Chi cerca lavoro durante il lockdown?

di Pietro Terna|

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Il 3 giugno l’Istat ha pubblicato1 il flash Aprile 2020 Occupati e Disoccupati. I titoli di prima pagina sui quotidiani del giorno dopo sono variegati: si va da Il Sole 24 Ore che annuncia Fase 3 al via con 400 mila posti in meno al Corriere della Sera e a Il Messaggero che non pubblicano nulla in prima pagina; la Repubblica Record di senza lavoro con il sottotitolo In un mese persi 274 mila posti, aumento shock anche degli scoraggiati che rinunciano a cercare occupazione; La Stampa, in un sottotitolo: Disoccupazione boom, 700 mila rinunciano a cercare lavoro; Il Manifesto, in piccolo: Uno tsunami socialecon sottotitolo: 274 mila disoccupati in un mese; Avvenire: nulla in prima pagina, dove invece s’inizia un significativo intervento2 di Gaël Giraud, sacerdote gesuita e economista, su Retribuzione universale, ecco come la si può dare. Credo si possa concordare che si tratta di una lettura dei dati tanto variegata da essere sconcertante.

Alcune semplici, ma indifferibili domande

Prima domanda: 400 mila o 274 mila posti in meno? La risposta è semplice: in due mesi, cioè aprile rispetto a febbraio, o in un mese, aprile rispetto a marzo. C’è chi sceglie il dato più vistoso e chi no. Il Manifesto semplifica, indicando 274 mila disoccupati, perché almeno apparentemente la disoccupazione è invece diminuita (meno persone cercano lavoro, quindi cala la disoccupazione), ma intanto i 274 mila il lavoro l’hanno perso.

Seconda domanda: che cosa ci dice la variazione dei posti di lavoro confrontata alla caduta del PIL? Come si chiarisce nella nell’appendice numerica3, aprile su febbraio segnala una caduta del PIL mensile del 20% e dell’occupazione dell’1,7%, quindi grandezze piuttosto lontane. Contano la Cassa integrazione e tanti variegati interventi, più o meno attuati, ma è anche un segnale di tenuta.

Terza domanda: il presunto shock degli scoraggiati che rinunciano a cercare lavoro, che leggiamo nelle prime pagine delle due corazzate della flotta GEDI, come si spiega? Semplice, con il lockdown: non c’è nessuno shock. Il questionario4 usato dall’Istat, molto articolato e necessariamente anche molto complicato, a pag. 55 riporta la domanda F5, che è la chiave per capire: “Nelle 4 settimane dal… al… [quelle della rilevazione] ha fatto qualcosa per cercare lavoro?”; chi non l’ha fatto esce dal conteggio della popolazione attiva e quindi anche dei disoccupati. Durante il lockdown si poteva fare praticamente nulla. Più che scoraggiati, rinunciatari, abbiamo soggetti segregati per necessità collettiva; avrebbero solo potuto rivolgersi a altri segregati… Annoto che l’Istat, nei commenti contenuti nel comunicato, non dà particolare rilievo alla diminuzione degli attivi; la metodologia è quella da almeno 50 anni, a mia memoria, essendomi sempre occupato di questi argomenti.

Non credo si debba esagerare con l’ottimismo, ma neanche indossare sempre gli occhiali scuri. L’imprenditore Brunello Cucinelli5 ha usato recentemente un’immagine tratta dalla Formula 1: È come quando entra la safety car. Vanno tutti più piano, ma le macchine restano efficienti. Forse non è così semplice, alcune macchine si sono deteriorate, ma si può ripartire!

Piccola appendice numerica

L’Istat ha stimato provvisoriamente al 4,8% la caduta del PIL del 1° trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente6. Nel primo trimestre, di 13 settimane, abbiamo avuto 3 settimane di fermata (lockdown: 9 marzo) e il calcolo di 3(1 – x) + 10 = 13(1 – 0,048) dà x=0,208 che è un valore molto vicino al -20% indicato nel mio articolo del 31 marzo su La Porta di vetro7. Quindi aprile rispetto a febbraio (un mese di blocco totale confrontato con mese pieno) ha avuto un PIL del 20% inferiore; una perdita di posti di lavoro tra i due mesi di 400 mila unità vale circa -1,7%, dato che non sta nel comunicato Istat e che calcolo così: occupazione aprile in migliaia 22.881; conteggiando la diminuzione di 400, si ha 23.281 per febbraio; -400 rispetto a quest’ultimo valore dà -1.7%, certo pesante, ma il sistema sta reggendo l’urto. Per confronto: i disoccupati negli Stati Uniti sono aumentati di oltre 38 milioni dall’inizio della pandemia. Noi abbiamo perso 400 mila posti; la disoccupazione è addirittura diminuita, ma il paradosso è spiegato nell’articolo.

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