Gazprom, l’inverno del nostro scontento
di Renato Caputo|
|Gazprom ha comunicato che fermerà un’altra turbina del gasdotto Nord Stream. La società spiega che si tratta di lavori di manutenzione. E la prima reazione è stata l’impennata del prezzo con un rialzo di quasi l’11%. Le diplomazie dell’Ue sono al lavoro sul piano per l’inverno. Ma restano le divisioni tra i Paesi. Il Consiglio deciderà in materia a maggioranza qualificata (almeno 15 Paesi a favore in rappresentanza di almeno il 65% della popolazione Ue), ma l’obiettivo della Presidenza ceca, nel testo che ha presentato agli ambasciatori presso la Ue, è quello di raggiungere un consenso il più ampio possibile per dare un segnale di unità degli Stati membri nei confronti della Russia.
La storia d’amore tra Germania e Russia
La storia d’amore tra Germania e Russia
Il ministro tedesco dell’Economia, Robert Habeck, ha definito quello messo in atto da Mosca «un gioco perfido», che «sta cercando di indebolire il grande sostegno all’Ucraina», ma la posizione della Germania in materia energetica è senza dubbio debole. La storia d’amore della Germania e dell’Europa con il gas inizia molti anni fa, quando c’era ancora l’Unione Sovietica e vennero costruiti i primi gasdotti.
È una storia d’amore che si è rinfocolata nell’ultimo decennio nel momento in cui, dovendo ridurre drasticamente le emissioni di CO2, le lobby del petrolio hanno iniziato a fare pressione sulla Commissione Europea per trasformare l’Europa nel continente del gas. In questo modo la relazione è diventata talmente stretta e soffocante che nonostante l’esplosione della guerra in Ucraina, le forniture di gas russo all’Europa non si sono mai interrotte, ma risultano persino aumentate.
Ucraina marginalizzata e penalizzata
È una storia d’amore che si è rinfocolata nell’ultimo decennio nel momento in cui, dovendo ridurre drasticamente le emissioni di CO2, le lobby del petrolio hanno iniziato a fare pressione sulla Commissione Europea per trasformare l’Europa nel continente del gas. In questo modo la relazione è diventata talmente stretta e soffocante che nonostante l’esplosione della guerra in Ucraina, le forniture di gas russo all’Europa non si sono mai interrotte, ma risultano persino aumentate.
Ucraina marginalizzata e penalizzata
Fino al 2008, l’80% del gas russo che arrivava in Europa passava per l’Ucraina. Dopo l’apertura del Nord Stream nel 2011. la percentuale è iniziata a calare fino a raggiungere il 23% nel 2020. Oggi quasi un terzo del gas russo (il 31%) arriva in Europa attraverso il Nord Stream.
Yuriy Vitrenko1, amministratore delegato NATFOGAZ2, ha ammesso che: “Con il Nord Stream 1 l’Ucraina è stata fortemente indebolita”. Ma la cosa ancor più incredibile è che nel 2015, quindi un anno dopo che Putin aveva invaso la Crimea ed il Donbass, la Germania abbia deciso di costruire insieme alla Russia il Nord Stream 2, un secondo gasdotto sottomarino finalizzato a raddoppiare la via del gas tra Russia e Germania.
Claudia Kemfert3 ha recentemente dichiarato: “Il Nord Stream è costato finora oltre 17 miliardi di euro. Una cifra pazzesca. Questo significa che saremo costretti a dipendere ancora a lungo dal gas per ripagare l’investimento. Ma la verità è che la domanda di gas sta crollando e si ridurrà sempre di più”. Viene allora da chiedersi come mai la Germania abbia deciso di realizzare il Nord Stream 2. La risposta è semplice e disarmante al tempo stesso.
