’isola del Borneo, con Papua Nuova Guinea e con Timor Est nell’isola di Timor. Altri paesi limitrofi sono Singapore, Filippine, Brunei, Australia e India (isole Andamane e Nicobare).

Alla scoperta di Giava e e dei templi di Yogyakarta

La capitale è Jakarta nell’isola di Giava ed è in quest’isola che abbiamo la città di Yogyakarta conosciuta come il centro della cultura giavanese ed è da qui che partiamo alla scoperta di siti unici al mondo. Non lontano da Yogyakarta si visita il famoso tempio-montagna del IX sec. d.C. il Borobodur. E’ il più grande monumento buddista al mondo interamente costruito in pietra e recentemente restaurato dall’Unesco. Monumento buddista Mahayana ha una base di 123 per123 metri ed un’altezza di 35. Poggia su colossali blocchi di pietra e le sue pareti sono ricoperte da migliaia di bassorilievi con storie riguardanti Buddha e almeno 504 statue dedicate a quest’ultimo.
Borobodur
L’edificio ha una linea quadrata e divisa in gradini e appare come una montagna. Richiese la manodopera di di circa 10 mila persone per tre quarti di secolo. E’ stato oggetto di alcuni attentati di fondamentalisti e nel 2006 è sopravvissuto ad un terremoto di magnitudo 6.2 che ha colpito la zona. Descriverlo però non è pari al viverlo. Lo si visita in 2 ore tra spiegazioni e foto. Certo si può rimanere quanto si vuole se si viaggia da soli, ma in gruppo bisogna rispettare i tempi per potere completare il programma.

A Yogyakarta si visitano il Palazzo Reale, il mercato degli uccelli e si possono acquistare bellissimi batik. Sempre sull’isola di Giava lasciato Yogyakarta si possono visitare due siti archeologici incredibili. Il primo è il complesso di templi di Prambanan, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. L’altro è un complesso di templi induisti che si estende per chilometri costruito all’incirca nell’850 d.C. Anche questo sito è stato dichiarato patrimonio dell’Umanità nel 1991.
Prambanan
Tra i numerosi templi, tre sono i più famosi, dedicati a Brahma, Vishnu e Shiva. I templi in pietra, rimaneggiati, sono straordinari per le loro dimensioni, per i bassorilievi con storie del Ramayana (poema epico induista)- Occorrono almeno 2 ore di visita per godersi il sito. Sull’isola di Giava da non perdere sono i templi di Candi Cetoh e Candi Sukuh. situati a circa 900 mt. sul livello de mare, alle pendici del vulcano Lawu (3265m), considerato sacro dai javanesi. Panorama mozzafiato . Costruiti prima della diffusione dell’Islam , sono ritenuti i templi induisti più antichi di Java e combinano elementi dello shivaismo e del culto della fertilità con chiari riferimenti a simboli sessuali maschili e femminili e numerose immagini erotiche.

Nella regione popolo Toraja

L’Indonesia è un Paese ricco di vulcani ed il Bromo (nella foto in alto) è probabilmente il più importate e visitato. Il nome deriva dalla provincia giavanese di Brahma. Normalmente si sale con jeep percorrendo un’unica strada stretta e questo comporta ritardi e ingorghi e alzataccia nella notte per arrivare al belvedere da dove la fatica viene ricompensata con il nascere del sole che bagna con i suoi raggi il vulcano. Si scende ripercorrendo la stessa strada per arrivare sino dove possono posteggiare le jeep. Poi a piedi o a cavallo su terreno sabbioso si arriva ad una scala di legno che porta fino alla sommità della caldera. Emozione unica! Lasciamo l’isola di Giava e andiamo nell’isola Sulawesi atterrando a Makassar centro principale delle Sulawesi del Sud. Da qui si procede in pullmino attraversando gli altopiani centrali per arrivare a Rantepao nella regione Tana Toraja dei Toraja. I Toraja sono un popolo autoctono che benché cristianizzato mantiene rituali e culti animisti. Questo è veramente un posto unico al mondo perché per i Toraja tutta la vita si svolge per potere dare un degno funerale al defunto.

