E oggi? Viviamo in tempi difficili e duri; stiamo attraversando una crisi drammatica che riguarda la vita e le abitudini di tutti, sconvolte dall’emergenza sanitaria. Una crisi economica, sociale, politica che influisce sulla stessa qualità della democrazia. Con la Resistenza maturarono i principi che oggi sono espressi in quel documento di altissima civiltà che è la nostra Costituzione e che ci ricorda l’attualità della sua lezione di responsabilità civile. Essere cittadini liberi significa non essere mai indifferenti alle ingiustizie e alle prepotenze. Significa essere sempre capaci di un pensiero critico, pronti a farci carico delle sorti collettive della nazione.
La Costituzione repubblicana ci ricorda che l’Italia è costituita e fondata su principi, dove si parte dai diritti ai quali corrispondono i doveri. La Resistenza fu assunzione di responsabilità dal basso, emancipazione sociale e civile, desiderio di libertà e di regole democratiche. Consentì agli italiani di non essere più sudditi passivi di un potere assoluto, ma cittadini capaci di esercitare una sovranità popolare.
Quella storia impegna oggi associazioni come l’Anpi che si trova ad assolvere due compiti: da un lato tenere viva la memoria in un presente che tende a svalutare in forma sottilmente perversa gli effetti della Resistenza, mettendone in discussione il significato avuto nella storia italiana; dall’altro lottare per la piena attuazione dei principi della Costituzione che è il più grande e importante lascito della lotta di Liberazione.
Oggi l’Anpi si presenta in diverse realtà come un’associazione piena di energie, che guarda al mondo in cui viviamo con la consapevolezza che è cambiato profondamente, radicalmente. Un mondo nel quale vi sono tanti pericoli, oltre alle diseguaglianze, alla mancanza di libertà e ai venti di guerra. Ci sono, per esempio, gli elementi propri di quello che Umberto Eco aveva chiamato il fascismo eterno: discriminazione, razzismo, violenza verbale oltre che fisica, istigazione all’odio, tradizionalismo, irrazionalismo, rifiuto della critica, complottismo.
Di contro, nel nuovo tempo che viviamo, i miti e i simboli della Resistenza permangono e la visione stessa della resistenza si è molto allargata: la resistenza civile e sociale, il ruolo fondamentale delle donne. Ha prevalso, non senza fatica, la visione concreta, non oleografica di quel processo storico che mantiene un altissimo valore di umanità e di civiltà nonostante luci e ombre. In tempi in cui sembra venire meno la solidarietà sociale, i partigiani di oggi sono coloro che accolgono, che rivendicano la dignità di un lavoro, che pensano che l’ambiente vada tutelato per tutte e tutti, che svolgono onestamente e con spirito civico un incarico pubblico. Che rispettano la Costituzione. In questa Costituzione c’è dentro tutto: la storia e il dolore, le sciagure e le gioie di un popolo, e – come ricordava Piero Calamandrei – dietro quegli articoli si sentono voci lontane e la storia di una nazione.
La memoria partigiana, la testimonianza del passato assume una funzione propriamente civile, di interpretazione del presente e azione nel mondo in cui viviamo. Produce una cultura democratica innervata dai valori dell’antifascismo. Un forte impegno dell’Anpi dev’essere teso a valorizzare nelle scuole la storia e le vicende dell’antifascismo, della guerra di Liberazione, far conoscere a fondo la Costituzione e contribuire alla formazione dei giovani non solo sul piano culturale, ma anche sotto il profilo del civismo e dei sentimenti concretamente democratici.
Le parole del comandante “Bulow”
Così la memoria, intesa come ponte fra passato e presente, diventa uno strumento interessante per restituire alla realtà di oggi la traccia delle scelte e delle lotte di allora, coniugandola nel mondo attuale, nella vita quotidiana di tanti ragazzi, partendo dalle loro vite e dalla loro condizione sociale. Così la memoria diventa strumento di connessione fra passato e presente e di conseguenza strumento di formazione della cittadinanza attiva. Questa dovrebbe essere l’azione formativa e pedagogica dell’Anpi.
Non è inutile riprendere le parole che Arrigo Boldrini, il comandante partigiano “Bulow”, pronunciò nel suo intervento del 26 Novembre 1994, in occasione del 50° anniversario dell’ANPI: “Ci rendiamo conto, noi per primi, che a volte il richiamo all’antifascismo è diventato occasione di celebrazione retorica e ripetitiva, quando invece bisogna tradurlo in impegno politico e culturale perenne, considerandolo una regola, un metro per mantenere la rotta della vita politica e per valutare le cause che possono costituire una minaccia per la democrazia attraverso scelte di autoritarismo moderno.
Noi consideriamo l’antifascismo la matrice per la conquista, ieri, e per la riconquista, oggi, dello Stato di diritto, contro il razzismo, la xenofobia, l’antisemitismo. ”Se, come recita lo Statuto dell’associazione, uno dei compiti dell’Anpi è quello di “concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione Italiana” ecco allora che il principale impegno diventerà quello di diffondere i valori antifascisti all’interno di una società molto articolata e complessa. A Torino come in tutto il Paese.
Posted on: 2022/02/25,
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