Babbo Natale a Stresa

racconto di Mercedes Bresso|

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Anche quest’anno, e speriamo che diventi una tradizione, La Porta di Vetro ospita un racconto di Mercedes Bresso. Con “Babbo Natale a Stresa” l’autrice riporta in azione il professore-detective Claude Müller, protagonista principe dei suoi romanzi.

Claude Müller si aggirava in quel gelido giorno di fine dicembre (era per la cronaca il 21) per le vie del centro di Stresa, ammirando le decorazioni natalizie che i commercianti con l’aiuto dell’amministrazione comunale avevano disposto in tutte le zone strategiche. La cittadina, graziosa e accogliente, risplendeva di luci colorate, già accese verso le cinque del pomeriggio per attrarre i turisti che in quel week-end pre-natalizio iniziavano ad affluire.

Qualcuno aveva anche creato dei banchi all’esterno, che richiamavano un po’ i mercatini di Natale tipici del mondo tedesco e un volontario vestito da babbo Natale si aggirava per le vie, la piazza principale e il lungolago, dove erano state installate delle giostre e persino una ruota, regalando ai bambini dei palloncini colorati ai quali dava la forma di animaletti gonfiabili di diversi colori. In cambio chiedeva alle madri di mettere qualche moneta in un cesto dove era scritto: per i regali ai bambini poveri.

Dopo il lungo periodo di limitazioni dovute al COVID-19, i negozianti speravano di tornare a fare qualche affare e i turisti di godere di quell’atmosfera incantata, anche se i dati più recenti sulla pandemia facevano temere l’arrivo di una nuova ondata di contagi e di restrizioni. Ma intanto tutti pensavano a divertirsi, a fare degli acquisti per i doni e offrire ai bambini, che spesso non avevano mai visto un mercatino di Natale, dei sacchetti di dolci o dei cartocci di caldarroste.

Malgrado il suo scetticismo verso l’aspetto consumeristico delle feste, anche il professore si fece prendere dal fascino della piccola città lacustre che tanto amava, resa ancora più bella dalle luci e dalle decorazioni: acquistò delle margheritine, i buonissimi biscotti locali, dei barattoli con mandorle caramellate e dei dolcetti a forma di animaletti. Poi entrò nell’enoteca dove scelse delle bottiglie di Gattinara e di spumante di Franciacorta, che concordò di farsi consegnare a Levo nella villetta degli amici che lo ospitavano per le feste.

Infine decise di fare un salto nella libreria, che eroicamente continuava a fornire un servizio per lui essenziale sulla piazza centrale e scelse alcune novità per regalarle agli amici, oltre a un paio per sé. Si fece fare dei pacchi regalo e, messo il tutto nello zainetto, si avviò per fare ancora un giro e passare poi a prendere un aperitivo da un’amica che abitava non lontano.

Incrociò ancora babbo Natale e notò che la ressa intorno a lui era aumentata, bambini e genitori, dimentichi del rischio di contaminazione, si accalcavano per cercare di ottenere i palloncini colorati che avrebbero probabilmente appeso all’albero come una decorazione.

Il professore sorrise a quell’entusiasmo per quegli oggetti semplici ma che, distribuiti dal signore vestito di rosso e con la lunga barba bianca, sembravano quasi un anticipo del Natale. Mentre osservava l’abilità con cui questi gonfiava e dava forme graziose ai palloncini, un bambino dai grandi occhi scuri e vestito con abiti consunti, gli si avvicinò e gli chiese: “mi daresti una monetina per metterla nel cesto di Papà Natale? Così anch’io potrò avere il mio animaletto!”

Come avrebbe potuto rispondere negativamente? Tirò fuori il portafoglio e cercò un po’ alla ricerca di una moneta, mentre il bambino gli indicava quelle che secondo lui andavano bene. La trovò e gliela diede. Mentre si allontanava lo vide in coda con l’euro ben stretto fra le piccole dita e l’aria allegra.

Guardò l’ora e vide che si era fatto tardi, accelerò quindi il passo verso la casa dell’amica, il freddo si stava d’altronde facendo più pungente. Poco dopo arrivò all’alloggio di Alma, la collega con la quale durante la pandemia aveva risolto alcuni casi verificatisi nelle vicinanze di Stresa. La donna l’attendeva e aveva preparato gli aperitivi e gli stuzzichini: brindarono felici di rivedersi poiché, tra limitazioni sanitarie e impegni professionali, non si vedevano da molti mesi.

