Ucraina, situazione da brivido: Putin opta per la deterrenza nucleare

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Si alza in un modo che fa tremare i polsi il livello di scontro sul fronte ucraino. Il presidente russo Vladimir Putinha ordinato al ministro della Difesa di trasferire le forze di deterrenza dell’Armata rossa in una modalità speciale di servizio di combattimento. In altri termini, dietro il linguaggio burocratico, significa che la Russia è in stato di allerta nucleare. E non si tratta di uno dei tanti film di Hollywood, in cui vediamo personaggi e comprimari discutere attorno all’innalzamento di DEFCON, l’acronimo che indica la locuzione inglese “DEFense readiness CONdition”, in italiano “condizione di prontezza difensiva”. È tutto pericolosamente reale.

Con l’asticella posta ancora più in alto da Putin, l’Ucraina resiste sotto il martellamento di missili e bombardamenti, non cede neppure alla disinformazione avversaria, secondo cui vi era da parte del presidente Zelesky la disponibilità ad accettare la mediazione della Bielorussia. Notizia sconfessata dall’entourage della presidenza ucraina. Intanto, a Kiev, dove sono stati distribuiti 18 mila fucili d’assalto, si registra un episodio che sta facendo il giro del mondo sul web, di cui mostriamo in basso alcune immagini: l’esecuzione a freddo a colpo di fucile di un giovane da parte di due civili armati.

Il rischio di un incendio in Europa è incombente. Guai a sottovalutare l’effetto di trascinamento degli eventi. La Nato potrebbe rispondere con una mobilitazione in quantità e qualità superiori per adeguarla alla forza deterrente decisa da Mosca. A quel punto, si entrerebbe in una spirale di guerra governata non più dalla ragione, ma dalla forza della debolezza. Forza della debolezza: un ossimoro per indicare che Putin e i suoi generali, in un paese martellato dalla propaganda nazionalista, con un’opposizione schiacciata dalla polizia, se messo all’angolo e senza una via d’uscita porterebbe la Russia e il mondo sulla strada della distruzione. Putin va fermato e isolato, costretto a negoziare. Se la sua strategia era di arrivare al tavolo della pace da una posizione di forza, tocca ora all’Europa spiazzarlo, prenderlo in contropiede e mettere i primi mattoncini diplomatici per devitalizzare la sua prepotenza militare in nome della pace mondiale. Ma non lo si può umiliare. Putin non è Saddam Hussein e la Russia non è l’Irak. In alternativa, dietro l’angolo c’è la catastrofe.




Posted on: 2022/02/27, by :