Difendiamoci dalla morte non dalla vita

di Guido Leo |

|

Secondo gli ultimi dati, aggiornati ad oggi, in Italia sono state contagiate dal SARS-Co2, responsabile della Covid-19, circa 98 mila persone, 73 mila sono attualmente i positivi, quasi 4 mila quelli in terapia intensiva, sfiora la cifra di 11 mila i decessi, 13 mila le persone guarite, 454 mila i tamponi eseguiti. Il 65 per cento dei contagiati è concentrato in tre regioni: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, aree a forte concentrazione industriale. Ma la mortalità, per oltre il 50 cento, investe la sola Lombardia. Una mortalità che in Italia rappresenta un terzo di tutti i decessi avvenuti nel mondo.

Queste le notizie lugubremente ragionieristiche, ma che proprio per la loro gravità impongono a tutti noi di rispettare le norme per contenere il contagio, ciò che in inglese viene chiamato bundle, un pacchetto di misure: basta che ne salti una e salta tutto il sistema. In particolare, ritengo che, per arrestare l’attuale epidemia, il pacchetto di misure da rispettare rigorosamente si componga dei seguenti tre momenti: identificazione e isolamento degli infetti (tamponi di massa); distanziamento sociale (spesa a casa); dispositivi di protezione (mascherina chirurgica obbligatoria per tutti quando si viene a contatto con altre persone).

Purtroppo è sotto gli occhi di tutti come tali misure siano applicate solo parzialmente, ed in maniera differente nelle varie Regioni. Appare quindi evidente che esse non riusciranno ad interrompere completamente la trasmissione, ma solo a spalmare i contagi nel tempo. Il conto finale sarà forse di 40 mila morti in un anno, invece che in tre mesi, con buona pace delle strutture sanitarie, ma non di chi ha perso un caro.

E la memoria non può che andare alle grandi epidemie del passato, come la febbre spagnola, che colpì il mondo (ancora in guerra) a partire dal 1918 e si estinse spontaneamente in 26 mesi, dopo aver contagiato mezzo miliardo di persone, un quarto della popolazione dell’epoca. I morti, secondo le statistiche per difetto, furono circa 50 milioni. Per nostra fortuna, grazie ai sistemi sanitari moderni, tale mortalità è ben lontana da quella che, almeno nei paesi ricchi, verrà attribuita alla Covid-19 (e nei paesi poveri?), ma dobbiamo renderci conto che la lotta contro il coronavirus ci vedrà impegnati per ancora molti mesi, almeno sino a quando non verrà reso disponibile un vaccino (sempre che l’obiettivo sia tecnicamente raggiungibile) o che la maggior parte della popolazione mondiale si immunizzi naturalmente (sperando che l’infezione, una volta superata, dia un’immunità duratura).

Morale: le attuali restrizioni, basate più sulla paura dell’ignoto (tanta), che sulle conoscenze (scarse) non potranno protrarsi più a lungo, a pena di uccidere l’anima della gente. In altre parole, proviamo a difenderci meglio dalla morte e non dalla vita, come stiamo facendo ora.




Posted on: 2020/03/29, by :