Tau-tau
Per il popolo la morte non è la fine della vita, ma solo l’inizio di un viaggio verso il mondo delle anime e nel momento in cui una persona viene a mancare non viene considerato come trapassato ma solo addormentato, sospeso tra due mondi. Nella tradizione Toraja possono passare mesi addirittura anni prima di arrivare al rito funebre. Questo perché il rituale è molto elaborato e comporta dei costi considerevoli, ma anche perché é necessario che tutti i familiari abbiano metabolizzato il trapasso della persona cara e siano pronti a lasciarla andare. E poi bisogna considerare i costi del funerale che prevede il sacrificio di bufali simbolo di prestigio, maiali. Ecco quindi che il defunto viene mummificato con formalina e portato nella casa natale. Durante questo periodo la mummia viene tenuta in casa come se fosse ancora in vita: ben vestita, le si offrono cibo, sigarette. Una volta che tutti i familiari sono d’accordo a separarsi dal defunto e trovate le risorse economiche necessarie, si può procedere a celebrare il rituale che a seconda della classe sociale del defunto può durare diversi giorni. Come avevo accennato si sacrificano bufali, maiali che serviranno al suo sostentamento. Molta della carne degli animali sacrificati viene offerta ad amici e familiari presenti alla celebrazione.

Ho assistito direttamente con i gruppi che ho accompagnato a queste celebrazioni. Normalmente gli ospiti sono fatti accomodare in una zona che appartiene a qualche familiare e bisogna portare offerte sigarette, biscotti. La bara in cui viene deposta la mummia è lavorata con cura e decorata con stoffe pregiate nonché con beni preziosi appartenuti al defunto e anche oggetti che usava quotidianamente, compresi alcolici e sigarette. Una volta chiusa la cassa viene riposta in una grotta scavata nella parete rocciosa e davanti alla grotta viene posto un manichino di legno intagliato con le fattezze del morto, chiamato Tau Tau, la cui posizione è rivolta al villaggio, come se continuasse a vegliare su di esso e in particolare sui propri cari, come mi ha raccontato la mia guida Toraja. Esiste anche una particolare usanza per i bambini morti: quelli molto piccoli vengono collocati all’interno di tronchi di alberi vivi, un solo tronco può ospitare fino a 10 bambini e l’albero continuerà a vivere custodendoli. Siamo stati vicino ad uno di questi alberi e nel silenzio assoluto, con il vento che spostava le foglie, devo dire che ho trovato commovente il momento.

Nelle giornate di soggiorno in terra Toraja si vedono le pareti rocciose, I Tau Tau, le grotte e le case tradizionali, da fuori, le Tong-konan con il tetto rialzato all’estremità. Esiste una celebrazione a cui non ho assistito, ma che la guida ci ha spiegato che si registra ogni tre anni con la riesumazione della mummia. Si svolge verso la fine di agosto e permette alle persone di rivisitare i propri cari. I corpi mummificati vengono rimossi dalle bare e vengono puliti e rivestiti con abiti nuovi. La morte viene intesa non come triste e paurosa e l’esumazione delle mummie è un modo per collegarsi alla morte e, in qualche modo trascenderla.
Non posso chiudere questo articolo senza ricordare il dramma del popolo indonesiano con la presa del potere del generale Suharto che nel 1967 operò un colpo di stato detronizzando il primo presidente dell’Indonesia (dal 1945) Sukarno. Fino al 1998 il regime dittatoriale di Suharto, che non esitò ad appropriarsi delle ricchezze del Paese, si caratterizzò per la violenza repressione contro gli avversari politici e contro la classe dei contadini. Fu uno sterminio: si calcola che almeno 3 milioni di indonesiani, sospettati di simpatie comuniste, furono uccisi dai militari.

Libro consigliato: Viaggio nella nazione improbabile di Elisabeth Pisani 2015 add editore

Film: The look of silence di Joshua Openheimer 2014. Una candidatura ai Premi Oscar. Premiato al Festival di Venezia 2014.




Posted on: 2021/09/09, by :