Gualtieri: il Mes è la nostra cintura di sicurezza

di Pietro Terna |

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Dopo il governatore Visco, che ne ha parlato pacatamente il 28 settembre1, anche il ministro Gualtieri ha ben tracciato il quadro dell’economia italiana. L’ha fatto durante la conferenza stampa del 6 ottobre2, dedicata alla presentazione della Nadef, la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza. Entrambi, a seguito di una domanda, hanno “spiegato” il MES, cioè il Meccanismo Europeo di Stabilità, ex salva Stati, ora dedicato alla sanità.

Andiamo con ordine. Nella conferenza stampa, il ministro ha prima di tutto illustrato il quadro economico per l’Italia. Nella tabella I.1 della Nota di Aggiornamento (Nadef) si indica al -9% il risultato del PIL 2020; un dato molto meno grave delle fosche previsioni di alcuni osservatori internazionali nei mesi scorsi. Gualtieri ha anche sottolineato che la stima non può che migliorare, perché il terzo trimestre già sappiamo essere andato meglio del dato utilizzato per la stima del -9% e inoltre le previsioni delle imprese, in netto miglioramento, fanno ben sperare per il quarto trimestre. Quindi, congetturo io, -8 o anche -7%, in linea con i conti pubblicati qui nella Porta di Vetro3.

Certo, in caso di peggioramento dell’andamento della pandemia, i risultati possono essere differenti; commento di chi scrive: in quel caso dobbiamo essere pronti a strategie più articolate di distanziamento sociale e di isolamento, senza ripetere operazioni generalizzate di blocco, ma adottando interventi su misura, per i diversi gruppi di persone fragili4. La conferenza stampa è proseguita delineando l’andamento del rapporto tra debito pubblico e PIL nei prossimi anni (figura I.6 del documento indicato): già nel 2023 è previsto un sostanziale rientro ai valori precedenti alla pandemia. Due importanti precisazioni: i risultati non presuppongono il ricorso a manovre speciali è non introducono “clausole di salvaguardia” (l’aumento dell’IVA, per intenderci), e sono il frutto di una stima di buon andamento del PIL, sia come rimbalzo, sia come effetto dei maggiori investimenti che saranno possibili utilizzando il Recovery Fund o, come correttamente ora si deve scrivere, i fondi Next Generation Eu.

A proposito di quei fondi, il ministro ha richiamato il recente Ecofin (il Consiglio “Economia e Finanza dell’Unione Europea), tenutosi il 6 ottobre, con l’approvazione del regolamento per l’attivazione della Recovery and Resilience Facility5 da parte di tutti i paesi. Certo il cammino all’interno delle istituzioni europee, e poi nei Parlamenti nazionali, è ancora lungo, ma la strada è ben tracciata. Poi, immancabile, all’ultima domanda della conferenza stampa, ecco in scena il MES. Vale la pena ascoltare la risposta di Gualtieri, che inizia dal minuto 52:20 del video indicato nella seconda nota. Sintetizzando: a fronte dell’emergenza, il MES sanitario, destinato alla spesa in quel settore, ha creato una rete di sicurezza utile di per sé. Non è stato utilizzato da nessuno, ma per il fatto stesso di esistere ha ridotto la turbolenza dei mercati, operando come il famoso “whatever it takes” di Draghi6, mai attuato, proprio perché valeva in sé come monito: la BCE avrebbe fatto tutto quello che serviva per bloccare attacchi speculativi contro l’euro.

Il MES è semplicemente una linea di credito gratuita da utilizzare in caso di necessità e che, forse, non sarà necessario utilizzare. Il ministro ha così anche indirettamente risposto all’osservazione di Visco a proposto del fatto che non sarebbe opportuno essere gli unici a utilizzare quella risorsa. Subito c’è chi ha cercato di creare contrapposizioni tra Gualtieri e “chi vuole il MES”. Niente di più sbagliato che trasformare in scontro di principi l’utilizzazione di uno strumento finanziario, utilissimo per il fatto di essere a disposizione e che, senza drammatizzare le decisioni, potremo eventualmente adoperare in caso di necessità, soprattutto se ci trovassimo in carenza di liquidità.



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