Il 2 giugno che vorrei…

di Andrea Surbone|

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Domani, 2 giugno, si celebra il 75° anniversario della Festa della Repubblica. Una data che dovrebbe essere fondamentale per lo Stato e la Democrazia. Eppure, non la percepisco così. Nella mia personale esperienza, oltre a essere un giorno di vacanza, il 2 giugno si collega solo a due aneddoti privati. In altre parole, il mio peculiare senso civico rispetto al 2 giugno è assai lasso. Ciononostante, mi pongo la domanda sul perché sia così.

Vivo il 25 Aprile, la Festa della Liberazione, con ben altro spirito e attaccamento; perché il 2 giugno, che ne è diretta conseguenza, mi lascia tiepido? Credo sia perché l’avverto come una festa dii uno stato che è sempre più distante dal suo popolo; soprattutto, di uno stato che sceglie di celebrarsi con una parata militare. Schierare, infatti, un esercito, anche solo in parata, non è una azione di pace. E, peraltro, schierare un esercito non più di leva non è nemmeno una azione di democrazia. E la sinistra, certamente una parte della sinistra, ha un ruolo, anzi una responsabilità, in tutto ciò: quella di aver lasciato alla destra ampi spazi in campi che non considerava propri, ma a torto. Un errore doppio, se pensiamo soltanto alla guerra di Resistenza, alle formazioni del Pci che prendevano il nome dall’eroe più fulgido del nostro Risorgimento, Giuseppe Garibaldi.

Morale: alla destra fascista, in particolare, responsabile di una guerra di aggressione, di lutti, di eccidi e della rovina del Paese, si è lasciato il monopolio del patriottismo. Di conseguenza, l’idea di Patria nelle mani della destra non poteva che tracimare nel nazionalismo esclusivo dei muri, delle navi respinte, del razzismo. Quando, per contro, esistono forme che pur tra più contraddizioni hanno nutrito un forte senso di Patria: la storia della sinistra latino-americana ne è una dimostrazione. Una storia che si è saldata agli ideali del Padre dell’Indipendentismo del Continente sudamericano Simon Bolivar sulla cui scia è stato possibile coniugare Patria e valori di sinistra.

Nella sinistra italiana, dopo l’accenno di Ermete Realacci a un patriottismo dolce, l’on. Serena Pellegrino divenne promotrice della Bellezza, il tratto distintivo di un’Italia Bel Paese oggi consegnata al degrado assoluto, dal patrimonio artistico alle discariche abusive ovunque, finanche sotto viti DOC. La Bellezza è il concetto attorno al quale la sinistra italiana potrebbe ricostruire l’idea di Patria, finalmente improntata all’inclusione e ai più nobili ideali.

Tornando alla Festa della Repubblica, ricordo che andai a Parigi per il 14 luglio 1989, in una festa popolare di piazza che inglobò i cittadini e i carri allegorici da tutto il mondo; mentre il nostro 2 giugno osserviamo in TV sfilare i carri armati. E quando non sfilano, l’unica ragione è quella di non mettere a rischio i sampietrini di via dei Fori Imperiali… No, è davvero arduo riconoscersi in quella festa. E oggi che la democrazia è incalzata dall’idea dell’uomo forte, quanto vorrei per il 2 giugno una parata non militare bensì un corteo dei (quasi) mille Parlamentari mischiati al Popolo: questa è la rappresentazione dello Stato che amerei.




Posted on: 2021/06/01, by :