Un libro per voi: “Chi ha fermato Torino?
Una metafora per l’Italia”

di Luca Rolandi |

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Un volume agile, veloce e profondo. Non fa sconti e procede con una analisi, impietosa ma non distruttiva sul futuro di una città: Torino. La ex capitale per antonomasia, per la storia e per l’economia, la città orfana della Casa Reale, nobile, i Savoia e della famiglia Agnelli che ha dominato per tutto il XX secolo. Due sociologi, Arnaldo Bagnasco e Angelo Pichierri, e uno storico dell’industria, Giuseppe Berta, hanno dato alle stampe un libro da leggere e rileggere, soprattutto per capire come Torino, che ha avuto un ruolo chiave su scala nazionale, oggi si è fermata. Bloccata da Covid-19, priva di idee, con l’eccezione dei processi di smart city e mobilità dolce, fatica a ripartire. Ma se Torino si ferma, rappresenta un segnale pericoloso per tutta la nazione, come la storia insegna. L’agenda urbana è stata chiarissima finché è Torino è stata la città dell’auto e a scrivere la sua storia era un solo attore importante, la Fiat.



La casa automobilistica di proprietà della famiglia Agnelli ha messo a disposizione della città anche importanti beni collettivi (non soltanto legati al settore auto) funzionali, o almeno non contrastanti, con gli obiettivi aziendali. Si veda il caso delle relazioni internazionali: attraverso la Fiat, Torino si è precocemente internazionalizzata, ma la strada è stata inesorabilmente ostacolata o sbarrata ad attori esterni che alla società potessero in qualche modo fare ombra.

Le aree industriali dismesse sono ancora tantissime e ancora senza una idea del loro utilizzo futuro. Il delicato, ma necessario tema dell’industria, lo stato dell’economia territoriale, l’impoverimento del ceto medio, la polverizzazione della classe operaia, il disallineamento progressivo di un corpus sociale che non ha più punti di riferimento ideali e politici sono l’altra faccia della medaglia di una città in crisi di identità. Il tema forte è dunque pensare di riportare al centro una agenda urbana, una idea nuova di città imprimendo una accelerazione al tema della produzione industriale, mentre si promuovono alleanze strategiche con altre città europee (come fu per il tempo fecondo della Torino internazionale) con il proposito di attirare nuovi insediamenti industriali avanzati, con il supporto del Politecnico e dell’Università. L’idea lanciata nei giorni scorsi di una istituzione che si occupi dell’intelligenza artificiale va in questa direzione. In fondo gli autori lamentano un deperimento di qualità e competenza nella classe dirigente politica cittadina che fatica a confrontarsi, con autorevolezza, con i vari motori della città, in primis le due fondazioni bancarie, Crt e Compagnia di San Paolo. In sostanza, Torino ha bisogno di ridisegnare il suo futuro, con categorie e attori diversi.




Posted on: 2020/07/25, by :