Il Mappamondo, appunti di viaggio: l’Arabia Saudita

di Pierfranco Viano |

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Il Regno dell’Arabia Saudita occupa circa l’’80% della Penisola Arabica, confina con la Giordania e l’Iraq a nord, il Kuwait a nord-est, il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti a sud, il Mar Rosso a ovest ed il Golfo Persico a est. Luogo di nascita dell’Islam chiamato anche la Terra delle sacre moschee in riferimento a quella della Mecca e quella della Medina. L’Arabia è governata dall’assolutismo di una monarchia che applica, in assenza di una Costituzione, la legge della Sharia. È tra gli Stati in cui il rispetto dei diritti umani e sotto la soglia critica. Si pensi che i sauditi possono accedere ai cinema soltanto dal 2018, per il semplice motivo che prima di quella data non esistevano. E sempre da quell’anno, le donne hanno diritto a guidare l’auto.

Il Paese non è ancora pronto ad accogliere un turismo di massa, anche se si sta organizzando con un progetto di sviluppo, di cui parlerò più avanti. Nelle grandi città si trovano ottimi alberghi con personale preparato, gentile e che parla inglese; nelle piccole città le soluzioni d’accoglienza sono confortevoli al pari del deserto, dove sono attrezzati ottimi campi tendati. I ristoranti sono di buon livello nelle città e lungo i percorsi ne si trovano locali che dispongono di tavoli e sedie o, come da tradizione tipica dell’origine beduina dei sauditi, di tappeti e cuscini a terra.

Punto d’arrivo è l’aeroporto internazionale di Jeddah, che in arabo vuol dire nonna secondo una leggenda che vi vuole la presenza della tomba di Eva (considerata nonna dell’Umanità). Dal 20 settembre del 2019 per 49 nazionalità inclusa l’Italia si può ottenere il visto on-line e ci sono molte meno restrizioni che nel passato riguardavano le donne. Per esempio, è caduta l’obbligatorietà per le straniere di indossare l’abaya, l’abito tradizionale femminile che prima veniva consegnato dalle agenzie corrispondenti del tour operator italiano, e nemmeno è necessario indossare il foulard, richiesto soltanto per entrare nelle moschee o luoghi sacri. Le persone incontrate hanno sempre dimostrato una evidente soddisfazione nel vedere turisti nel loro Paese. Le donne portano ancora l’abaya che non copre il volto, ma alcune lo fanno. Le più giovani, tra l’altro, sono contente di potersi esprimere in un buon inglese.
Il viaggio classico di gruppo è di 8/9 giorni, in cui si ha il tempo per visitare i luoghi più famosi e le città più conosciute, dove esiste una sistemazione per la notte. Il mio ultimo viaggio in Arabia risale al 16 febbraio dello scorso anno. Eravamo ad inizio pandemia, ma non se ne parlava. Infatti, all’andata il volo Saudia era pieno di turisti, tra cui moltissimi ragazzi e ragazze italiane musulmani che andavano alla Mecca per l’Umra, pellegrinaggio minore rispetto all’Haji, quinto pilastro dell’Islam, che deve essere compiuto nell’ultimo mese lunare dell’anno islamico. Nel 2020 è stato programmato a cavallo tra fine luglio e inizio agosto, limitato ad un certo numero di persone. Stessa sorte subita anche quest’anno, da sabato 17 luglio a giovedì 22 luglio.
Jeddah guarda il Mar Rosso e ne riceve influssi benefici. La città è ricca di attrattive e di curiosità. Partiamo dal mercato del pesce, pulitissimo, per avviarci alla Corniche con la suggestione di osservare il pennone più alto al mondo. La Bandiera dell’Arabia Saudita è verde con al centro la scritta, sotto la quale campeggia una spada, della Shahada, ovvero la dichiarazione di fede islamica: “Non c’è dio all’Infuori di Allah, e Maometto è il suo profeta”. Data la sua sacralità, la bandiera saudita non può essere riprodotta su magliette o altri oggetti e poiché il vessillo contiene la parola di Allah non viene mai issata a mezz’asta, nemmeno in occasione di lutto nazionale o reale.
Proseguendo si possono vedere e si può entrare nella Moschea galleggiante (nella foto), così chiamata perché si protende sul Mar Rosso. Negli anni ’70-’80 il sindaco dell’epoca fece installare alcune decine di sculture moderne, lungo la Corniche, opere di Henry Moore, Juan Mirò, Arnaldo Pomodoro ed altri.Al-Balad è la parte antica di Jeddah risalente al 7° secolo, diventata sito Unesco nel 2014. È costituita da un insieme di case costruite le une a ridosso delle altre, prevalentemente di blocchi di corallo e con i tipici balconi in legno intarsiato che sporgono dalla facciata. In arabo sono chiamati “mashrarabiya” e sono nati, non solo con lo scopo di aerare la casa, ma anche con funzione di permettere alle donne di guardare all’esterno senza essere viste.

El Ula è un interessante il vecchio nucleo abitativo, in fase di restauro. Non lontano, sulle pareti rocciose che delimitano la valle di E Ula. Si aprono numerose tombe, la più famosa la Tomba dei Leoni, per le decorazioni con due teste di animale proprio a lato dell’ingresso. È la necropoli di Dedan, nome biblico della città menzionata nell’Antico Testamento, abitata da popolazioni proto arabe (Lihyaniti) che tra il VI e II sec a.C. esercitavano il controllo su quel punto nevralgico delle vie commerciali che attraversavano la penisola arabica. Sistemazione in un comodo campo tendato.