Dopo le notizie sulle rispettive attività e sugli amici comuni, passarono a parlare della nuova amministrazione della cittadina e delle novità che aveva apportato. Stresa sembrava più allegra, le decorazioni natalizie e il mercatino la valorizzavano molto e, raccontò Alma che si era trasferita ad abitarci in permanenza approfittando del molto lavoro che ormai si poteva fare a distanza, si ricominciavano a vedere apparire i turisti che da ormai quasi due anni erano “desaparecidos”, salvo brevi comparse nei periodi di stasi della pandemia.

Ricordarono quando nel pieno del lockdown si davano degli appuntamenti segreti lungo il lago e dove, nelle pause delle corse mattutine autorizzate, portavano caffè e croissant che prendevano in un piccolo spiazzo visibile solo dall’acqua. In quelle lunghe giornate da semi reclusi erano anche riusciti a risolvere due crimini, aiutando il maresciallo dei carabinieri della cittadina.

“Sai Claude – disse la professoressa- con i turisti era anche scomparsa la piccola criminalità che adesso sta ritornando: ho sentito che molti si lamentano di piccoli furti, non saprei di che tipo… insomma con l’avvicinarsi della fine della pandemia il ritorno alla normalità comprende anche i suoi aspetti sgradevoli….” “Però il bilancio mi pare comunque positivo, ho appena visto un babbo Natale qui sotto che regalava dei palloncini a forma di animaletti, circondato da un mucchio di bambini.“

“Certo, certo – Alma prese un salatino- in questi giorni è proprio un piacere girare per le strade.”

Passarono a parlare del loro lavoro e delle ricerche che intendevano avviare non appena fosse stato possibile muoversi con più facilità; dei loro studenti che ormai conoscevano soprattutto come piccole immagini sullo schermo del computer; poi iniziarono a progettare la festa dì Capodanno che avrebbero trascorso a Levo con gli amici di Claude. Un piccolo gruppo, come da prescrizioni delle autorità, ma ben affiatato, un cenacolo quasi, per iniziare in serenità l’anno nuovo.

Quella sera il professore tornò nella sua villetta solitaria, i suoi amici sarebbero arrivati solo alla vigilia, pieno di pacchetti e rinfrancato: dopo un anno trascorso in grande solitudine, malgrado qualche viaggio e delle puntate a Stresa, le feste si preannunciavano calde e simpatiche.

La mattina seguente si alzò abbastanza presto: voleva ancora andare dal macellaio a comprare la carne per i menu natalizi e di fine anno che aveva progettato di realizzare: era lui infatti l’incaricato dei piatti forti delle feste, mentre le amiche avrebbero pensato ad antipasti, primi e dolci. Decise quindi di scendere per tempo per trovare un parcheggio e fare colazione in centro.

Lasciata l’auto si diresse verso un bar che aveva degli ottimi croissant, mostrò il suo green pass e si sedette a un tavolo tranquillo per leggere il giornale, purtroppo pieno, come al solito, di notizie sull’avanzata di una ennesima variante del virus, sempre più veloce a diffondersi.

“Buongiorno professore! È di nuovo dei nostri?“

Claude alzò gli occhi e vide il maresciallo Franchi, comandante della stazione di Stresa dei carabinieri, che gli sorrideva. Si sedette al tavolo vicino e fece segno al cameriere di portare lì il suo caffè.

“Buongiorno maresciallo, sì sono venuto per le feste, dai soliti amici. Come sta? Ha di nuovo un po’ di lavoro, con il ritorno dei turisti?”

“Non sa quanto ha ragione, in questi giorni abbiamo avuto una vera e propria esplosione di furti con destrezza, molte persone si sono lamentate di essere state derubate ma nessuna è riuscita a dirci come il furto è avvenuto. Non si tratta degli scippi abituali, è qualcuno molto abile, riesce a non farsi notare!”

I due chiacchierarono un po’ degli strani furti e di che cosa era avvenuto a Stresa dopo l’estate, dall’ultima volta che il professore era stato a Levo. Poi, dopo essersi scambiati gli auguri questi si alzò e andò al bancone a pagare. Tirò fuori il portafoglio e scoppiò in una risata: “Maresciallo, credo di essere stato anch’io vittima del misterioso ladruncolo: il 50 euro che avevo nel portafoglio è sparito, insieme credo a un biglietto da 20 e a uno da 10. Non saprei proprio dire quando posso essere stato derubato!”

