Contro il Coronavirus Coerenza e Coraggio

di Pietro Terna |

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In questo momento, coerenza e coraggio servono massimamente insieme: coerenza tra i contenuti della comunicazione e il coraggio selle decisioni.
Il primo ministro inglese, Boris Johnson, ci offre un esempio opposto: in una conferenza stampa del 12 marzo ha dichiarato1 che “fino a 10.000 persone potrebbero già avere il coronavirus in Gran Bretagna e molte famiglie potrebbero perdere i propri cari prima del tempo”, ma non ha chiuso le scuole, né sospeso gli eventi sportivi. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha minimizzato sin che ha potuto e solo con molto ritardo ha dichiarato l’emergenza nazionale. Altrettanto accade nell’economia.
La presidente della BCE, Christine Lagarde ha implicitamente fatto sapere di avere armi spuntate e di non avere in ogni caso intenzione di usarle per fronteggiare crisi nazionali. La frase “non siamo qui per chiudere gli spread”, si dice suggerita da una collega tedesca, potrebbe forse (forse) essere utilizzata in chiave rigorista in tempi normali, ma non in un momento di emergenza, quando lo spread – che è differenza tra l’interesse sul debito pubblico di una nazione e quello del debito della Germania, da cui discendono molti altri effetti – è determinato dal timore di una grave crisi economica provocata da fattori esterni.

Certo, come scritto anche qui2, le banche centrali diverse dalla Fed americana (BCE, Bank of England, Banca del Giappone, Banca nazionale svizzera, …) hanno pochi strumenti, perché una ulteriore discesa dei tassi, già quasi sotto zero, avrebbe poco o nessun effetto. Ma la Bank of England ha deciso di farlo e ciò aveva creato aspettative di una decisione molto coraggiosa, procedendo nel territorio dei tassi negativi, da parte della BCE3. Certo, non l’aspettativa di una comunicazione tanto disastrosa, in assenza di vere azioni.

Veniamo alla Consob, l’istituzione cui è demandato il controllo della borsa. Nella prima pagina del sito www.consob.it al momento in cui scrivo (13 marzo) si legge: “Consob dispone il divieto temporaneo delle vendite allo scoperto su alcuni titoli azionari italiani – il divieto sarà in vigore nella seduta del 13 marzo 2020 (Comunicato stampa del 12 marzo 2020)”. Il comunicato4 precisa che il divieto “riguarda le vendite allo scoperto assistite dalla disponibilità dei titoli”. Il presidente della Consob, Paolo Savona, ha dichiarato (Reuters Staff, 13 marzo 2020/16:33), che “la decisione della Consob sulle operazioni di borsa allo scoperto è stata motivata dal fatto che la forte accelerazione delle vendite ieri non ha reso più possibile distinguere operazioni speculative da quelle legate a comportamenti pratici degli operatori di mercato. E questo ha pertanto “suggerito di distinguere il trattamento dei contratti allo scoperto dagli altri contratti”. Tradotto in linguaggio semplice, vuole forse dire che al Consob non ci ha capito più nulla? Si noti anche che i contratti vietati sono marginali, dato che le vere vendite allo scoperto, cosiddette nude, con cui si vende a puro scopo speculativo ciò che non si ha – contando sul fatto di poterlo comperare in seguito a un prezzo più basso – sono vietate in Italia dall’11 novembre 2011. Quelle “assistite” hanno come complemento (nel caso più frequente) l’ottenimento dei titoli in prestito.
Meno male che era venerdì e che, come succede spesso in Borsa c’è stato l’effetto weekend: molti di coloro che si disponevano a comperare dati i prezzi così convenienti, hanno deciso di farlo prima della conclusione della settimana borsistica. Che fosse venerdì 13 e in un anno bisestile non ha contato…

Non tutti comunicano così male. La presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, in risposta alle preoccupazioni autorevolmente espresse dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha parlato con forza, assicurando massima flessibilità al di fuori della camicia di forza (mia espressione) del patto di stabilità5. Due persone al posto giusto! Altre persone al posto giusto, tantissime, le troviamo in questo momento nel nostro Sistema sanitario e presso la Protezione civile, che ha costruito un sistema rigoroso e avanzatissimo di messa a disposizione dei dati della crisi determinata dal virus6.



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