Il giornale del giorno che non abbiamo vissuto e il diario della crociera che non avremo fatto

Mercedes Bresso
in dialogo con Claude Raffestin |

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MERCEDES: “Sapevamo che sarebbe arrivato ma fa una certa impressione dovere una sera mettere le lancette dell’orologio indietro di un’ora e sapere che il giorno dopo… non ci sarà, perché stiamo passando dal meridiano del cambio di data. Ieri sera era il 22 febbraio e… questa mattina ci svegliamo che è il 24! È successo a tanti viaggiatori ma il paradosso di oggi è che da internet io ho scaricato il giornale del 23 febbraio, cioè del giorno che non ho vissuto! Il mondo ha le stesse dimensioni di una volta ma la globalità immediata di internet lo fa apparire così minuscolo!”

CLAUDE: “A questa sorpresa si aggiunge quella della crociera che non faremo a causa del coronavirus, che ci impedirà di visitare tutti i paesi asiatici, Cina, Corea, Giappone, Vietnam, Singapore, Malesia, che per noi erano larga parte di ciò che ci interessava in questo percorso. Così siamo costretti a un cambiamento di itinerario radicale che mostra bene quello che dicevamo in un precedente dialogo: il ruolo che un organismo microscopico può giocare nei piani di un gigante qual è questa nave ma anche qual è l’umanità, perché sul giornale del giorno che non c’è leggiamo dell’esplodere del panico in Italia. Così brutalmente siamo confrontati a una minaccia che diventa rapidamente globale nello spazio e nel tempo.
In rapporto alle società del passato, la velocità delle comunicazioni e degli spostamenti di cose e persone ha provocato un fenomeno mondiale e da due mesi vediamo moltiplicarsi il numero delle persone infettate dal corona virus e di quelle che ne muoiono.
Se grazie ai nostri mezzi medici attuali riusciamo a far fronte abbastanza bene all’epidemia, il panico sembra assumere le stesse caratteristiche delle epidemie del passato, con la differenza che in un paio di mesi ha raggiunto il mondo intero, anche dove il virus reale non si è ancora manifestato.
Una volta di più scopriamo là fragilità e la vulnerabilità dei grandi sistemi come il nostro, che possono entrare in crisi anche solo per l’effetto di annuncio.”

MERCEDES: “Tutto ciò mi ricorda la crisi del 2008, quando l’economia del mondo precipitò nel caos a causa del comportamento scriteriato di alcune banche americane nel concedere credito immobiliare. Allora banche ed economie sane furono colpite da una sorta di contagio mediatico, che si trasformò rapidamente in crisi generalizzata e misero anni ad uscirne, con costi enormi per l’economia reale. Ancora oggi nel nostro paese non abbiamo raggiunto i livelli pre-crisi.
Allora ci difendemmo molto male. Oggi stiamo facendo la stessa cosa sulla pelle delle persone? Forse la differenza è che nel caso del corona virus abbiamo la speranza che i biologi trovino un vaccino efficace mentre non sembra essere il caso nel mondo economico, dove la finanza non ha trovato certo nessun vaccino e si prepara a metterci di nuovo a rischio.”

CLAUDE: “In altri termini dobbiamo sapere che siamo incapaci anche adesso di difenderci da fenomeni a crescita molto rapida e ciò che ci rende forse ancora più vulnerabili è la rapidità di diffusione dell’informazione. La velocità a rendere conto dei fenomeni sociali tende ad amplificare i riflessi di panico, che sono molto difficili da fermare poiché nessuno sa esattamente che cosa si deve fare. Abbiamo in sostanza una valanga di informazioni sul fenomeno ma non sappiamo come controllarlo. Ti ricordi quando parlavamo dell’eccesso di informazione funzionale e fattuale e della carenza di conoscenza regolatrice?”

MERCEDES: “Certo, Sappiamo, in sostanza, fare molte cose ma non conosciamo le loro conseguenze sul piano della relazione fra le cose. Salvare un banca non era difficile e forse non sarà troppo difficile trovare un vaccino ma quello che non sappiamo fare è gestire le relazioni all’interno di questi grandi sistemi per evitare che fenomeni analoghi si ripetano e soprattutto per costruire una conoscenza capace di meglio controllare il complesso sistema di azioni e reazioni che si generano.”

CLAUDE: “Per fare un esempio “ambientalista” l’eccesso di pesca di tonni nel Mediterraneo ha prodotto effetti complessi su tutta la catena alimentare. Ad esempio, sono tra l’altro incredibilmente aumentate le meduse di cui i tonni si nutrivano.
La perturbazione di una catena alimentare, il processo di diffusione di un virus, l’ondata di sfiducia generata da una crisi bancaria, sono tutti esempi di relazioni complesse che siamo ancora poco capaci di controllare.”

MERCEDES: “E spesso non ci proviamo neppure, tutti presi come siamo dall’ansia di risolvere uno specifico problema, piuttosto che affrontare l’insieme delle cause che lo hanno provocato.”




Posted on: 2020/02/28, by :