Voto, irrinunciabile risorsa democratica

di Emanuele Davide Ruffino|

|

Le proposte sono ancora poche, ma tra gli elettori, come dimostrano i cambi repentini di preferenze, si manifesta una crescente difficoltà su chi votare e una sempre meno strisciante volontà di disertare le urne, come confermano i tassi di astensionismo. Eppure, la conquista del suffragio universale non si è rivelata gratuita e priva di sacrifici. Ma ciò sembra essere diventato un dettaglio marginale…

Se in passato la scelta del voto rifletteva un’adesione a un’ideologia (socialdemocrazia, marxismo-leninismo, cristiano-liberali, conservatori, etc.) sostenuta da impostazioni filosofiche profonde, oggi i turni elettorali appaiono più indagini statistiche sul grado di apprezzamento dell’operato di chi ha governato, quasi si fosse all’interno di una logica di marketing. I partiti cercano di piazzare un prodotto, demonizzando a un tempo le possibili alternative, anziché costruire una prospettiva futura, consapevoli quanto l’elettore ami essere illuso con promesse irrealizzabili sul piano delle riforme, se non innalzando il debito pubblico da scaricare sulle prossime generazioni. Se si rispettasse l’art. 81 della Costituzione (tema ripreso anche da Rocco Artifoni nel suo recente intervento Favole, soltanto favole elettorali… in https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/08/model_artifoni3.pdf), che prevede l’obbligo dell’equilibrio di bilancio e della copertura di spesa, l’attuale dibattito politico sarebbe alquanto silente, così come il management pubblico, privato dell’afflusso di nuovi finanziamenti, dovrebbe rivedere il suo essere.

Gli elettori, pur di ignorare le possibilità di una espansione del conflitto in Ucraina o dell’innalzamento del livello di tensione tra Cina e Stati Uniti per rincorrono i battibecchi su questioni marginali. Se si va a ritroso nel leggere i giornali, ci si rende conto dell’effimero che spesso accompagna il dibattito politico che ha come obiettivo finale lo spostamento dichiarato delle decisioni in altre sedi. Ma quali siano queste sedi rimane sempre un mistero. L’incapacità di assumere decisioni fa sì che saranno altri a prenderle.

Gli esempi non mancano a cominciare dalle decisioni in materia di politiche monetarie per finire agli interventi sull’immigrazione. Potremmo continuare a lungo, ma risulta evidente che vi è una palese non correlazione tra quanto “voluto” e quanto “deciso” rispetto alla realtà. Ne consegue la necessità d’ipotizzare nuove forme di organizzazione sociale in grado di restituire potere decisionale ai singoli individui e alla collettività, a patto che questi dispongano di sufficiente maturità e coscienza democratica.

Storicamente si è venuto a determinare un circuito in cui il cittadino elegge un’assemblea dei propri rappresentanti, normalmente con funzioni legislative, cui viene data la facoltà d’individuare il potere esecutivo cui compete la nomina dei dirigenti della pubblica amministrazione chiamati ad erogare servizi alla collettività. L’individuo s’interfaccia con queste strutture e, se non ne “gradisce” l’operato, può esercitare il proprio parere modificando, con il voto, la catena decisionale sopra descritta.

La formalizzazione del potere in un sistema democratico si può sintetizzare in un circuito che parte dal cittadino-elettore che elegge il potere legislativo, un esecutivo nelle figure di sindaci e governatori, che a sua volta sceglie il management che governa le strutture pubbliche chiamate a erogare servizi e prestazioni. Se il cittadino è soddisfatto di queste, tenderà a non modificare la situazione (mantenendo costante il suo voto), altrimenti tenderà al contrario.

Il circuito, teoricamente perfetto, dovrebbe permettere al cittadino di ergersi a giudice della funzionalità del sistema, ma trova dei limiti sia nel fatto che i servizi offerti dalla pubblica amministrazione sono cresciuti esponenzialmente e sono andati a diversificarsi. Succede così che il cittadino può essere soddisfatto del sistema sanitario, ma non di quello dei trasporti o gradire l’azione contro la malavita, ma non apprezzare la gestione della giustizia e altro ancora, tanto da rendere difficile la sintesi in un voto.

A ciò si aggiunge l’asimmetria informativa che impedisce a un soggetto di essere esperto (e valutatore) di tutti i settori della vita pubblica, faticando così a formulare un giudizio complessivo, sia perché temporalmente il circuito richiede anni per potersi esplicitare, sia perché la variabili in gioco, in un contesto globalizzato, sono innumerevoli. Per superare queste ruggini si va sempre più strutturando forme di confronto che permettono di collegare il cittadino direttamente alle strutture erogatrici di beni e sevizi pubblici e al relativo management. Se si supera la fase di denuncia e protesta, si può trovare una collocazione politico-sociale che sappia trasformare le istanze, in un processo propositivo.

Per rendere maggiormente immediato e senza interposizioni la funzionalità del modello si sono ipotizzati “momenti di dialogo” volti a creare collegamenti per rendere più fluido il sistema: si sono identificati mediatori tra produttori/consumatori e tra erogatori/fruitori, accelerando le possibilità di manifestare soddisfazione/insoddisfazione in modo diretto ed immediato (creando così canali alternativi per smontare il contenzioso). Assolvono a questo scopo, istituzioni quali gli U.R.P. (Ufficio Relazione con il Pubblico), i Comitati Tutela Consumatori (C.T.C.), i Tribunali per i diritti del malato (T.D.M.), i Difensori Civici, gli Ombudsman.

Conclusione: in una fase di grave crisi sociale ed economica, sullo sfondo di una destabilizzazione del quadro internazionale nel quale sono sempre più marcate interferenze, pressioni e minacce di potenze straniere, il voto del singolo individuo acquisisce un nuovo e importante significato per il mantenimento e l’inveramento del sistema democratico da contrapporre alla pletora di social la cui funzione nel corso degli anni (si pensi soltanto alla esacerbazione dei complottismi durante la pandemia) si è rivelata proprio quella di delegittimare, se non minare la democrazia.




Posted on: 2022/08/16, by :