Anche il maresciallo sorrise: “Ecco, vede che cosa le dicevo? La gente si accorge dei furti parecchio tempo dopo essere stata derubata e quindi non riesce a capire come siano avvenuti… provi a pensarci bene, lei che è un esperto investigatore magari riuscirà a scoprire il ladro…”

Si salutarono e Claude andò a fare le sue compere, passando prima al bancomat per rifornirsi di euro. Si sentiva un po’ mortificato di essere stato così facile preda del ladro. Gli acquisti presero più tempo del previsto a causa delle code che si formavano davanti ai negozi, sembrava che le persone corressero a spendere i soldi risparmiati nei mesi di forzata riduzione di tutte le attività, soprattutto di quelle non indispensabili. Nelle case sarebbe stata festa grande, tutti cercavano di dimenticare i periodi bui che avevano passato e di non pensare a quelli che forse sarebbero tornati.

Finalmente il professore riuscì a raggiungere il bancone della macelleria e scelse della carne per arrosto, e un eccellente fassone da fare crudo all’albese, poi un’anatra che intendeva fare farcita e il necessario per prepararla. Mentre gli preparava i pacchi la commessa gli disse:

“Ha visto come la città è ben decorata quest’anno? Noi commercianti abbiamo fatto un grosso sforzo, ma anche il comune ci ha aiutati!”

“Ha ragione, fa piacere girare per le strade e poi avete anche assoldato un babbo Natale che fa impazzire i bambini, tutti vogliono i suoi palloncini!”

La donna fece una curiosa affermazione: “L’ho visto anch’io, è una cosa carina, ma non siamo noi ad averlo chiamato e non credo neppure il comune. È arrivato, così, non so bene da dove… comunque sta facendo un bel lavoro.”

Il pacco era pronto, Claude si recò alla cassa, pagò e uscì di nuovo fra la folla natalizia. Pensava a quello che aveva appena sentito e si chiedeva chi poteva aver assoldato quel simpatico babbo Natale. Aveva appuntamento con Alma per un aperitivo in un bar del centro: passò quindi dal pasticcere a fare alcuni ordini, poi si recò alla sua auto per lasciare i pacchi.

Quando arrivò al bar vide l’amica già seduta a un tavolo appartato, anche lei carica di pacchi. Gli sorrise e mentre gli faceva spazio su una sedia, gli chiese che cosa voleva bere. Claude adorava lo spritz e ne ordinò per sé e Alma. Mentre aspettavano l’arrivo degli stuzzichini la collega gli disse: “Sai questa mattina ci sono stati di nuovo dei furti: ho visto un’anziana signora col nipotino, seduta su una panchina in lacrime: le avevano sfilato tutti i soldi che aveva nel portafoglio. Anche il bambino piangeva stringendo il suo palloncino!”

Claude le raccontò quello che aveva saputo dal maresciallo Franchi, che in quei giorni si stavano moltiplicando i furti con destrezza, nessuno dei derubati riusciva a individuare il momento e ancor meno l’autore del furto. “È capitato persino a me! Ho scoperto stamattina di essere stato “alleggerito “ di almeno 80 euro ma non riesco proprio a capire quando e dove!”

“E se provassimo a fare una delle nostre famose indagini? La questione comincia a essere preoccupante, da quanto mi dici.”

“Direi proprio di sì; senti se andassimo a mangiare un boccone insieme e provassimo a allineare tutto quello che sappiamo sui furti, per cercare di individuare una pista?”

“Volentieri ma direi di comprare qualcosa e andare a casa mia, staremo più tranquilli e potremo lavorare meglio.”

“Perfetto, io allora vado a fare alcuni acquisti e a mettere un po’ di monete nel parcheggio, tu invece prepara la tavola e il vino. Il resto lo porto io! Senti – aggiunse – se dicessimo a Franchi di venire a prendere il caffè? Potremmo chiedergli di darci un elenco dei furti denunciati, in modo da vedere se ci sono delle somiglianze…”

Alma era d’accordo su tutto e si avviò verso casa, mentre il professore dopo aver telefonato a Franchi e ottenuto l’impegno a venire a prendere il caffè, andò ad acquistare delle leccornie. Poco dopo i due investigatori, disposti sul tavolo gli acquisti e una buona bottiglia, presero un blocco per appunti sul quale a poco a poco avrebbero elencato quello che sapevano dei furti. Quando ebbero finito il cibo e la lista, si versarono ancora un bicchiere e iniziarono a rileggerla:

“Dunque – riassunse Claude – sono tutti furti con destrezza, il che significa che devono essere avvenuti in un luogo affollato dove è più probabile che la persona non se ne accorga. In secondo luogo direi che il ladro è molto abile, perché anche a posteriori i derubati non riescono a identificarlo…”

“Quindi è qualcuno da cui non se lo aspettano “ – lo interruppe Alma – “Una cosa che varrebbe la pena di verificare con Franchi, mi pare essere il fatto che i furti sono avvenuti in centro città, d’altronde è l’unico posto dove in questo periodo c’è parecchia gente.”

