Cgil, Uil e governo: in nome del PNRR conviene a tutti riprendere il dialogo

di Michele Ruggiero |

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Il governo Draghi e il ministro del Lavoro Orlando confidano ancora in una retromarcia di Cgil e Uil, anche se nella conferenza stampa del tardo pomeriggio di oggi, 7 dicembre, Maurizio Landini (Cgil) e Pierpaolo Bombardieri (Uil) non hanno dato l’impressione di voler sollevare il piede dall’acceleratore sullo sciopero generale del 16 dicembre. Evidentemente, la riforma del fisco ha diviso, anziché unire più di quanto dicano le parole e le stesse iniziative di lotta. O forse, ciò che Mario Draghi e i suoi ministri economici considerano l’equivalente di una riforma, con tutti i crismi che le si devono riconoscere, a Cgil e Uil appare una soluzione incompiuta che non aggredisce la sperequazione fiscale che prevale in Italia ai danni dei ceti meno abbienti.

In altre parole, è una riforma che non riforma per l’assenza di una filosofia di fondo attorno alla quale la discussione su aliquote, scaglioni di reddito e cifre si conquista un suo personale credito. E quella filosofia di fondo dovrebbe avere il suo nerbo nella lotta all’evasione e all’elusione fiscale che vale circa 130 miliardi di euro. Che sono un’enormità davanti alla quale gli 8 miliardi accantonati nella legge di bilancio per il gioco delle riduzioni fiscali non possono che impallidire, sbiancare. Ma di tutto questo, indipendentemente dal giudizio di merito sullo sciopero proclamato da Cgil e Uil, non c’è traccia visibile.

E la cosa è grave e se ne avvertono i pericoli, perché la latitanza di una visione d’insieme sulla riforma fiscale non potrà che condizionare e pregiudicare il Parlamento e i partiti (alcuni) che sostengono Draghi nel cammino della legge delega, cioè l’avvio di un disegno che fissi finalmente le coordinate della redistribuzione della ricchezza e non, come strumentalmente si sostiene, evocando addirittura la patrimoniale per un prelievo interno alle aliquote, la guerra alla ricchezza. Con queste premesse, infatti, il passo della riforma fiscale rischia di tradursi in un mezzo passo e tra qualche mese, in un passettino, per poi consegnare nuovamente il Paese all’immobilismo, alla palude, nel solco delle “migliori” tradizioni italiche.

Cgil e Uil hanno il merito, con la dichiarazione di sciopero, di porre il problema sul tavolo senza ipocrisie. Ma alla Cisl, dissociandosi, va riconosciuto di esprimere il punto di vista di chi al tavolo della discussione vorrebbe ritornarci. E con ragione. Di mezzo c’è anche l’unità sindacale sui territori. Tavoli aperti con i governi regionali sull’utilizzo dei fondi Pnrr su cui Cgil, Cisl e Uil regionali sono impegnate da settimane e a cui non vogliono rinunciare. In Piemonte, per esempio, si tratta sul riordino sanitario e sulle questioni socio-assistenziali, incalzando la giunta Cirio che entro il 20 dicembre dovrebbe presentare i suoi progetti. E pare, che Cgil, Cisl e Uil siano d’accordo a concedere ulteriori dilazioni alla Regione Piemonte.

In questo contesto, il ritorno alla discussione e al confronto converrebbe anche al governo Draghi. Avere sindacati uniti e coesi è delle chiavi di volta per assicurare il successo nell’utilizzo dei fondi europei.




Posted on: 2021/12/07, by :