Il Mappamondo, appunti di viaggio: Pakistan culla di civiltà e religioni
di Pierfranco Viano |
|Raccontare il Pakistan1 presuppone un doppio sguardo, perché il Paese va visto da due prospettive geografiche diverse: il sud e il nord. Con questo articolo andremo a sud, viaggio tutt’altro che agevole per le restrizioni imposte dal governo.
Ho visitato il Pakistan meridionale nel 2018, approfittando di un’apertura al turismo concessa dalle autorità, a differenza del nord, dove turisti e amanti della montagna erano sempre i benvenuti, o quasi. Un viaggio “soddisfacente” nel Pakistan del Sud prevede almeno 16 giorni e si sviluppa da Karachi sul Mar Arabico, a Peshawar, ai confini con l’Afghanistan, capitale della provincia di Khyber Pakhtunkhwa. È un itinerario che spazia dall’affascinante scoperta delle antiche civiltà della Valle dell’Indo a quella della raffinata arte buddhista del Regno Gandhara, tra vari siti patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. La sistemazione alberghiera risulta ottima nelle principali città e non demerita nei centri minori. Ristoranti locali tipici con tavoli e sedie oppure tappeti e cuscini in parti rialzate dal pavimento nei locali, allietano i trasferimenti. Ma, altresì, è d’obbligo ricordare che l’attraversamento del Pakistan meridionale reclama un viaggiatore esperto. E soprattutto dotato di una buona carica di tolleranza agli imprevisti e alla soluzioni alternative. Non è, infatti, raro un repentino cambiamento di albergo, perché quello prenotato è stato requisito dai politici locali e nazionali per un incontro. “Sfratti” esecutivi in cui mi sono ritrovato due volte; situazioni entrambe fronteggiate con un pizzico di fantasia e disciplina di gruppo. Nel primo caso, ci si è sistemati per due notti in una guest house, dove abbiamo dormito vestiti e ci siamo lavati d’inverno con acqua fredda, in compenso di mangiava divinamente. La seconda volta è stata la fortuna a svolgere un ruolo di punta nell’accoglierci in un delizioso albergo, pescato come un jolly all’ultimo momento. Straordinaria è stata l’accoglienza dei pakistani nel rivedere turisti: autografi, foto, continue richieste di selfie in alcuni dei luoghi più frequentati, addirittura ingorghi nelle strade cittadine a causa di improvvise fermate delle auto. Durante il mio viaggio in Pakistan del Sud e per evidenti ragioni di sicurezza, rispetto ai territori del nord, il governo decise di farci scortare dalla polizia (analoghe misure furono ovviamente adottate per altri gruppi di turisti) nei lunghi tragitti di trasferimento e nelle visite in città. La visita a Karachi, la prima capitaleÈ il fulcro dell’economia del paese ed una delle più grandi città del mondo. Capitale della provincia meridionale del Sindh, Karachi è stata dal 1947 al 1958 la prima capitale del Pakistan, prima del trasferimento a Rawalpindi e nel 1967 ad Islamabad. Karachi offre un interessante e importante Museo Nazionale che ospita le collezione di manufatti provenienti da tutte le regioni del paese, inclusi alcuni oggetti di Mohenjo-daro e alcune sculture del Gandhara. La famosa ballerina di Mohenjo-daro è esposta nel museo e dovrebbe essere quella originale. Perché tanto interesse per una piccolissima statuetta che venne scolpita intorno al 2500 a.C.? La ragione è semplice: quando venne scoperta la zona archeologica di Mohenjo-daro si pensava che in quella zona dell’India non ci fosse stata nessuna civiltà. Al Mausoleo, dedicato ad Ali Jinnah, considerato il padre fondatore del Pakistan, si assiste al cambio della guardia. Vi si entra dopo essersi tolte le scarpe, esattamente come per il Santuario di Abdullah Shah Ghazi, dedicato a un santo sufi del IX secolo molto venerato nel paese. Nel Santuario, le donne devono coprirsi la testa con un foulard. Altra meta suggestiva è L’Empress Market, il mercato dell’Imperatrice, purtroppo mezzo diroccato.
