Un libro per voi: “Il calcio visto da dentro” di Mirko Ferretti

di Vice|

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Amilcare “Mirko” Ferretti è un innamorato passionale del calcio. Partire da questo assunto è fondamentale per apprezzarne la personalità e l’estrema energia con cui sa rinnovare parole e pensieri nei dialoghi sul calcio.

(Dalla prefazione de “Il calcio visto da dentro”)


Calcio e politica sono gli elementi con cui Mirko Ferretti, alessandrino, classe 1935, va nozze grazie ad una memoria ad dire poco enciclopedica, lucida e ordinata. Da un nome di un calciatore o un allenatore è in grado di costruire il racconto di un’epoca, di una società, di una squadra con una visione d’insieme che sorprende. Con queste premesse, non deve stupire se in questi anni Ferretti abbia coltivato da autodidatta l’impegno di mettere nero su bianco di sistemare con pazienza certosina e continuità i suoi ricordi e gli aneddoti di una carriera che si è snodata per mezzo secolo come calciatore, allenatore, osservatore. Un impegno che alcuni anni fa ha visto la luce in pagine biografiche1 e che oggi si ritrova nel libro “Il calcio visto da dentro”, sottotitolo “Alla ricerca della pepita d’oro: il calcio giovanile e l’universo dei campioni” (arabAFenice edizioni), scritto a quattro mani con il giornalista Alessandrio Trisoglio.
A destra Ferretti, capitano del Torino
Tosto mediano a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta con Como, Catania, Fiorentina e Torino, nei due decenni successivi Ferretti ha conosciuto angoli provinciali dove le soddisfazioni si sono alternate alle delusioni, fino ad intercettare la luce smagliante dei riflettori sulla panchina del Toro, “secondo” di Gigi Radice, con cui ha condiviso la scoperta di altre città e squadre. E nel libro, quel passato c’è tutto, insieme al desiderio di far apprezzare al lettore anche il calcio giovanile, il calcio di base, un “mondo povero” in cui meno di “uno su mille”, decisamente meno di uno su mille, ce la fa. Il perché è più che noto agli addetti ai lavori: la selezione nel calcio non passa soltanto dal talento, dalla dedizione, dall’ambizione, dell’ispirazione di un allenatore o di un presidente, ma deve accettare di fare i conti anche con l’imprevedibilità del gioco come della vita. Un talento può anche non sbocciare, la dedizione potrebbe non essere sufficiente, l’ambizione è un diavolo in corpo che può tradire, l’ispirazione è come un sogno che all’alba muore, però… se rimane salda la convinzione che il calcio è un gioco nello spirito e nella condivisione, allora talento, dedizione, ambizione, ispirazione plasmati possono diventare una miscela vincente.

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1Alessandra Demichelis e Michele Ruggiero, Una vita da secondo, storia di Mirko Ferretti, l’allenatore nell’ombra, arabAFenice




Posted on: 2021/10/28, by :