Condominio Europa
di Mauro Nebiolo Vietti |
|Mai partecipato ad un’assemblea di condominio? Sicuramente sì ed allora non possiamo che essere tutti d’accordo che si tratta di un luogo nefasto e lo è perché vi si creano le condizioni per dare il peggio di noi stessi. Quando spulciamo il rendiconto annuale lo studiamo a fondo perché diffidiamo (con una forma di retropensiero individuale e collettivo) dell’amministratore che riteniamo responsabile di chissà quali intese sottobanco nascoste, e se un condomino chiede di poter usufruire di un qualche vantaggio (montare una tenda, aprire una finestra etc.) gli neghiamo il consenso non perché ce ne potrebbe derivare un detrimento, ma solo perché crea fastidio che un vicino goda di un vantaggio che noi non vogliamo o non siamo interessati ad acquisire. Difficile ricordare un gesto nobile nel corso di un’assemblea, ma le zuffe per banalità non mancano di sicuro. Quando avviene che un condomino non paga le spese comuni, nessuno si pone il problema del perché questo accade e se ci sono ragioni giustificabili a indurci ad un gesto di solidarietà, anticipando le somme con la speranza che siano restituite. L’unica risposta è sempre stata l’opzione tra la lite giudiziaria subito, anticipando le spese legali, o il rinvio in attesa di un eventuale pagamento, ma solo per la prospettiva di risparmiare così sulle spese legali.
Seguendo l’evolversi delle decisioni UE, per costruire un fronte comune per l’emergenza virus e per il successivo rilancio economico, sembra di leggere le cronache di un’assemblea condominiale; solidarietà zero. Olanda, Germania e Svezia, che per ora non sono travolte da epidemie eccessivamente invasive e non sono ostacolate da migliaia di morti, osservano e prendono atto, esattamente come un condomino solvente considera uno moroso. Albania, Russia e Cina inviano aiuti, forse non risolutivi, ma da ricordare mentre il Nord Europa tace e ci considera alla stregua di una cicala. Ma è sul piano finanziario che il condominio Europa evidenzia la separazione tra paesi che chiedono interventi straordinari (Italia e Spagna e presto Francia) senza attivare meccanismi che successivamente, obbligando ad un piano di rientro con lacrime e sangue, paralizzi anche la ripresa interna; il nord Europa si arrocca su posizioni che da un lato sembrano punitive nei confronti di partner ritenuti poco affidabili, ma, dall’altro, mescolando un pizzico di malizia, lasciano immaginare l’intenzione di favorire un indebolimento dei paesi in difficoltà, perché più semplice e meno costoso scalare industrie ricche di tecnologia e mercati, anche se operanti in un paese debole.
Honni soit qui mal y pense, direbbe la famiglia reale inglese, ma io preferisco il nostro uomo politico che riteneva di sbagliare raramente “a pensar male”. In un condominio può essere comprensibile che il singolo difenda ad oltranza la propria unità immobiliare, lo è meno nei rapporti tra stati quando emerge una visione politica che antepone gli interessi locali prescindendo dalla situazione altrui e non c’è scusante se le precedenti posizioni di fede in una visione europea siano state sostituite dalla negazione di quegli stessi concetti senza la capacità (o la volontà) di ricercare una mediazione tra interessi non omogenei. Forse esistono alternative che tengono conto di situazioni contrapposte, ma per ora nessuno si è assunto l’onere di individuarle, pur in piena coscienza che le attuali posizioni porteranno ad una grave frattura.
La risposta del nord Europa è stata chiara: non si drena denaro dai fondi comuni per aiutare i paesi colpiti da epidemia, si ricorra piuttosto ad aiuti che tali non sono perché, dovendoli restituire, provocano un circolo vizioso che può solo progressivamente indebolire il sistema che ne ha beneficiato. Gli europeisti ad oltranza sosterranno che, superata la crisi, si cercherà di migliorare il processo di integrazione, ma forse quello che viene interpretato come un segnale di futura integrazione è soltanto quella fase di normalizzazione tra condomini quando si accantonano i rapporti in assemblea; ci si saluta, ci si informa della salute delle reciproche famiglie, il tutto sorridendo e augurandosi di fare insieme cose grandi.
Posted on: 2020/04/02, by : admin
Seguendo l’evolversi delle decisioni UE, per costruire un fronte comune per l’emergenza virus e per il successivo rilancio economico, sembra di leggere le cronache di un’assemblea condominiale; solidarietà zero. Olanda, Germania e Svezia, che per ora non sono travolte da epidemie eccessivamente invasive e non sono ostacolate da migliaia di morti, osservano e prendono atto, esattamente come un condomino solvente considera uno moroso. Albania, Russia e Cina inviano aiuti, forse non risolutivi, ma da ricordare mentre il Nord Europa tace e ci considera alla stregua di una cicala. Ma è sul piano finanziario che il condominio Europa evidenzia la separazione tra paesi che chiedono interventi straordinari (Italia e Spagna e presto Francia) senza attivare meccanismi che successivamente, obbligando ad un piano di rientro con lacrime e sangue, paralizzi anche la ripresa interna; il nord Europa si arrocca su posizioni che da un lato sembrano punitive nei confronti di partner ritenuti poco affidabili, ma, dall’altro, mescolando un pizzico di malizia, lasciano immaginare l’intenzione di favorire un indebolimento dei paesi in difficoltà, perché più semplice e meno costoso scalare industrie ricche di tecnologia e mercati, anche se operanti in un paese debole.
Honni soit qui mal y pense, direbbe la famiglia reale inglese, ma io preferisco il nostro uomo politico che riteneva di sbagliare raramente “a pensar male”. In un condominio può essere comprensibile che il singolo difenda ad oltranza la propria unità immobiliare, lo è meno nei rapporti tra stati quando emerge una visione politica che antepone gli interessi locali prescindendo dalla situazione altrui e non c’è scusante se le precedenti posizioni di fede in una visione europea siano state sostituite dalla negazione di quegli stessi concetti senza la capacità (o la volontà) di ricercare una mediazione tra interessi non omogenei. Forse esistono alternative che tengono conto di situazioni contrapposte, ma per ora nessuno si è assunto l’onere di individuarle, pur in piena coscienza che le attuali posizioni porteranno ad una grave frattura.
La risposta del nord Europa è stata chiara: non si drena denaro dai fondi comuni per aiutare i paesi colpiti da epidemia, si ricorra piuttosto ad aiuti che tali non sono perché, dovendoli restituire, provocano un circolo vizioso che può solo progressivamente indebolire il sistema che ne ha beneficiato. Gli europeisti ad oltranza sosterranno che, superata la crisi, si cercherà di migliorare il processo di integrazione, ma forse quello che viene interpretato come un segnale di futura integrazione è soltanto quella fase di normalizzazione tra condomini quando si accantonano i rapporti in assemblea; ci si saluta, ci si informa della salute delle reciproche famiglie, il tutto sorridendo e augurandosi di fare insieme cose grandi.
Posted on: 2020/04/02, by : admin