Crosetto, prove tecniche di trasmissione
di Vice|
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Dal Corriere della Sera on line1: “Altro caso che vede al centro un giornalista Rai e la politica. Dopo le polemiche che hanno investito una settimana fa Elisa Anzaldo per una battuta su Giorgia Meloni, ecco che si verifica un altro scontro durante il Tg1 mattina. Guido Crosetto, cofondatore di Fratelli d’Italia non gradisce alcune affermazioni del giornalista Senio Bonini. Una in particolare, sul tema Piano nazionale di ripresa e resilienza, fa scattare la scintilla. Bonini contesta a Fratelli d’Italia di «aver votato 5 volte no sul PNRR all’inizio, questo lo dobbiamo ricordare» – dice.
Crosetto sbotta subito: «Lei faccia il conduttore, non faccia la parte». Bonini cerca di difendere le sue posizioni «Io faccio il conduttore e richiamo alla memoria, poi le chiedo un commento, questo è ovvio, per carità». Crosetto insiste: «No, no, non si schieri troppo… FdI ha votato 5 volte in Europa contro indicando come problematica quelle cose che poi sono state cambiate…». Bonini a quel punto cede e chiude la querelle con un: «Ci mancherebbe».
Il secco e perentorio avviso ai naviganti dell’informazione – secondo la ricostruzione del Corriere della Sera on line – di Guido Crosetto, personaggio visibilmente corposo e onnipresente sulle reti televisive pubbliche e commerciali, sollecita alcune doverose riflessioni sulle forme verbali che rischiano di diventare preminenti man mano che ci si avvicina alla scadenza elettorale. Ovviamente ci auguriamo che l’episodio che ha visto protagonista Crosetto resti unico e che non si tratti di prove tecniche di trasmissione per il futuro prossimo.
In primo luogo, è indicativo il metodo di prendere immediatamente il centro del ring (per usare una metafora pugilistica autorizzata dalla stessa prestanza fisica di Guido Crosetto, quasi due metri d’altezza per non meno, ad occhio, di 110 chilogrammi di peso), ovvero di condurre il gioco ricordando al giornalista di fare il conduttore, cioè di limitarsi, in sostanza, a dare la parola agli ospiti, astenendosi da commenti e ricostruzioni in grado di orientare chi ascolta.
In secondo luogo, a rafforzare il “confino professionale”, lo scriviamo con bonomia, è il monito a evitare a una presunta posizione di parte, cioè a stare al proprio posto. Accusa grave, si sa, se non la più grave che si può lanciare su un giornalista delle reti pubbliche (anche per le implicazioni che potrebbero coinvolgere i vertici aziendali), tesa a delegittimarne il ruolo.
In terzo luogo, alla “resistenza” prevedibile (secondo il minimo sindacale di categoria) del “conduttore”, ecco che scatta l’ingiunzione a non schierarsi troppo, che di fatto rende il politico giudice monocratico nella valutazione della conversazione, che lo autorizza a disporre – da ospite – i paletti entro i quali è permesso il lavoro del giornalista.
A questo punto, si comprenderà che non esiste un quarto luogo che può rimettere in equilibrio la situazione, considerata la disparità di forze in campo. Ma non deprimiamoci, in fondo, è soltanto “la politica (di destra?), bellezza!
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Posted on: 2022/08/09, by : admin
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Posted on: 2022/08/09, by : admin