Il boom al rovescio di nascite tra Papa Francesco e ragioni della società

di Chiara Laura Riccardo |

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Il Pontefice pochi giorni fa, nella prima udienza generale del 2022 nell’Aula Paolo VI, è tornato a parlare dell’inverno demografico italiano affermando che “tante coppie non hanno figli perché non vogliono, o ne hanno uno e non di più” ma hanno invece “cani e gatti che occupano il posto dei figli”. E ancora che “questo negare la maternità e la paternità vi diminuisce, ci toglie umanità, la civiltà diviene più vecchia e senza umanità perché si perde la ricchezza della paternità e della maternità. La paternità e la maternità sono la pienezza della vita di una persona”.

Le parole di Papa Francesco, hanno sollevato numerose polemiche e non è affatto piaciuto l’aut aut fra avere dei figli o degli animali, nonostante il discorso fosse anche accompagnato da una richiesta alle istituzioni di semplificazione dell’iter necessario alle adozioni. Questa volta la provenienza delle critiche è stata molteplice, le parole del Papa hanno fatto arrabbiare non solo chi da sempre tiene il dito puntato contro la Chiesa, ma anche giovani donne e uomini, single, in coppia, sposati con o senza figli (e con o senza animali domestici).

Lapalissiana certamente, è la crisi demografica in Italia, da tempo sotto gli occhi di tutti. Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad un calo di circa un quarto delle nascite (erano più di un milione nel 1964, 576.000 nel 2008, 404.892 nel 2020). E possiamo già dire che anche nel 2021, da poco conclusosi, il calo delle nascite è proseguito (nei primi 9 mesi del 2021 le nascite in Italia sono state 12.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2020). L’Istat, in uno dei suoi ultimi report, ci riporta che oggi le coppie con figli costituiscono il 32% delle famiglie totali e che nel 2040 queste passeranno al 24%. Inoltre la “tipologia familiare” di donne che vivono sole andrà a costituire il 23% delle famiglie totali entro il 2040 (partendo dall’attuale 19%).

Se ampliamo lo sguardo ai paesi dell’Occidente, osserviamo come tutto sembra congiurare contro la natalità soprattutto in Italia, che occupa i primi posti della classifica con il calo più consistente, mentre, nei Paesi con sistemi di welfare avanzati, la diminuzione delle nascite è sempre molto più contenuta oppure non si registra affatto. Ed ecco dunque che, non si può non considerare il fatto che, molteplici possono essere le cause e le motivazioni che portano una coppia a non avere figli.

Ci potremmo addentrare in tematiche di ordine medico, psicologico, sociologico o politico in una Italia dove la natalità non ha mai avuto la centralità che merita nelle scelte delle istituzioni. Salvo il periodo storico del totalitarismo di marca fascista con le donne ridotte a semplici “fattrici” per donare figli da inquadrare tra gli “8 milioni di baionette”.

Le parole di Papa Francesco oggi stupiscono e indignano alcuni uditori, ma il suo pensiero su questo tema è ben noto. Basti leggere la sua Enciclica “Laudato sì” del 2015 dove afferma che chi si sposa e non fa figli passerà “la vecchiaia in solitudine, con l’amarezza della cattiva solitudine” o basti ascoltare i suoi discorsi alle coppie di sposi in Vaticano a cui dice che “a Gesù non piacciono i matrimoni sterili per scelta, che non vogliono i figli. Così tu puoi andare a conoscere il mondo, in vacanza, puoi avere una villa in campagna e tu stai tranquillo…”.

Secondo il principio dell’accettazione incondizionata e dell’accoglienza, però, bisogna ricordarsi sempre che esistono coppie e anche single che non possono avere figli, che non possono adottarli o che hanno numerosissime difficoltà di vario tipo (di salute, economiche, abitative, ecc…). E questo non può generare, in una società già abbastanza permeata da pensieri e politiche divisive, un nuovo mondo diviso fra “i bravi” che decidono di diventare genitori e “gli egoisti” perché senza figli.

Non esiste alcun dovere di maternità o paternità. Il tema della genitorialità è molto delicato e oggi si innesta in una società che, per molti anni, ha avuto una visione riduzionistica della donna nel solo ruolo di madre e “votata” principalmente all’avere figli a prescindere dalle proprie ambizioni e caratteristiche personali.

Essere genitori significa esercitare una “funzione genitoriale” le cui necessarie abilità per esercitarla, in termini di prendersi cura dell’altro (ben diverso dal prenderci cura di noi stessi), non vengono date dalla natura a tutti indistintamente solo per il fatto di essere donne (e di conseguenza madri) o uomini (e di conseguenza padri).

Fino a qualche anno fa, sui giornali, si leggeva che i nuovi nati delle nostre città erano per lo più di origine straniera ma, come ci riporta oggi l’Istat nel suo report sulla “Natalità e fecondità della popolazione residente”, dal 2012 al 2020, sono diminuiti anche i nati con almeno un genitore straniero e i nati da genitori entrambi stranieri (quasi 19 mila in meno) che comunque costituiscono il 22% del totale dei nati.

A questo aggiungiamo anche che nel 2020, sono in condizione di povertà assoluta circa due milioni di famiglie e l’incidenza di povertà è più elevata tra le famiglie con un maggior numero di componenti (la situazione più critica riguarda le famiglie con più di un figlio minore: l’incidenza passa infatti dal 9,3% delle famiglie con un solo figlio minore al 22,7% di quelle che ne hanno tre o più).

Oggi gli aspetti culturali, il contesto sociale, i timori per il futuro e, non ultima, la pandemia da Covid-19, portano i giovani a riflettere di più e a ponderare la scelta di avere dei figli. Se non si avvertono le condizioni necessarie per la sicurezza e la stabilità, le coppie preferiscono attendere momenti più favorevoli e, laddove questi non si verifichino, il desiderio di avere dei figli viene sacrificato o il progetto rinviato nel tempo.

Se a tutto questo aggiungiamo poi che le ricerche degli ultimi trent’anni rivelano che l’arrivo dei figli spesso deteriora la relazione di coppia e che, nella nostra attuale società, le coppie senza figli risultano essere le più soddisfatte, gli interrogativi su che cosa stia davvero succedendo alle nuove generazioni sorgono spontanei e numerosi.

Tante le scelte difficili quotidiane da compiere, tanti, forse troppi, i ruoli nei quali dover essere all’altezza e dare il meglio in questa società basata sulla performance, troppo il senso di instabilità, diversi i tempi individuali di ognuno di noi e sacrosanto il diritto di realizzarsi nel mondo e scegliere consapevolmente di non volere figli. Guardiamoci intorno e ricordiamoci di tutto questo quando pensiamo che le giovani coppie siano diventate meno umane, più egoiste e dedite più alla cura degli animali che al progettare la nascita di un figlio.




Posted on: 2022/01/08, by :