Gianni Rodari, cento anni di fantasia e di genialità

di Marco Travaglini |

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Cent’anni fa Gianni Rodari nasceva a Omegna, sul lago d’Orta. Il 23 ottobre 1920 cadeva di sabato e il bambino, che sarebbe diventato il geniale inventore della “grammatica della fantasia”, nacque nella casa di via Mazzini, una delle strade principali del capoluogo cusiano dove il padre, il fornaio Giuseppe Rodari, svolgeva la sua attività e la madre, Maddalena Aricocchi, lo aiutava. Entrambi i genitori, originari della Val Cuvia nell’entroterra della sponda lombarda del lago Maggiore, vi si erano trasferiti per lavoro. Rodari visse la prima parte dell’infanzia e frequentò la scuola elementare ad Omegna fino alla quarta. Non aveva ancora dieci anni quando il padre morì a causa di una broncopolmonite. Un dramma per il piccolo Gianni che in seguito così ricordò il genitore:

“La parola ‘forno’ vuol dire, per me, uno stanzone ingombro di sacchi, con un’impastatrice meccanica sulla sinistra, e di fronte le mattonelle bianche del forno, la sua bocca che si apre e si chiude, mio padre che impasta, modella, inforna, sforna. Per me e per mio fratello, che ne eravamo ghiotti, egli curava ogni giorno in special modo una dozzina di panini di semola doppio zero, che dovevano essere molto abbrustoliti. L’ultima immagine che conservo di mio padre è quella di un uomo che tenta invano di scaldarsi la schiena contro il suo forno. È fradicio e trema. È uscito sotto il temporale per aiutare un gattino rimasto isolato tra le pozzanghere. Morirà dopo sette giorni, di broncopolmonite. A quei tempi non c’era la penicillina“.


A seguito della prematura scomparsa del padre, la madre si trasferì con i due figli (il fratello Cesare era nato nel ’21) a Gavirate, in provincia di Varese, dove Rodari frequentò la quinta elementare e proseguì gli studi all’istituto magistrale a Varese. Riconosciuto come il più grande scrittore di favole e filastrocche del ‘900 italiano, Gianni Rodari è stato un protagonista della storia della cultura italiana non solo dell’infanzia. Un intellettuale che per tutta la sua breve vita (morì alla soglia dei sessant’anni il 14 aprile del 1980) si impegnò con la convinzione che “il senso dell’utopia, un giorno, verrà riconosciuto tra i sensi umani alla pari con la vista, l’udito, l’odorato, ecc. Nell’attesa di quel giorno tocca alle favole mantenerlo vivo, e servirsene per scrutare l’universo fantastico”.

Maestro, educatore, scrittore, poeta, innovatore della didattica dell’insegnamento, profondamente critico nei confronti della scuola così come l’aveva vista e frequentata (“un riformatorio a ore” la definì nel 1968), giornalista (collaboratore de l’Unità e de Paese Sera, oltre a dirigere il settimanale per ragazzi “Il pioniere”). Difficile incasellare un personaggio così ricco e intellettualmente vivace. Questo 2020, segnato dall’emergenza sanitaria, è stato anche l’anno rodariano e ha visto, pur con tutte le limitazioni imposte dalla Covid-19, numerosi incontri, iniziative, pubblicazioni, articoli, seminari didattici, spettacoli e mostre. Un calendario fittissimo di eventi lungo tutta la penisola a partire dal luogo di nascita sul lago d’Orta. Tra le tante pubblicazioni va segnalato il libro-tributo Cento Gianni Rodari , dove altrettanti illustratori rendono omaggio al maestro della fantasia (Einaudi Ragazzi). E nel giorno esatto del compleanno del loro più illustre concittadino, l’Amministrazione comunale di Omegna svelerà ufficialmente il francobollo commemorativo emesso dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato mentre il giorno dopo si svolgerà la VII° edizione del Festival di Letteratura per i Ragazzi intitolato a Gianni Rodari.

Rivalutarne l’opera educativa è stato uno dei compiti dell’anno rodariano che si sta per chiudere proprio con lo spegnimento della sua, virtuale e alla memoria, “candelina” del centesimo compleanno. L’autore de Le avventure di Cipollino, Gelsomino nel paese dei bugiardi, Filastrocche in cielo e in terra, Favole al telefono, Il libro degli errori, C’era due volte il barone Lamberto proprio dagli incontri nelle scuole, immaginò e scrisse nel 1973 la sua Grammatica della fantasia. Immaginava una scuola dove non si dovesse “stare attenti e ricordare e basta”. Una scuola dove anche la fantasia sia dotata di una sua grammatica, di regole da insegnare, tenendo presente però che i bambini non sono tutti uguali e che “per conoscere i bambini c’è un modo soltanto: quello di osservarli, di dare loro ascolto”. Cosa non semplice, ma necessaria, fonte di impegno e di lavoro.>

La Grammatica della fantasia è una sorta di manuale utile a stimolare la creatività. Il libro, pubblicato 47 anni fa, è ancora attuale e utilissimo, offrendo spunti, suggerimenti e strumenti per chi crede nella pedagogia della creatività e attribuisce il giusto valore educativo e didattico all’immaginazione. Partendo dalle parole o dalle lettere che compongono le parole stesse, Rodari suggerisce 42 giochi attraverso immagini, nonsense, indovinelli e favole. Ogni gioco ha un forte valore simbolico che apre a un’infinità di possibilità creative sia per il bambino che per l’insegnante, utilizzando come strumento la propria fantasia. Leggendo il libro si apprende come le fiabe non siano intoccabili e come si possa giocare con esse, smontandole e ricreandole, coinvolgendo i bambini in prima persona nel loro processo formativo.>

In conclusione si può citare una delle sue più belle invenzioni, la “Storia universale”, tratta da “Favole al telefono”, libro pubblicato per la prima volta nel 1962 da Einaudi:

“In principio la Terra era tutta sbagliata/ renderla più abitabile fu una bella faticata/ Per passare i fiumi con c’erano ponti,/ non c’erano sentieri per salire sui monti./ Ti volevi sedere? Neanche l’ombra di un panchetto./ Cascavi da sonno? Non esisteva il letto./ Per non pungersi i piedi, né scarpe, né stivali./ Se ci vedevi poco, non trovavi gli occhiali. Per fare una partita, non c’erano palloni;/ mancavan la pentola e il fuoco per cuocere i maccheroni,/ anzi, a guardar bene, mancava anche la pasta./ Non c’era niente di niente: zero più zero e basta./ C’erano solo gli uomini con due braccia per lavorare,/ e agli errori più grossi si poté rimediare./ Da correggere, però, ne restano ancora tanti:/ rimboccatevi le maniche, c’è lavoro per tutti quanti!”.




Posted on: 2020/10/22, by :