Il mese della Resistenza: lo sciopero del 18 aprile 1945

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Lo sciopero arrivò preparato da una serie di riunioni tra partigiani, sappisti, cellule di fabbrica antifasciste, dirigenti locali dei partiti del CLNAI (Comitato di liberazione nazionale alta Italia). Non era uno sciopero per testare la reazione nazifascista: era lo sciopero, quello pre-insurrezionale. Nella notte tra il 17 e il 18 aprile, Torino si ritrovò tappezzata di manifesti che annunciavano la protesta.

Al mattino si bloccano le grandi fabbriche; si bloccano i treni e la circolazione tranviaria, con i guidatori che invitano i presenti ad abbandonare le vetture per dare voce allo sciopero “contro la fame e il terrore”; scuole e Università sono vuote. L’attività produttiva è paralizzata. Ora è la città a mettere al bando i nazifascisti. Che però non sono colti del tutto impreparati. Spie e collaborazionisti hanno anticipato che la tensione sociale è destinata a sfociare nella protesta e al mattino le fabbriche Fiat sono presidiate da reparti tedeschi.

Ma le notizie che provengono dal fronte descrivano gli occupanti nazisti ormai incapaci di resistere alla spallata imminente sulla linea Gotica: il 9 aprile, la Wermacht e le quattro divisioni della Rsi si sono ritrovate in netta inferiorità per mezzi e uomini dinanzi all’offensiva di primavera decisa dagli alleati, cui contribuiscono i gruppi di combattimento dell’Esercito italiano, “Legnano”, “Folgore”, “Cremona” e “Friuli”. Il 17 aprile, le linee tedesche sono sfondate e la via Emilia si apre alla liberazione. Nel giorno dello sciopero generale, i nazifascisti sono prossimi al collasso.

Torino ha incrociato le braccia, come racconta l’imprenditore Carlo Chevallard, nel suo diario di guerra: “alle 9,30 cominciano a circolare le prime notizie di scioperi in Borgo S. Paolo: nel giro di neppure mezz’ora tutte le industrie sono ferme. Camion di repubblicani cominciano a percorrere le strade: nella zona dove abbiamo l’ufficio si sente qualche sparo (sapremo poi che sono degli alpini che sparano in aria). Panico generale: chiusura dei portoni, negozi, fuggi fuggi generale. Però dopo un po’, visto che tutto è tranquillo, la vita riprende il suo ritmo”.

Dalle fabbriche gli operai escono in corteo e di strada in strada raccolgono cittadini, donne e uomini che si uniscono alla manifestazione, pur consapevoli del grave rischio che corrono. Lo sciopero nel quartiere operaio di Borgo San Paolo, di cui Chavallard ha notizia, è così descritto in un suo libro da Giorgio Amendola, rappresentante del Pci nel Cln regionale:
Quando sono arrivato all’angolo di corso Racconigi col corso Peschiera ho visto avanzare su quest’ultimo corso il grande corteo. In testa venivano le donne, con bandiere tricolori e cartelloni molto ben fatti (uno era rivolto ai fascisti, diceva di non sparare e di arrendersi). Tutto il corso, nella sua lunghezza, era occupato dal corteo, e questo era assai lungo. Il corteo procedeva lentamente, dalle finestre applaudivano. Il corteo era inquadrato da un servizio di ordine, giovani in bicicletta, ed era preceduto da staffette. Le donne invitavano quelli che erano sui marciapiedi a unirsi al corteo.

Lo sciopero del 18 aprile è riuscito. La prova generale per cacciare fascisti e nazisti ha rassicurato il Cln. L’insurrezione è vicina.

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Il ricordo del Beato Girotti in https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/04/docs_model.pdf
Condove, il ricordo dei Martiri del Gravio in https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/04/docs_model-copia.pdf
Quel 13 aprile 1945 del generale Clark in https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/04/docs_resistenza.pdf




Posted on: 2022/04/17, by :