Il Giorno del Ricordo: i profughi a Novara 1946-1956

di Elena Mastretta* |

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Il Giorno del Ricordo è entrato nel novero delle date del calendario civile italiano nel marzo 2004, quando, con un voto quasi unanime, il Parlamento ha approvato l’istituzione della giornata del ricordo delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, fissando la data al 10 febbraio, giorno in cui nel 1947 è stato firmato il Trattato di pace che ha assegnato l’Istria, Fiume e le isole quarnerine alla Jugoslavia.

L’introduzione della data memoriale, che prevede “iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado” oltre che “da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende”, ha contribuito a diffondere la conoscenza dei fatti in questione, che non ha ancora però la rilevanza che meriterebbe né adeguato spazio sulla manualistica scolastica, sebbene diverse e autorevoli siano le voci degli storici che in questi anni si sono impegnati nella ricostruzione documentata della vicenda. Per decenni non si è parlato degli “infoibati” e non si è detto nulla dei circa trecentomila profughi, cittadini italiani che dopo il 1947 lasciano le loro terre d’origine passate sotto sovranità jugoslava e raggiungono la penisola, ospitati in 109 campi di raccolta sparpagliati in tutte le regioni.

Affidare questo compito ad una sola giornata non è sufficiente: il rischio è di favorire la strumentalizzazione a scapito della conoscenza. Si dovrebbe quindi iniziare, come è accaduto per altre date del calendario civile, ad avviare riflessioni di più ampio respiro, recuperando, quando ancora possibile, testimonianze e studiando in modo approfondito i documenti d’archivio, compresi quelli familiari. La rete nazionale degli Istituti Storici della Resistenza, cui l’Istituto Fornara appartiene, è tra le agenzie formative che si sono distinte nello studio e divulgazione della storia del Confine Orientale Italiano.

Nella direzione di ricerca e diffusione si collocano alcuni progetti da tempo attivi nella città di Novara, che ospitò un elevato numero di profughi, ricavabile soprattutto dai dati del CRP ufficiale, quello della Caserma Perrone1, che segnala, alla data del 31 dicembre 1947, la presenza di 917 persone provenienti dalla Venezia Giulia. I primi nuclei di giuliano dalmati arrivano a Novara a partire del 1946 e la loro accoglienza si accompagna a manifestazioni di solidarietà che, insieme a privati cittadini, vedono mobilitarsi istituzioni politiche, militari e religiose attive, da subito, a raccogliere fondi e a donare assistenza ai nuovi arrivati.

Significativa per l’integrazione dei profughi l’azione della chiesa novarese, in particolare di Monsignor Ossola, che con un gesto dal grande valore simbolico il 1 novembre del 1947 officia personalmente la comunione e la cresima a un centinaio di bambini residenti nella Caserma Perrone. Invitando a fare da padrini e madrine i cittadini novaresi, il Vescovo contribuisce a cementare il legame tra i profughi e la cittadinanza in un momento in cui, nonostante le molte prove di solidarietà, il rapporto tra la popolazione autoctona e i nuovi arrivati conosce più di un’incrinatura.

Negli anni successivi al 1946 il flusso di arrivo assume proporzioni sempre più consistenti e la comunità giuliano dalmata non può che lasciare tracce indelebili sul territorio novarese. I luoghi più interessati da questa presenza sono la Caserma Perrone , nel centro cittadino, oggi sede dell’Università, dove si colloca il CRP e il Villaggio Dalmazia, nel quartiere Torrion Quartara, struttura abitativa appositamente costruita per ospitare le famiglie dei profughi. Lo spazio viene individuato nel 1953. Il 9 agosto 1954 il Ministero dei Lavori Pubblici autorizza l’inizio dei lavori e il 3 ottobre dello stesso anno è organizzata la cerimonia di posa della prima pietra.

Il progetto iniziale non prevedeva la presenza di una scuola, di un asilo e di una chiesa, che saranno realizzati negli anni successivi, consentendo al Villaggio Dalmazia di connotarsi come “un rione completo e dotato di un minimo di servizi sociali”. [ANVGD-Novara, 2004]. Il 20 agosto 1956 il Villaggio Dalmazia è ufficialmente inaugurato con una grande cerimonia, presieduta dal Sottosegretario del Governo Oscar Luigi Scalfaro, cui parteciparono il sindaco e le principali autorità politiche, religiose scolastiche, amministrative e militari della città. Le testimonianze di chi ha vissuto in prima persona l’arrivo a Novara e l’inserimento nel tessuto cittadino sono state raccolte nell’ottica cui accennavamo prima e sono consultabili sia nella banca dati di Istoreto al link http://intranet.istoreto.it/esodo/luogo.asp?id_luogo=19 che presso l’Istituto Storico Piero Fornara, che nel 2009 ne ha realizzato un DVD Profughi. Racconti di italiani arrivati nella Novara del dopoguerra, oltre che nei fondi documentali dell’Archivio di Stato.

La disponibilità di materiale fotografico, raccolto anche presso le famiglie, ha permesso di realizzare un paio di anni fa la mostra “Distacco. Immagini e documenti dell’Esodo giuliano-dalmata a Novara”, che per la seconda volta viene esposta al pubblico presso il Castello Visconteo. Visitandola è possibile comprendere le condizioni di vita dei profughi al loro arrivo e durante la permanenza in Caserma, ma anche apprezzare il loro contributo alla storia cittadina, ricostruibile anche attraverso note figure di atleti come Giuliano Koten, Nini Udovicich e Adelina Valencich.

Consapevoli, come ha scritto lo storico Gianni Oliva, che “un passato condiviso è un passato compreso: solo così la storia può essere lezione per il presente”, gli organizzatori chiedono ai visitatori di attivarsi nel colmare i vuoti che la vicenda ancora presenta collaborando a ricostruire le storie di cui sono portatrici le fotografie esposte. Durante il periodo della mostra chi riconoscerà un volto o un luogo potrà scrivere i dettagli, la storia dietro la foto appunto, in appositi spazi. Perché la presenza giuliano dalmata a Novara diventi davvero patrimonio comune e non resti un aspetto episodico della recente storia cittadina di cui ricordarsi solo il 10 febbraio.

Bibliografia

Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato di Novara -,50 anni di Villaggio Dalmazia. Dalla prima pietra ad oggi, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Comitato di Novara -, Comitato di Quartiere Novara Sud, Novara, 2004.

L. Peteani, I profughi giuliani e dalmati, in Il dopoguerra nel novarese 1945-1950, Atti del Convegno di studi 40 anni della Costituzione 1948-1988, Amministrazione Provinciale di Novara, Istituto storico della resistenza in provincia di Novara “Piero Fornara”, Novara, 1988

E. Miletto, L’Istria, l’Italia, il mondo. Storia di un esodo: istriani, fiumani, dalmati in Piemonte, Istoreto, Isral, ISRN, Torino, 2007

1Si veda per questo aspetto la pubblicazione di Enrico Miletto consultabile a questo link, http://intranet.istoreto.it/esodo/EsodoIFD-Piemonte_2013.pdf pag. 171.

*Direttrice scientifica Responsabile sezione didattica ISRN-Istituto Storico Piero Fornara NO VCO.




Posted on: 2022/02/08, by :