Il fascino ritrovato: “Les rencontres de la photographie”/1

di Tiziana Bonomo|

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Dopo un anno di sospensione, con l’annullamento dell’edizione 2020, si è aperta il 4 luglio la 52esima edizione del Festival fotografico “Les Rencontres d’Arles“. Domenica scorsa si è conclusa la settimana inaugurale di Les Rencontres d’Arles (4 luglio – 25 settembre 2022), il più importante festival europeo dedicato alla fotografia. Dal 2 al 7 luglio, la cittadina della Camargue è stata animata da proiezioni, performance, talk, portfolio review, inaugurazioni di mostre e un pubblico record di circa 19 mila visitatori. Il festival, con l’allestimento di 40 mostre, fondato nel 1970 dal fotografo Lucien Clergue, dallo scrittore Michel Tournier1 e dallo storico Jean-Maurice Rouquette2, è stato per anni un momento d’incontro per addetti ai lavori. Tiziana Bonomo ha seguito l’apertura del festival che racconta per noi in prima persona. Sono emozioni e note diaristiche di una viaggiatrice che ama la fotografia, distillate in tre puntate.

L’arrivo ad Arles è sempre emozionante. Per chi ama, lavora, guarda, scopre la fotografia il festival “Les Rencontres de la Photographie” è il mare dove veleggiare spinti dal profumo del vento. Sono tornata ad Arles dopo circa quattro anni di assenza ancora nel mezzo di una pandemia che ha contagiato il mondo e con il peso della tragedia ucraina che sta soffocando lentamente la nostra Europa.

La direzione di Christoph Wiesner

Alcune cose sono cambiate. In particolare, il festival ha un nuovo direttore ed è Christoph Wiesner (ex direttore artistico di Paris Photo e profondo conoscitore del mercato dell’arte) che lo dirige con la sua vice Aurélie de Lanlay. Inoltre, è stata aperta la torre della Luma Foundation, all’interno di un complesso artistico concepito e finanziato dalla mecenate e filantropa svizzera Maja Hoffmann con la ormai famosa torre avanguardistica progettata da Frank Gehry.

Torre Luma Foundation
Un progetto tentacolare che riflette nell’arte e nella cultura una delle grandi passioni nella quale crede la Francia e dedica risorse cospicue dentro le quali Arles per la fotografia rimane sicuramente il festival europeo più importante e un riferimento mondiale per avere il polso della creazione contemporanea, della sperimentazione e della pratica fotografica. Pur tuttavia sono diminuiti gli investimenti pubblici, compensati dal budget di oltre 7 milioni di euro l’anno coperto da sponsor e dalla vendita di biglietti e merchandising.

Sottolineo, in questa sorta di premessa, che è stato proprio – nel 2001 – François Hébel, all’epoca direttore della celebre agenzia Magnum Photos (1987-2001), a traghettare la manifestazione da appuntamento locale a evento di richiamo internazionale con il pubblico che passa, sotto i suoi 13 anni di direzione, da 9.000 a 100.000 visitatori. Questo connubio favorevole termina nel 2014 quando Hébel – oggi direttore della Fondazione Henri Cartier Bresson – si dimette, sembra, per protestare contro la svendita di Parc Des Ateliers acquisito da Maja Hoffmann.

La guerra in Ucraina, un tabù?

