“Crisi calcio: che cosa propone concretamente Valentina Vezzali?”
di Mirko Ferretti|
|Ieri, ospite della nota trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora” di Radio1 Rai, la sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali, pluricampionessa di scherma, non ha risparmiato le sue critiche, che sono portato a giudicare costruttive, al mondo del calcio. Ed è ritornata, come molti di noi, che sono vissuti nel calcio professionistico e non a più livelli, ha spezzato una lancia in favore dei vivai, vero punto dolente dell’organizzazione che si ritrova a meditare su due eliminazione consecutive dai Campionati del Mondo. A chi le chiedeva se fosse una questione legata allo ius soli, Valentina Vezzali ha ribadito che si tratta di una questione di sistema che investe le componenti dello sport chiamate a dialogare.
La sortita sui destini della nazionale di calcio e del settore più in generale da parte del sottosegretario allo sport non è estemporanea. Anzi, ci sono più precedenti. Sono mesi che Valentina Vezzali batte su questo tasto.
A fine gennaio scorso, era stata perentoria e severa con il mondo del calcio che sollecitava aiuti economici da parte dello Stato per ripianare le perdite dovute alla pandemia. “Prima avvii le riforme e riveda il suo sistema”, aveva replicato Valentina Vezzali, ricordando che sport e calcio non devono dimenticare che “la crisi è antecedente al Covid”, che non si possono solo invocare aiuti di Stato, che “c’è bisogno che anche il calcio cominci a correre”. A fine marzo, quindi a cadenza bimensile, aveva sottolineato gli interventi a favore del calcio, dal credito d’imposta del 50% sulle sponsorizzazioni ai ristori sui tamponi e altre spese sanitarie, fino alla recente esternazione d’inizio giugno, con la quale aveva calcato la mano sulla necessità di una serie di riforme per il rilancio del calcio, riforme interne, in primis lo sviluppo dei vivai e la creazione di reali opportunità per i giovani di esprimersi”.
Parole condivisibili (“La Nazionale non è una corrida per dilettanti allo sbaraglio” in: https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/06/model_ferretti.pdf)
che mostrano lungimiranza nell’approccio al problema, tuttavia è legittimo domandarsi quali criteri e metodi intenda applicare Valentina Vezzali per dare concretezza agli obiettivi promessi. E non si tratta di facile scetticismo. Osservando il lavoro del settore giovanile, prima con Sacchi, ora con Rivera, si ha la sensazione che non vi sia nulla di nuovo, se non evidenti spolveratine lessicali, a progetti e programmi.
Ma la sostanza è rimasta immutata, a meno di volere considerare “riforme” gli incontri periodici in centri abilitati con tecnici della Federcalcio e il rinnovo del tesserino di abilitazione… All’opposto, è sufficiente una visitina sui campi delle società dilettantistiche, che si nutrono e si sostengono con le scuole calcio attraverso le iscrizioni a carico delle famiglie dei ragazzi (rette tra i 350 a 400 euro, che aumentano per le società professionistiche), per interrogarsi sulle possibilità reali di scoprire nuovi talenti.
In altri termini, se non si crea un programma di concreto sostegno alle società minori, il calcio in Italia rischia di precipitare a puro spettacolo, osservato dagli spalti o da comode poltrone di casa, ma giocato soltanto da calciatori stranieri, la cui qualità, per effetto transitivo, sarà direttamente proporzionale alla ricchezza economica del movimento…
Posted on: 2022/06/17, by : admin
La sortita sui destini della nazionale di calcio e del settore più in generale da parte del sottosegretario allo sport non è estemporanea. Anzi, ci sono più precedenti. Sono mesi che Valentina Vezzali batte su questo tasto.
A fine gennaio scorso, era stata perentoria e severa con il mondo del calcio che sollecitava aiuti economici da parte dello Stato per ripianare le perdite dovute alla pandemia. “Prima avvii le riforme e riveda il suo sistema”, aveva replicato Valentina Vezzali, ricordando che sport e calcio non devono dimenticare che “la crisi è antecedente al Covid”, che non si possono solo invocare aiuti di Stato, che “c’è bisogno che anche il calcio cominci a correre”. A fine marzo, quindi a cadenza bimensile, aveva sottolineato gli interventi a favore del calcio, dal credito d’imposta del 50% sulle sponsorizzazioni ai ristori sui tamponi e altre spese sanitarie, fino alla recente esternazione d’inizio giugno, con la quale aveva calcato la mano sulla necessità di una serie di riforme per il rilancio del calcio, riforme interne, in primis lo sviluppo dei vivai e la creazione di reali opportunità per i giovani di esprimersi”.
Parole condivisibili (“La Nazionale non è una corrida per dilettanti allo sbaraglio” in: https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/06/model_ferretti.pdf)
che mostrano lungimiranza nell’approccio al problema, tuttavia è legittimo domandarsi quali criteri e metodi intenda applicare Valentina Vezzali per dare concretezza agli obiettivi promessi. E non si tratta di facile scetticismo. Osservando il lavoro del settore giovanile, prima con Sacchi, ora con Rivera, si ha la sensazione che non vi sia nulla di nuovo, se non evidenti spolveratine lessicali, a progetti e programmi.
Ma la sostanza è rimasta immutata, a meno di volere considerare “riforme” gli incontri periodici in centri abilitati con tecnici della Federcalcio e il rinnovo del tesserino di abilitazione… All’opposto, è sufficiente una visitina sui campi delle società dilettantistiche, che si nutrono e si sostengono con le scuole calcio attraverso le iscrizioni a carico delle famiglie dei ragazzi (rette tra i 350 a 400 euro, che aumentano per le società professionistiche), per interrogarsi sulle possibilità reali di scoprire nuovi talenti.
In altri termini, se non si crea un programma di concreto sostegno alle società minori, il calcio in Italia rischia di precipitare a puro spettacolo, osservato dagli spalti o da comode poltrone di casa, ma giocato soltanto da calciatori stranieri, la cui qualità, per effetto transitivo, sarà direttamente proporzionale alla ricchezza economica del movimento…
Posted on: 2022/06/17, by : admin