Dubbi e riserve sullo sciopero del Pubblico Impiego

di Adriano Serafino * |

|

Un antico proverbio recita: al buio tutti i gatti sono grigi, bigi. In questa lunga notte-covid (con il rapporto morti/abitanti più alto d’Europa) i tanti rinnovi contrattuali scaduti vanno affrontati con la stessa modalità, sono forse tutti uguali? Più categorie hanno richieste e mobilitazioni convincenti. Nel caso del pubblico impiego la dichiarazione dello sciopero generale dell’intero settore, in questa situazione, è ben difficile da comprendere, in particolare per i tanti che pagano già il caro prezzo di servizi pubblici al lumicino. Inoltre, che senso di uguaglianza può avere la richiesta di un aumento generalizzato per gli oltre 3 milioni di lavoratori dei 23 settori dell’arcipelago del pubblico impiego, dove ci sono comparti con dipendenti che “danno anima e corpo” per fare fronte all’emergenza, con orari anche fino a 12 ore per turno, e altri settori (neppure pochi!) dove in questi mesi di pandemia (fin dalla primavera) molti pubblici dipendenti sono stati a casa (certo per la sicurezza) con lo stipendio al 100% (le varie Cig garantiscono meno), conteggiati in smart working (in forza di una improvvisata norma governativa), a volte… senza possedere neppure un computer. Per avere un quadro di riferimento sul Pubblico Impiego, fate un clic su questo link, seppure del 2018,https://www.eticapa.it/eticapa/quanti-sono-e-quanto-costano-gli-impiegati-pubblici-italiani/ . Sono ben pochi gli scioperi che non ho condiviso nella lunga mia militanza sindacale nella Fim e nella Cisl torinesi, quello generale dei dipendenti pubblici del 9 dicembre è certamente il più ostico da capire sia per le richieste generalizzate e sia come modalità, e non sono certo sufficienti le “belle intenzioni” dei sindacati di categoria e segretari confederali, come si legge in questi due link:

https://www.ilpost.it/2020/11/18/sciopero-pubblica-amministrazione-9-dicembre/ https://www.adnkronos.com/soldi/economia/2020/11/18/sciopero-statali-dicembre-nessun-ponte_CFIFPhF1UK9yId0CuZHfkM.html.

Non è secondario segnalare, tra l’altro, che lo sciopero di 8 ore di mercoledì 9 dicembre, il giorno dopo la festività dell’Assunta, può ben incentivare le assenze per il lunedì 7 al fine di un lungo ponte che può iniziare da venerdì 4, al pomeriggio. Ben diverso sarebbe se quelle generiche richieste a pioggia per tutti i 23 settori del Pubblico Impiego venissero diversificate con una logica che faccia ben comprendere l’avvio di una trasformazione del nostro modello socio-economico – per aumentare efficienza e efficacia – in alcuni settori nevralgici della Pubblica Amministrazione (uno dei fattori negativi che determinano da decenni la bassa produttività del nostro Paese). Una trasformazione che inizi fin d’ora in questa drammatica epoca Covid, destinata a durare per lungo, con fasi d’intensità diverse. Pochi esempi, per esprimere meglio il mio pensiero, per contratti diversi dal passato nella PA:

• nella sanità assunzioni a tempo indeterminato – anche per i laureandi, come già fanno alcune grandi aziende per i diplomandi degli Istituti Tecnici con contratti di apprendistato – con orario ridotto a 30 ore con più turni giornalieri, con salario integrato per formazione continua. Mancano oggi anestesisti e medici perché a loro si propongono contratti precari, a tempo, con elevati rischi; così pure per poliambulatori territoriali, assistenza e laboratori di analisi;
• nei servizi pubblici di grande accesso (ora pressoché bloccati, es. anagrafe e analoghi) proporre la sperimentazione dell’organizzazione del lavoro (dalle 8 alle 21) con più turni e con le modalità descritte per la Sanità;
• analoghe scelte per Vigili del Fuoco, la custodia carceraria e pochi altri settori.

La retorica sindacale, anche quando sincera e appassionata, non contiene questi segnali, seppure possono esistere nella testa di dirigenti sindacali. Eppure sono necessari per dare un respiro strategico alle azioni della Cgil, Cisl,Uil. Per smentire quell’altro proverbio “…di belle intenzioni sono lastricate le vie per l’inferno”, per creare in tutti i lavoratori, con certezze sul lavoro quella sicurezza, quella speranza che non può essere assicurata da contenuti aumenti salariali generalizzati. Settori di nuova economia, diversamente organizzata, nei servizi pubblici e in quelli universali, per un nuovo orologio delle città e dei trasporti, come negli esempi citati, sono indispensabili per uscire dall’emergenza sanitaria e economica, e forse, dando certezze di svolta smuovere quella montagna di miliardi del risparmio privato che continua a crescere raggiungendo a settembre 1.672,86 miliardi.

*Il testo è anche pubblicato sul sito www.sindacalmente.org



*

Posted on: 2020/11/20, by :