“Anthologìa”, settimana di chiusura al Polo del ‘900

di Piera Egidi Bouchard |

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Anthologìa, dal greco “raccolta di fiori”, è il titolo di questa straordinaria mostra fotografica, visibile nelle sale del Polo del ‘900 fino al 14 aprile. Le donne hanno sempre amato ricevere e donare fiori, e questo è stato il delicato pensiero di una giovane artista piemontese, Silvia Margaria, dalle fattezze orientali come una porcellana, che ha dedicato dall’8 marzo a “cinque donne per i diritti e l’emancipazione”. Importanti enti l’hanno sponsorizzata: il Museo Diffuso, l’Istituto storico e l’Archivio cinematografico della Resistenza, il Centro Gobetti, la Comunità ebraica, le Fondazioni Gramsci e Vera Nocentini, l’Associazione radicale Adelaide Aglietta.

L’artista ha infatti scelto cinque donne significative in vari ambiti e in periodi diversi, che riposano al Cimitero Monumentale e alla Socrem di Torino, e ha posto un fiore sulla loro tomba, che le rappresentasse, riprendendo poi con tecnica raffinata l’appassire progressivo di questi fiori: i fiordalisi per Isa Bluette nome d’arte di Teresa Ferrero, artista, cantante e attrice; la mimosa per Adelaide Aglietta, militante del Partito Radicale, parlamentare italiana e europea; lavanda per Emilia Mariani, giornalista e femminista; i fiori di campo per Giorgina Levi, insegnante e parlamentare e le ortiche per la poetessa Amalia Guglielminetti.

Nel ricordo di cinque straordinarie donne

“Ciascuna fotografia – nota nel testo critico introduttivo del catalogo Roberto Mastroianni- è infatti la sovrapposizione di due diapositive: una del primo giorno di documentazione è sovrapposta a una dell’ultimo giorno; una del secondo giorno è sovrapposta a una del penultimo, e così via fino a un incontro temporale che sta a metà, visibile nell’ultima sovrapposizione, nella quale si sommano due diapositive scattate lo stesso giorno. Il rapporto tra le due immagini sovrapposte, la loro convivenza e la loro compenetrazione restituisce in forme e colori il fluire dell’esistenza e il sedimentarsi della memoria, fissando quella continua dialettica tra vita e morte e tra ricordo e dimenticanza cui è soggetta la vita individuale e associata. […] Il gesto performativo dell’artista completa le singole opere attraverso l’intervento pittorico, quasi impercettibile, realizzato con una soluzione di acqua e clorofilla, il pigmento necessario per attivare la fotosintesi e innescare quindi la produzione di ossigeno, che diventa così metafora del potere vivificante della memoria.”

E diversi calici e piccoli vasi sono anch’essi esposti, al cui interno è visibile un alone verde. “La stratificazione, nella ricerca e nella forma, è certamente una delle caratteristiche del mio lavoro”, commenta l’autrice, ricordando la lunga genesi di queste fotografie, le prime delle quali furono scattate nel 2015. Aggiunge: “Le lente stratificazioni di clorofilla sulle stampe di Anthologìa hanno richiesto tempi lunghi di attesa tra un intervento e l’altro; questo ha fatto sì che la soluzione di acqua e clorofilla all’interno dei bicchieri evaporasse lasciando un segno sul bordo ogni volta che eseguivo una colatura sulla fotografia.”

Le scelte dell’artista, Silvia Margaria

In dialogo con l’artista, Emanuela Romano e Valentina Bonomonte, domandano come è avvenuta la scelta delle cinque donne significative: “È stata fatta sulla base di affinità personali, che mi risulta difficile descrivere: più approfondivo la ricerca sulle loro esistenze, più capivo che le loro vite e le loro battagli personali e sociali erano molto diverse una dall’altra, proprio come i fiori associati a ciascuna. […] Ciascuna di esse ha lasciato un segno nel mio essere persona: Adelaide Aglietta, donna sincera e dura, soprattutto con se stessa, diceva che il coraggio consiste nel superare la paura, non nel non provarla; Isa Bluette, della quale purtroppo ci restano pochissime tracce storiche, fu una donna libera e anticonformista, e poco le importava del giudizio altrui; Amalia Guglielminetti, che si definiva scontrosa e si sentiva profondamente sola, scriveva poesie che erano un’esortazione a prendere in mano la propria vita: ”godi, ama ,piangi, odia, combatti, sali: la vita è chiusa nel tuo pugno breve”; Giorgina Levi, che ha dovuto affrontare tante situazioni avverse e ha mantenuto una ferrea fiducia nell’altro, diceva: ”Ogni ostacolo, ogni fatica mi parevano superabili:fiduciosa negli uomini, malgrado tutto mi eccitava la curiosità del futuro, il senso dell’avventura, la certezza che ce la saremmo cavata”; Emilia Mariani, una delle prime suffragette italiane, è l’emblema della combattente.”




Posted on: 2022/04/10, by :