In ricordo della torinesità di Dario Cravero

di Gian Paolo Zanetta|

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Allegro, positivo, sempre attivo, questo era il professor Dario Cravero, mancato in questi giorni. Era nato a Torino il 28 dicembre del 1929. Si ha l’abitudine di dire e scrivere dinanzi alla morte di un personaggio noto, pubblico, quasi per una forma di doverosa circostanza, che la persona ha rappresentato un pezzo di storia importante per il nostro Paese o la città dove è vissuto. Ma in questo caso la frase non è di circostanza: Cravero è stato una figura che ha saputo dare una veste rigorosa ai ruoli istituzionali che ha in più riprese ricoperto e reso orgogliosa Torino.

Di una vita intensa e dedicata con passione all’impegno pubblico, voglio ricordare tre momenti significativi della sua vita. Medico, primario di chirurgia d’urgenza presso le Molinette, ha vissuto in prima linea la furia del terrorismo, che negli anni Settanta ha segnato drammaticamente Torino. Nel Pronto soccorso dell’ospedale, chiamato a qualunque ora del giorno e della notte, ha prestato le prime cure a quasi tutte le vittime degli efferati attentati, diventando, attraverso la propria dedizione e competenza professionale, testimone di una delle fasi più difficile delle nostre istituzioni.

Alle elezioni del 20 giugno 1976 fu eletto senatore, conquistando per la Democrazia Cristiana un seggio che era stato sempre appannaggio di altri partiti, grazie alla sua empatia ed alla capacità di saper interpretare il ruolo politico come dedizione e dialogo, e subito, proprio grazie alla sua esperienza professionale, seguì direttamente l’iter parlamentare della prima riforma sanitaria, essendone poi relatore a Palazzo Madama, diventando così uno dei padri dell’istituzione del Servizio sanitario nazionale, che ancora oggi è uno dei pilastri del nostro sistema di welfare e una delle più grandi riforme del nostro Paese.

Nel 1982, terminata l’esperienza parlamentare, divenne Presidente dell’Ordine Mauriziano, ente oggi scomparso per trame oscure, silenzi ed indifferenza1. La sua presidenza segnò l’avvio di una rinascita dell’Ente e di una crescita importante dell’ospedale Umberto I di Torino. Si deve a lui, infatti, la ristrutturazione della Palazzina di Stupinigi, attraverso una collaborazione, allora innovativa, tra pubblico e privato, che riportò il bene ai fasti dei Savoia. Lo ricorderò sempre con stima, con riconoscenza personale e da torinese, con affetto.



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1Cfr. Lorenzo Gigli, Michele Ruggiero, Il Caso Mauriziano, Frilli, 2004; M.Ruggiero, La Trappola, Frilli, 2005; M. Ruggiero, Il grande broglio di Torino, Frilli, 2008.


Posted on: 2020/10/14, by :