Mada‘in Salih . Il sito archeologico (nelle foto) è conosciuto con il nome di Hegra, è il più famoso e antico sito archeologico (dal 2008 tutelato dall’Unesco) presente in Arabia Saudita. La città del profeta Saleh, assieme a Petra in Giordania rappresentava l’altro centro più importante sulla rotta dell’incenso, una via carovaniera che proveniva dal regno della regina di Saba (l’attuale Yemen) e attraverso tutta la penisola arabica consentiva il trasporto delle merci, prodotte tra i monti del sud o importati dall’India, fino al Mediterraneo.
I Nabatei erano degli straordinari scultori delle rocce e come a Petra, a Hegra hanno scolpito oltre 100 enormi tombe su pareti rocciose e roccioni isolati nel deserto. Gli interni sono stati depredati da secoli di razzie e presentano solamente nicchie e loculi dove venivano posti i corpi dei defunti. Nel sito vi stanno lavorando archeologi sauditi e di altre nazionalità. In proposito ricordiamo il libro “Arabia deserta” di Charles M.Doughty che intorno al 1880 scoprì le tombe di Mada’in Salih

Nel piano di recupero e sviluppo del Paese purtroppo non si può più visitare come un tempo. Si parte dal campo tendato con jeep 4×4 e si arriva in una zona (parco di divertimento) dove si acquistano i pass che permettono di entrare nei siti, a orari fissati, a bordo di shuttle. Tra gli aspetti più controversi, vi è l’impossibilità di coniugare al meglio il tempo con la massa di informazioni culturali sulla bellezza architettonica e storica dei siti. In quel caso, diventa risolutivo il rapporto che si stabilisce tra l’accompagnatore del gruppo turistico e le guide locali… Da non perdere: il Diwan, la Montagna delle ragazze, e Qasr Farid, il sito più famoso, isolato e maestoso.

Da menzionare il percorso che da El Ula (nelle foto) porta a Duba sul Mar Rosso, attraverso le montagne dell’Haijaz, catena montuosa che corre lungo tutta la costa del Mar Rosso.
Ampie valli alternate a piccole oasi in un ambiente severo, ma caratterizzato da rocce di colori differenti e spettacolari vallate del deserto arabico fino alla cittadina di Al Waji importante centro di pesca. Per poi proseguire verso nord arrivando a Duba, porto collegato all’Egitto con traghetti e utilizzato dai pellegrini prevalentemente egiziani per raggiungere la Mecca. Da Duba si percorre sempre la costa per raggiungere la spiaggia del promontorio di Ras Al Sheikh Hamid, localizzato proprio di fronte alla penisola del Sinai.
Ci si inoltra così in un deserto spettacolare per arrivare a Tabuk, luogo in cui si fa tappa per affacciarsi su uno scenario indimenticabile della Himsa Valley. Nell’escursione a bordo di vetture 4×4, di proprietà e guidate da beduini (nella foto), ci si inoltra tra imponenti e scenografiche formazioni rocciose, in un saliscendi mozzafiato di dune e camminate nel deserto. In serata rientro a Tabuk. Questa per gli amanti del deserto è una giornata indimenticabile.

Riyadh

Capitale dell’Arabia Saudita dal 1932 è situata su un altopiano circondato dal deserto. Città moderna (nella foto la King Fahd road)1 con grattacieli come la Torre Faisaliah alta 267 metri progettata dall’architetto Norman Foster e la Kingdom Tower alta 302 metri, quest’ultima con una forma che ricorda quella di un cavatappi.
In cima, c’è un ponte panoramico che collega le due punte dell’edificio. Di Riyadh si consiglia la visita al Museo nazionale, alla Fortezza Masmak, oggi museo nella cuore della vecchia Riyadh, il suq.

L’Arabia Saudita è sinonimo di petrolio (secondo stato al mondo per riserve di “oro nero” dopo il Venezuela) e di gas naturale, voci attorno alle quali ruota il suo sistema economico e, insieme alla sua modernizzazione, lo sviluppo di piani sociali. Tra questi, vi è il faraonico “Vision 2030” presentato nel 2016 da Mohmmad bin Salman Al Saud, figlio di Re Salman, principe ereditario e presidente del Consiglio per gli Affari economici dello Sviluppo. Il piano si poggia su tre pilastri:
– Lo status del Regno come cuore del mondo arabo e islamico;
– La determinazione del Paese a diventare un motore globale di investimento;
– l’ambizione a trasformare per la sua posizione strategica l’Arabia Saudita in un hub globale tra Asia, Europa e Africa.
Un punto importante di questo piano di sviluppo è la creazione di una nuova città chiamata Neom nella provincia di Tabuk (nord) tra il Mar Rosso ed il Golfo di Aqaba con un ponte che collegherà l’Arabia Saudita all’Egitto. Si tratta di un progetto colossale che vede al lavoro ingegneri di varie nazioni impegnati, ma non del tutto decollato secondo i piani. L’argomento si può approfondire sul web digitando Città del futuro Arabia Saudita Neom.

Una chiosa sul principe ereditario Mohammad bin Salma Al Saud. Nel 2019 è stato accusato in un rapporto ONU di essere il mandante dell’omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi (che aveva autonomamente preso la strada dell’esilio) mai più uscito dal consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul, dopo esservi entrato il 2 ottobre per ottenere documenti relativi al suo matrimonio. Khashoggi era una voce fuori dal coro ed estremamente critica nei confronti del principe e della famiglia reale. _______

1Di BroadArrow at the English Wikipedia, CC BY-SA 3.0, Collegamento




Posted on: 2021/10/16, by :