Il G8 di Genova a teatro: c’è ancora un dannato bisogno di parlare e capire

di Daniele Viotti|

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Devo confessare che mi sono approcciato a uno spettacolo sul G8 di Genova dicendomi: ma uno che la pensa come me sui fatti di vent’anni fa, sulla “macelleria messicana” della caserma Diaz, sulla morte di Carlo Giuliani, uno che ha i miei stessi ricordi, quasi la mia età, che ha vissuto Genova come l’ho vissuta io, che probabilmente avrà letto le stesse cose che ho letto io, insomma uno come me che cosa avrà ancora da dirmi di nuovo su quelle maledette giornate? Ancora. Mi sono chiesto entrando a teatro: ma ha senso che vado a vedere uno spettacolo che non può dirmi niente di nuovo di quel che dico, scrivo, ascolto da vent’anni a questa parte? Sono entrato con questo spirito e sono uscito con le lacrime sul volto e i pugni chiusi in tasca.

Al Teatro Ivo Chiesa di Genova fino a mercoledì 27 ottobre è di scena “Change le monde. Trouve la guerre” per la regia di Thea Dellavalle nell’ambito del Progetto “G8 Project 2021”. Lo spettacolo scritto dal belga Fabrice Murgia, a dispetto di quel che pensavo prima di entrare in sala, non solo è importante ma necessario. Soprattutto a noi che avevamo vent’anni o poco più allora e quasi cinquanta ora. Il testo prova – e ci riesce in pieno – ad aprire le contraddizioni della nostra generazione, ci costringe a un esercizio di memoria collettiva, ci pone duramente di fronte alla nostra velleitaria coscienza di allora e alla nostra falsa coscienza attuale.

Il ritmo sincopato della regia e dell’interpretazione di Irene Petris, Emanuele Righi e Alice Torriani, l’enorme e continuo video di Daniele Salaris, vero quarto attore protagonista sul palco, i suoni di Gup Alcaro, elemento portante della narrazione, ingigantiscono il senso e la portata del testo che ti costringe a fare quei conti che non abbiamo mai fatto con le nostre velleità di allora e l’imborghesimento dell’oggi.

C’è ancora bisogno di parlare di Genova, un dannato bisogno.




Posted on: 2021/10/20, by :