Hospitalia di Elena Franco: il “nuovo umanesimo” nell’obiettivo fotografico

di Tiziana Bonomo|

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Di recente ho letto una suggestione di Renzo Piano, apparsa su La Stampa, che suggerisce “un nuovo Umanesimo”. Non espressamente artistico, ma che parta dagli ospedali, luoghi simbolo della sofferenza durante la pandemia. Per l’architetto, infatti, serve “un salto culturale”, laddove si identifica negli ospedali tanto l’eccellenza medica quanto “luoghi in cui la passione umana è di casa più che altrove”. A suo avviso “gli ospedali sono luoghi di passione, intesa sia come sofferenza, sia come slancio. Fortunatamente l’architettura non è solo l’arte di rispondere ai bisogni, ma anche ai desideri, persino ai sogni”. L’eco delle parole di Piano è così rimbalzata all’indietro, in un passato recente.
©Elena_Franco_Hospitalia_Museo dell’ospedale di Notre Dame à la Rose_Lessines_2015
Era il 2016, quando ho visto e accompagnato il progetto di Elena Franco, architetta e fotografa, sugli antichi ospedali. E “Hospitalia. O sul significato della cura” (foto in alto ©Elena_Franco_Hospitalia_Parigi_Hotel Dieu_Cortile principale) è il titolo di un’intuizione visionaria, verrebbe da dire oggi alla luce della tragedia della pandemia, e anticipatrice, se guardata con parole di Piano. L’occhio fotografico ha indagato sugli antichi ospedali e luoghi di cura, percorso attraverso gli archivi, il patrimonio artistico, la secolare catena della filantropia, i paesaggi della cura, creati per accogliere chi era malato e bisognoso. Un progetto di ricerca artistica con cui poter ragionare dell’umanizzazione della cura e della sua progressiva, silenziosa eclisse, partendo dalla storia.

Elena ha anticipato i tempi, con il suo magnifico lavoro autoriale che solamente un’architetta e insieme fotografa, avrebbero potuto pensare e realizzare. Elena Franco, un’autrice riflessiva e perseverante che vive la fotografia come medium di indagine e come strumento culturale dell’epoca contemporanea.

©Elena_Franco_Hospitalia_Milano Archivio Storico Sala Estiva
©Elena_Franco_Hospitalia_Salone_
Dugentesco_Ex_Ospedale di S.Andrea in Vercelli
Le sue fotografie accompagnano in un viaggio storico, architettonico, medico e sociale che, da Torino arriva a Vercelli, a Milano, a Siena e ancora fino in Francia e in Belgio: ad Arles e Parigi, a Lessines nella Regione della Vallonia e in altre città caratterizzate dalla presenza di un antico ospedale. Nella ricerca, avviata nel 2012, sul patrimonio edilizio ospedaliero che va dal Medioevo all’Ottocento inoltrato sia italiano che europeo, si intrecciano documentazione, indagine storica e indicazioni per nuove progettualità. È proprio lei che dichiara “Credo che la mia fotografia possa essere definita autoriale, perché indipendente, frutto di progetti personali di ricerca, ma anche capace di far emergere temi significativi in relazione alla nostra storia, di costruire un racconto e di stimolare azioni progettuali più consapevoli“. Mai come oggi all’epoca della Covid tutto questo si rivela denso di significati.
©Elena_Franco_Hospitalia_Torino Ex Ospedale Maggiore di S. Giovanni ora MRSN_ l’Arca rid.
La fotografia ci trascina in un racconto storico, sociale, estetico dove gli uomini non compaiono (questi luoghi sono da tempo abbandonati o trasformati in biblioteche, università, ahimè trascurati magazzini) eppure, in punta di piedi, la presenza umana erompe ed irrompe, pulsa dalle geometrie, dagli spazi, dai colori, dagli archivi, dalle donazioni, dei percorsi nelle campagne che a questi luoghi erano collegate da rapporti economici e umani a dirci “ecco cosa è stato fatto”, “ecco cosa si potrà fare”.
Lo sguardo di quanta umanità fosse nella progettazione e nell’uso di questi luoghi antichi di cura in cui il malato era assunto in tutta la sua sofferenza non solo fisica, specchia il significato di “nuovo umanesimo” cui pensa Renzo Piano. Ecco allora quanto può la fotografia di architettura di Elena Franco (http://elenafranco.it/hospitalia-english-book/), se intesa come indagine, cogliere ciò che è impercettibile: la sofferenza, la compassione, la spiritualità che si avvertono nelle ombre delle croci, nelle corsie abbandonate, nei muri dipinti, nei vasi antichi di piante medicinali, nei terreni che offrivano il cibo ai bisognosi. Un progetto ben evidenziato nel libro edito da Artema.




Posted on: 2021/04/07, by :