Europa indecisa ed il virus ne approfitta

di Emanuele Davide Ruffino
e Giuseppina Viberti|

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La pandemia ancorché non ancora conclusa, evidenza sempre più la difficoltà del sistema a prendere decisioni, anche quelle ritenute idonee dalla stragrande maggioranza della popolazione. L’Europa, con la voce della presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, non fa eccezione: riconosce l’importanza di estendere l’obbligatorietà, però si dichiara incompetente sulla questione, rinviando il tutto ai singoli Paesi.

Necessaria una politica anti pandemica comunitaria

“Giochi senza frontiere”, una trasmissione televisiva di grande successo del passato, invitava, nella sua semplicità, ad immaginare una forma ludica con valori talmente aggreganti tali da superare i confini delle singole nazioni. E in effetti, molto è stato fatto dalla seconda metà del Novecento ad oggi: dogane e frontiere sono soltanto un ricordo, che però la pandemia rischia di ricreare. Non c’è alternativa: o si dà vita a una politica sanitaria comune che crei condizioni simili e tutele sovrapponibili, oppure le diversità obbligheranno prima o poi a ricreare dei cordoni sanitari, l’equivalente di moderne frontiere.

In questo contesto, la Commissione Europea e i 705 eurodeputati, non hanno preso alcuna decisione, forse per paura di perdere consenso, non rendendosi conto che proprio questo immobilismo decisionale solleva dubbi sulla validità del sistema comunitario. All’opposto, la logica manageriale vorrebbe un sincronismo tra “competenze, conoscenze e potere”, mentre la diffusione della pandemia vorrebbe che le decisioni fossero assunte a livello comunitario mettendo insieme tutte le esperienze e le informazioni disponibili.

Libertà di movimento, ma con regole chiare

Il trattato di Schengen doveva eliminare progressivamente i controlli alle frontiere interne e introdurre la libertà di circolazione per tutti i cittadini dei paesi firmatari. Il bellissimo progetto, però, meriterebbe di definire in caso di pandemia anche le modalità di tutela, proprio per salvaguardarne il principio. Invece, un farmaco che ognuno di noi può acquistare in qualche parte del Vecchio continente, e portare in Italia senza dovere rendere conto a nessuna barriera doganale, deve essere autorizzato dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e dalla corrispondente agenzia nazionale (per l’Italia l’AIFA). Si è mai pensato che cosa accadrebbe se i pareri delle due agenzie fossero divergenti? Con molto probabilità, l’acquirente incorrerebbe in un reato. Per non parlare di chi dovrebbe evidenziare gli effetti collaterali e le controindicazioni.

Se Europa unita deve essere, occorre che le decisioni di interesse generali siano prese da chi a livello politico rappresenta gli interessi dei cittadini. In altre parole, il Parlamento europeo e le istituzioni connesse. Ma fino ad oggi è andata diversamente e il coordinamento della pandemia ha mostrato una debolezza strutturale dell’Unione Europa che dovrà essere superata per assicurare in un futuro prossimo, un reale contrasto a tutte le varianti di Covid-19, che inevitabilmente si presenteranno.

Con Omicron sono caduti anche gli ultimi alibi

Finché l’Europa continuerà a dispensare finanziamenti a buon mercato (ma non gratis e le prossime generazioni si accorgeranno del peso delle decisioni assunte) il problema coverà sotto le ceneri, ma quando i benefit comunitari presenteranno una battuta di arresto, allora il problema si manifesterà in tutta la sua gravità. Ci si accorgerà che mentre si discuteva su chi doveva prendere le decisioni, chi doveva effettuare i controlli o che tipo di green pass adottare, chi e come deve calcolare gli indici di contagio… il virus scorge davanti a sé praterie illimitate e ne approfitta.

Lo testimoniano i fatti di questi giorni: un dato anomalo in Sudafrica e le nostre economie vanno in crisi senza che la Unione Europea riesca a organizzare una risposta comune ed efficace. Quella dell’Europa però non è una scelta, ma l’unica possibilità per continuare ad organizzare una società in grado di razionalizzare il suo comportamento, se non si vuole tornare ai ponti levatoi del Medioevo.




Posted on: 2021/12/04, by :