Da Bruxelles disco verde per il bilancio Europeo
E l’intesa spiana la strada anche al Recovery Fund

di Daniele Viotti |

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Quasi un anno fa su queste “colonne” scrivevo un articolo sul MES1 provando a spiegare come quella discussione tecnica e surreale distraesse dalla attenzione che il nostro Paese avrebbe dovuto invece prestare alle trattative che stavano partendo sul bilancio pluriennale dell’Unione Europea. Dalla pubblicazione di quell’articolo, come sappiamo, sono trascorsi molto più di undici mesi, è passata la Storia. E a undici mesi solari da quell’articolo la discussione sul MES, seppure divenuto nel frattempo uno strumento dedicato all’emergenza sanitaria, è ancora sullo sfondo del dibattito politico, mentre ieri è stato segnato un passo importante, quasi decisivo, sulla strada dell’adozione del prossimo bilancio pluriennale europeo. Infatti come raccontano i giornali, a cui vi rimando per i dettagli, Parlamento Europeo e Consiglio hanno raggiunto una intesa che sbloccherebbe la strada anche al tanto atteso Recovery Fund.

Avremo modo nelle prossime settimane di analizzare numeri e cifre, opportunità e rischi, finanziamento e spesa previsti. Per ora vorrei sottolineare due aspetti che in senso diametralmente opposto danno l’idea di come la UE sia spinta da buone intenzioni, ma spesso frenata dai soliti interessi nazionali. Per quanto ci è dato di leggere per ora nei comunicati stampa, nella cronaca e nei scarsi documenti usciti fino ad ora possiamo dire che da un lato sta avvicinandosi una vittoria del Parlamento Europeo su un principio fino ad ora non ammesso ai tavoli economici: lo stato di diritto e quindi i diritti umani, civili e politici sono precondizione per poter accedere, da parte degli stati membri, ai fondi europei. D’altro canto, il bilancio non ha avuto quegli aumenti auspicati dal Parlamento Europeo e da molti Stati Membri tra cui l’Italia. Purtroppo stiamo parlando, ancora una volta di un bilancio pari all’1% del PIL europeo. Ben poca cosa insomma. Qualche spicciolo di aumento su Erasmus, Horizon Europe, ma ben poca cosa rispetto alle potenzialità. Intendiamoci: la UE nei mesi scorsi, proprio in conseguenza della pandemia che ha stravolto la Storia, è stata capace di mettere in campo strumenti nuovi e in alcuni casi auspicati da tempo: la sospensione dei vincoli di bilancio (che, spoiler alert, non torneranno mai più), il Piano SURE per la cassa integrazione, ovviamente il Recovery Plan, ma restano misure straordinarie e “fuori bilancio” in ogni senso.

Il passaggio di ieri è stato importante e nonostante gli allarmi sui ritardi da parte di alcuni commentatori alla fine è arrivato nei tempi più o meno attesi. Ci sono alcuni passaggi ancora, il più difficile dei quali è l’approvazione dei Parlamenti nazionali e l’accettazione della clausola sullo stato di diritto da parte di Ungheria e Polonia. Ma credo siamo tutti d’accordo che la Germania, presidente di turno dell’Unione, saprà trovare gli argomenti giusti per ricondurre a ragione ungheresi e polacchi.

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