Negli anni passati il festival era caratterizzato da un tema esplicito come per esempio “Un monde sous tension”, “Magnum”, “Street”, “La choix de Christian Lacroix”.
Al contrario, quest’anno non ha reso esplicito un argomento, ma è dichiaratamente aperto a mostrare grandi temi, oserei dire di moda, un po’ “bnbc” (bon chic bon genre) sul femminismo, la storia post-coloniale, l’ecologia, mantenendo una linea di continuità rispetto alla precedente direzione di Sam Stourdzé. Inoltre Wiesner riprende da Stourdzé, il concetto di “resistenza della fotografia” che – come affermato dall’ex direttore – “si alza, si oppone, denuncia [… ] re-incanta”. Nel mezzo di tanti temi, però, rimane il senso di un vuoto per l’assenza di una sezione dedicata alla guerra in Ucraina. Forse, il dramma nel cuore dell’Europa non “re-incanta…” Fortunatamente l’agenzia Myop nel cortile dell’Archevêché – l’agora della fotografia – ha deciso di presentare tra i “lavori in corso” alcune immagini di loro fotoreporter che sono appena stati in Ucraina tra cui anche l’intenso reportage della bravissima e giovane Chloe Sharrock. Lei bravissima anche con le parole che meritano di essere citate per la cautela e sensibilità che esprime su come usare la fotografia per trasferire l’orrore e mantenere il rispetto verso le persone:
“Mi viene in mente Delacroix con il suo “Massacro di Scio” […].3 Si vede in basso il corpo di una donna. Lei è pallida. Sotto un drappo che la copre pudicamente, immaginiamo un pugno chiuso che si aggrappa al tessuto. Questa donna, morta […] Ho sempre preso la mia ispirazione fotografica dalle tele dei grandi maestri, ampiamente discussi durante i miei studi sulla Storia dell’Arte. Ma in Ucraina, di fronte alla violenza dei cadaveri, ho preso coscienza che questa volta le mie foto non potevano trarre le stesse ispirazioni rappresentative. Questa volta sono stata ferita dai limiti imposti dall’essenza stessa della fotografia. Quando si tratta di rappresentare la morte, ciò che si deve mostrare frontalmente in pittura, si deve, con la fotografia, solamente suggerirla con pudore. Ho dovuto allora ripensare la mia inquadratura, le mie composizioni […] ho dovuto imparare a disegnare l’orrore senza mostrarlo realmente. Il dettaglio di una mano inerte o di un corpo in lontananza, mantenere i volti sconosciuti, alle prese con frammenti visivi della morte, a distanza, senza mai cadere nell’atroce. È con frammenti che ho deciso di fotografare il resto della guerra…”

Riserve e qualche critica

La straordinarietà di questo festival risiede proprio nel fatto che in breve tempo si accede da uno spazio ad un altro ognuno con la propria storia e la propria architettura dove all’interno risiedono allestimenti curati, ben realizzati, con stampe e soluzioni visive di alta qualità.
Pascal Maitre
Mi sono ritrovata in Afghanistan attraverso un esiguo ma sensazionale racconto visivo del fotoreporter Pascal Maitre e come in un quadro di Rembrandt si scopre che il tempo è rimasto fermo a tre secoli fa: una denuncia colma di poesia. Dopo Myop nella famosa libreria Actes Sud ho trovato alcune immagini inedite di Frank Horvat sullo Strip-Tease e sul Corpo a Corpo che confermano lo stile di un grandissimo fotografo internazionale.
E in questa atmosfera la mente si allena a guardare stili, linguaggi, visioni diverse catturata dal magnetismo della fotografia. La mente che rimanda al cuore all’anima perché è quella che decide per te se ciò che stai guardando ti rapisce fino all’orgasmo o se invece ti induce alla frigidità. Ogni abbinamento di spazio ed esposizione mi è sembrato perfetto come sempre, come ogni anno da oltre 50 anni. Non posso dire che ogni esposizione mi abbia però convinto. E quest’anno mi è sembrato che per dare spazio ai vari sponsor – tutti naturalmente esperti – con i loro premi e le loro valutazioni abbiano dedicato, giustamente molta più attenzione ai giovani ma tralasciando in parte i “maestri”. Ho avvertito la mancanza di grandi maestri della fotografia quelli che ti insegnano a guardare.
Strip-tease di Frank Horvat
Oggi sono ancora in grado di guardare i fotografi? Riescono ancora a vedere ciò che gli altri non vedono? E sanno ancora farsi prendere dall’incanto della vita che offre inesauribili visioni per le quali noi spettatori ci lasciamo sorprendere ai festival, alle mostre? Oppure la tecnologia, i video, l’ansia, il marketing, il business prevalgono sul mistero, sulla impercettibile magia che ci avvolge?

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1https://it.wikipedia.org/wiki/Michel_Tournier
2https://en.wikipedia.org/wiki/Jean-Maurice_Rouquette
3Il massacro di Scio è un dipinto a olio su tela (417×354 cm) del pittore francese Eugène Delacroix, realizzato nel 1824 e conservato al museo del Louvre di ParigiIl dipinto prende spunto da un episodio storico realmente accaduto: il massacro di Chio. All’inizio dell’Ottocento, infatti, la Grecia rientrava ancora nei domini dell’Impero ottomano: volendo recuperare l’agognata indipendenza, il popolo greco diede prontamente avvio a numerosi episodi di insurrezione, tutti tragicamente soffocati nel sangue. Tra gli eccidi più spaventosi vi fu quello compiuto nel 1822 nell’isola di Chio, dove i Turchi per rappresaglia contro i Greci trucidarono circa ventimila persone e deportarono i superstiti come schiavi in https://it.wikipedia.org/wiki/Il_massacro_di_Scio




Posted on: 2022/07/16, by :