In Germania la lobby del gas è molto forte. Basti pensare ad alcuni nomi eccellenti che, nel corso degli anni, sono stati reclutati da Gazprom non appena dismessi i panni di “decisore politico”. Un nome tra tutti è quello dell’ex cancelliere Gerhard Schröder.” L’ex leader del Partito socialdemocratico di Germania4, terminato il suo mandato da cancelliere il 22 novembre 2005, dopo appena due settimane, venne nominato da Gazprom presidente del Consorzio Nord Stream, che aveva il compito di costruire il gasdotto approvato dallo stesso quando era cancelliere5. Ma il suo non è l’unico caso. Di mezzo ci sono gli interessi di Gazprom, che ha pagato gran parte del gasdotto, ma anche i profitti delle aziende tedesche ed europee che hanno spinto molto sul governo tedesco in favore del Nord Stream 2.
La politica i(n)spirata… dal gas
Yuriy Vitrenko1, amministratore delegato NATFOGAZ2, ha ammesso che: “Con il Nord Stream 1 l’Ucraina è stata fortemente indebolita”. Ma la cosa ancor più incredibile è che nel 2015, quindi un anno dopo che Putin aveva invaso la Crimea ed il Donbass, la Germania abbia deciso di costruire insieme alla Russia il Nord Stream 2, un secondo gasdotto sottomarino finalizzato a raddoppiare la via del gas tra Russia e Germania.
Claudia Kemfert3 ha recentemente dichiarato: “Il Nord Stream è costato finora oltre 17 miliardi di euro. Una cifra pazzesca. Questo significa che saremo costretti a dipendere ancora a lungo dal gas per ripagare l’investimento. Ma la verità è che la domanda di gas sta crollando e si ridurrà sempre di più”. Viene allora da chiedersi come mai la Germania abbia deciso di realizzare il Nord Stream 2. La risposta è semplice e disarmante al tempo stesso.
In Germania la lobby del gas è molto forte. Basti pensare ad alcuni nomi eccellenti che, nel corso degli anni, sono stati reclutati da Gazprom non appena dismessi i panni di “decisore politico”. Un nome tra tutti è quello dell’ex cancelliere Gerhard Schröder.” L’ex leader del Partito socialdemocratico di Germania4, terminato il suo mandato da cancelliere il 22 novembre 2005, dopo appena due settimane, venne nominato da Gazprom presidente del Consorzio Nord Stream, che aveva il compito di costruire il gasdotto approvato dallo stesso quando era cancelliere5. Ma il suo non è l’unico caso. Di mezzo ci sono gli interessi di Gazprom, che ha pagato gran parte del gasdotto, ma anche i profitti delle aziende tedesche ed europee che hanno spinto molto sul governo tedesco in favore del Nord Stream 2.
La politica i(n)spirata… dal gas
L’elenco dei politici passati a lavorare con Gazprom ed altre aziende tedesche del gas è davvero molto lungo.
Thomas Bareiß, ex Segretario di Stato del Ministero dell’Energia, uomo di punta del partito Christlich Demokratische Union (CDU) è stato membro del Consiglio di Amministrazione di ZUKUNFT GAS e Marion Scheller, ex Capo di Gabinetto del Ministero dell’Energia, è ora capo lobbisti per Gazprom.
Un paragrafo della legge federale sui dipendenti pubblici stabilisce che la nuova occupazione è vietata se “gli interessi ufficiali ne sono pregiudicati.” Ma il Ministero ha ritenuto che lo standard non si applichi ai dipendenti federali a cui apparteneva anche la Scheller. Ecco perché era difficile trovare una sintesi e la strada per i diplomatici europei era tutta in salita. Il compromesso presentato agli Stati membri attribuisce al Consiglio la decisione a maggioranza qualificata per far scattare l’emergenza gas su proposta o della Commissione o di almeno 5 Stati membri. Il regolamento resterà in vigore per un anno.
L’Italia dal canto suo ha ottenuto che il taglio sia calcolato su una quantità che esclude le importazioni e gli usi industriali, il che abbassa la soglia a circa il 7%. Deroghe anche per i Paesi Baltici ancora collegati alla rete elettrica russa, per Cipro, Malta e parte della Grecia, per Spagna e Portogallo a cui viene di nuovo riconosciuta l’eccezione come nella proposta originaria. Sono state quindi introdotte una serie di deroghe al tetto del 15%, sebbene resti però fondamentale rispettare la quota di 45 miliardi di metri cubi di gas da tagliare e di fatto da lasciare liberi per i Paesi più “bisognosi” a partire dalla Germania.
