“Ecco ciò che vorrei e chiederei alla mia Cisl”
di Adriano Serafino|
|Domani, 24 febbraio, si aprirà presso il Centro congressi Santo Volto, in via Borgaro 1, a Torino, il congresso della Cisl torinese. I lavori, che proseguiranno fino a venerdì, si apriranno con una relazione del segretario uscente, Domenico Lo Bianco, che si ricandida alla guida del sindacato d’ispirazione cattolica. La giornata sarà conclusa dall’intervento del segretario regionale, Alessio Ferraris. Venerdì, è prevista la chiusura del segretario generale nazionale Luigi Sbarra. In un passaggio importante per la Cisl e per tutti i soggetti sociali cui è chiesto una forte progettualità e partecipazione per rilanciare Torino, interviene su La Porta di Vetro Adriano Serafino, storico sindacalista cislino. d
Sono iscritto alla Cisl dal 1959, allora terminavo gli studi all’Avogadro. Ho dato alla causa dei lavoratori e della Cisl decine di anni della mia vita. Oggi ho 81 anni e da questa balconata penso di avere ancora cose da dire e da proporre al mio sindacato. Avrei desiderato partecipare ai congressi di base, ma non mi è pervenuto alcun avviso e non ricevo più newsletter dei pensionati. Avrei desiderato per i miei trascorsi di segretario della Fim, della Flm, e della Ust Cisl di essere invitato a seguire i congressi. Mentirei a me stesso se dicessi che tutto ciò è avvenuto a causa della Covid. Mi interessava esserci per farmi un’idea di quanto rimanga nella Cisl di oggi di quella “missione” che, tempo fa, ha mobilitato moltissimi alla partecipazione con una visione di società con più eguaglianza e solidarietà, con più giustizia e democrazia partecipata, con più lavoro e meno alienazione.
Se mi fosse dato di “prendere parola” avrei posto alcune domande. Perché la Cisl non apre una riflessione per analizzare il fallimento dell’iniziativa sindacale nel clamoroso caso dell’ex-Embrago, dove il vescovo uscente mons. Cesare Nosiglia si è trovato nell’inconsueto ruolo di “sindacalista di complemento”? Ci sono grandi insegnamenti da ricavare in particolare sull’annoso problema irrisolto della mobilità da posto di lavoro a posto di lavoro con intervallo di formazione finalizzata.
Perché non si analizza con senso critico l’assenso incondizionato dato dalla Cisl e dalla Fim alla strategia di Sergio Marchionne che ha considerato secondario il mercato dell’auto elettrica? Perché in un periodo di rilancio dell’inflazione (da costi) la Cisl non mette al centro della riflessione la richiesta di un blocco delle cedole distribuite agli azionisti finalizzando (per il periodo del PNRR) l’utilizzo dei profitti delle aziende erogatrici di energia per gli investimenti della transizione energetica e del contenimento delle tariffe?
Perché la Cisl rimane ancorata all’antico “no” per un minimo sindacale erga omnes, quindi con intervento finale legislativo? Infine, perché non modificare l’indice IPCA (attualmente depurato dall’inflazione importata) che regola la contrattazione? La contrattazione italiana ha contribuito al peggior risultato europeo per quanto riguarda il recupero del potere d’acquisto dei salari. Sarà per un’altra volta… se il tempo lo consentirà.
Posted on: 2022/02/23, by : admin