In quel momento suonarono alla porta: era il maresciallo che arrivava per il caffè. Con sé aveva una cartellina con delle schede che riassumevano i furti denunciati. Raccontò brevemente quello che si sapeva, poi aggiunse: “Professore, cerchi di ricordare tutto quello che ha fatto ieri pomeriggio, quando credo sia stato derubato. Provi a elencarci tutti i posti dov’è stato…”

Claude iniziò a elencare i negozi dove si era recato, nell’ordine, indicando anche il percorso che aveva fatto. A un certo punto disse: “sulla piazza, mentre andavo verso la libreria, c’era babbo Natale che faceva i palloncini per i bambini.” Si interruppe: “Forse ho un’idea: questo babbo Natale, non si sa da dove spunti, io credevo fosse stata un’idea dei commercianti ma la macellaia lo ha negato. E, secondo lei, neppure il comune lo avrebbe chiamato. Dunque, chi è, da dove viene?”

Franchi lo guardò interessato: “Anche noi non ne sappiamo nulla, non risultano richieste di nessun tipo… però non può certo essere lui, è troppo in vista e poi è preso a fare i palloncini…”

“Che abbia un complice?” Propose Alma. Claude rifletteva, cercando di ricordare tutto quello che aveva fatto in quei pochi minuti durante i quali si era fermato a guardare la scena. All’improvviso ebbe un’idea: “c’era un bambino! Mi ha chiesto una moneta per prendere un palloncino, il babbo Natale chiede delle monete, c’è scritto qualcosa, credo per i bambini poveri…“

Rifletté ad alta voce: “Dunque, io ho preso il portafoglio, ho cercato nello scomparto per gli spiccioli e ho dato qualcosa al bambino ma lui mi ha chiesto qualcosa di più e ha preso una moneta da due euro…”

“Professore, è certo che non abbia anche sfilato dei biglietti?”

Claude sbiancò: “No, non ne sono affatto certo, quel ragazzino ha fatto un po’ di casino, mi ha distratto, poi c’erano altri bambini e molta confusione!”

Il maresciallo aveva l’aria trionfante: “Claude credo che anche questa volta ci sta aiutando a risolvere il caso. Certo è triste immaginare che la vague di furti che stiamo subendo sia opera di Babbo Natale e di un gruppo di ragazzini ma temo sia proprio così. Credo che siano in giro anche adesso, chiamo subito alcuni carabinieri in borghese e dico loro di mescolarsi alla folla, tenendo d’occhio i bambini un po’ grandicelli che chiedono una moneta. Sono certo che li prenderemo. Cercheremo di non dare troppo nell’occhio, il babbo Natale lo fermeremo dopo, in modo che la folla non se ne accorga.”

Il professore e Alma erano rattristati; una bella iniziativa natalizia su stava rivelando una truffa con destrezza. Il maresciallo finì il caffè, poi salutò e andò a raggiungere i suoi uomini. Un’oretta dopo li chiamava per confermare l’arresto del sedicente babbo Natale (che sotto la barba era in realtà un giovane di poco più di una ventina d’anni) e di cinque ragazzini che lo spalleggiavano. Insieme avevano ideato la faccenda: mentre la folla si accalcava intorno al personaggio e ai palloncini, i bambini chiedevano la moneta, poi riuscivano a interporre la testa fra l’adulto e il suo portafoglio e a sfilare, se c’erano le condizioni, qualche biglietto. Quando la persona si accorgeva del furto era già altrove e difficilmente avrebbe pensato a quella moneta per il bambino che voleva un palloncino di babbo Natale!”

Il giorno dopo tutti giornali riportavano la notizia dell’arresto di un truffatore in costume natalizio e di cinque suoi complici, omettendo il fatto che erano dei ragazzini. E il maresciallo Franchi veniva lodato per la sagacia con cui aveva risolto il caso.

Il professore stava facendo colazione seduto davanti alla finestra con la spettacolare vista sul Lago Maggiore e le isole, quando suonarono al videocitofono del cancello. Da un camioncino scese un fattorino che gli consegnò un grosso pacco avvolto in carta natalizia. Quando, arrivato a casa, aprì il biglietto che lo accompagnava, scoprì che era di Franchi: lo ringraziava per la collaborazione e sperava che i dolci locali che aveva scelto per lui fossero di suo gradimento.

Claude sorrise, certo che sarebbe stato così.




Posted on: 2021/12/25, by :