L’accordo raggiunto, tenuto conto che non era facile superare le divisioni tra i Paesi europei sul piano per l’inverno, può essere considerato un buon compromesso.
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Un paragrafo della legge federale sui dipendenti pubblici stabilisce che la nuova occupazione è vietata se “gli interessi ufficiali ne sono pregiudicati.” Ma il Ministero ha ritenuto che lo standard non si applichi ai dipendenti federali a cui apparteneva anche la Scheller. Ecco perché era difficile trovare una sintesi e la strada per i diplomatici europei era tutta in salita. Il compromesso presentato agli Stati membri attribuisce al Consiglio la decisione a maggioranza qualificata per far scattare l’emergenza gas su proposta o della Commissione o di almeno 5 Stati membri. Il regolamento resterà in vigore per un anno.
L’Italia dal canto suo ha ottenuto che il taglio sia calcolato su una quantità che esclude le importazioni e gli usi industriali, il che abbassa la soglia a circa il 7%. Deroghe anche per i Paesi Baltici ancora collegati alla rete elettrica russa, per Cipro, Malta e parte della Grecia, per Spagna e Portogallo a cui viene di nuovo riconosciuta l’eccezione come nella proposta originaria. Sono state quindi introdotte una serie di deroghe al tetto del 15%, sebbene resti però fondamentale rispettare la quota di 45 miliardi di metri cubi di gas da tagliare e di fatto da lasciare liberi per i Paesi più “bisognosi” a partire dalla Germania.
L’accordo raggiunto, tenuto conto che non era facile superare le divisioni tra i Paesi europei sul piano per l’inverno, può essere considerato un buon compromesso.
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1Yuriy Yuriyovych Vitrenko (ucraino: Юрій Юрійович Вітренко; 17 settembre 1976) è un economista ucraino attualmente presidente del consiglio di amministrazione della società nazionale per azioni Naftogaz Ucraina e CEO della società di investimento AYA Capital. Dal 21 dicembre 2020 al 29 aprile 2021 è stato ministro ad interim dell’Energia dell’Ucraina.
2Naftogaz (in ucraino: НАК “Нафтогаз України”, traslitterato: “Petrolio e Gas dell’Ucraina”) è la società nazionale di petrolio e gas dell’Ucraina. È una compagnia di stato subordinata al ministero dell’energia. La società è coinvolta nell’estrazione, nel trasporto e raffinamento del gas naturale e del petrolio.
3Claudia Kemfert è un’esperta di economia tedesca nei settori della ricerca energetica e della protezione ambientale. È professore ordinario di Economia e sostenibilità energetica presso la Hertie School of Governance di Berlino.
4SPD – Sozialdemokratische Partei Deutschlands.
5 “Gerard Schröder e gli altri: la potente lobby del gas in Germania”, Report, puntata dell’11 aprile 2022.
Posted on: 2022/07/27, by : admin
2Naftogaz (in ucraino: НАК “Нафтогаз України”, traslitterato: “Petrolio e Gas dell’Ucraina”) è la società nazionale di petrolio e gas dell’Ucraina. È una compagnia di stato subordinata al ministero dell’energia. La società è coinvolta nell’estrazione, nel trasporto e raffinamento del gas naturale e del petrolio.
3Claudia Kemfert è un’esperta di economia tedesca nei settori della ricerca energetica e della protezione ambientale. È professore ordinario di Economia e sostenibilità energetica presso la Hertie School of Governance di Berlino.
4SPD – Sozialdemokratische Partei Deutschlands.
5 “Gerard Schröder e gli altri: la potente lobby del gas in Germania”, Report, puntata dell’11 aprile 2022.
Posted on: 2022/07/27, by : admin