Necropoli di Makli HillPatrimonio dell’Umanità Unesco si estende su una superficie di circa 10kmq di terreno collinare. Gli innumerevoli monumenti funerari, risalenti al periodo compreso tra il XIV e il XVII secolo, sono quasi tutti realizzati in arenaria squisitamente scolpita con motivi geometrici e floreali.
MohenjodaroPatrimonio dell’Umanità Unesco, è una delle più importanti città del mondo antico, risalente alla civiltà della Valle dell’Indo. Nel cuore dell’Asia Centrale s’innalzava, infatti, una civiltà che era al centro di una fitta rete di scambi commerciali con Mesopotamia, Afghanistan e Arabia. Il sito archeologico si estende per 10 ettari sul fianco di una collina che guarda il fiume, distante ormai 5 km. Mohenjodaro, nota come “la montagna dei morti”, assomiglia a una grande Pompei circondata dal deserto. Lì, tra il 3000 e il 1500 a.C., mentre i nostri antenati europei vivevano nelle caverne, la gente abitava in case di mattoni a due piani con sistema fognario ed era dedita alla coltivazione di orzo, grano, sesamo, datteri e cotone, coltivazioni che avevano una buona resa e qualità grazie alle piene dell’Indo e all’uso di raffinate tecniche di irrigazione. Mohenjodaro si può dividere in due settori: il sito superiore ,con uno stupa buddhista costruito duemila anni più tardi, il granaio, il grande bagno, la sala dell’assemblea, e il sito inferiore con la zona residenziale con blocchi separati per i lavoratori e per l’aristocrazia. Passeggiare in questo sito, che ingloba anche un museo, si prova un’emozione unica e non è inusuale ritrovarsi coinvolti in feste e anniversari che si organizzano nel giardino. Esperienza diretta, quando il mio gruppo fu invitato a partecipare alle danze in onore del primo compleanno di un bimbo appartenente a una famiglia di fede cattolica.
Kot DijiQui sorgeva un insediamento umano attribuito a una civiltà antecedente a quella della Valle dell’Indo vissuta attorno al 3500-2500 a.C. Oggi resta poco da vedere del sito originario probabilmente distrutto da un incendio per mano degli abitanti di Mohenjodaro. La principale attrattiva turistica è rappresentata dall’affascinante struttura del Forte fatto costruire alla fine del XVIII secolo. La struttura difensiva, ben conservata, sorge in cima ad una ripida e stretta collina in posizione dominante rispetto alla cittadina di Kot Diji. Le mura, alte circa 10 metri, si sviluppano lungo un perimetro rettangolare di circa 2 chilometri.
Uch Sharif“Il luogo Santo ed Onorevole” famoso per i Magnifici santuari sufi attualmente in fase di restauro (nella foto in alto). È un luogo magico anche per la sua storia. Divenne uno dei massimi centri religiosi e culturali del sub-continente indo-pakistano e si dice che qui Genghis Khan si sia convertito all’Islam.
Deserto del Cholistan SharifÈ il più grande deserto del sub-continente indo-pakistano e prolungamento del Thar indiano del Rajasthan. Occupa una superficie di oltre 20.000 kmq del Punjab pakistano sud-orientale. Qui troviamo l’imponente Forte Derawar, visibile da chilometri di distanza, è circondato da 40 giganteschi bastioni, molti dei quali ancora intatti, che si innalzano fino all’altezza di 30 metri sostenendo le mura perimetrali che si snodano per 1.5 km. Purtroppo al suo interno c’è poco da vedere.
MultanLa più grande città del Punjab meridionale ha una storia che ci riporta a Alessandro Magno, quando il conquistatore macedone entrò nella città nel 324 a.C. Fu la prima città del Punjab a essere conquistata dai musulmani nel 711. Nel corso del tempo la città si trasformò in uno dei massimi centri della fede islamica verso cui confluirono più mistici e religiosi, più di quanto non si sia verificato in altre città del sub-continente indo-pakistano. Si visitano diversi mausolei e l’affascinante bazaar.
HarappaRisalente al III millennio a.C., è il secondo sito archeologico della Valle dell’Indo in ordine di importanza. Edificato su una collinetta, vi sorgono la cittadella, le mura difensive, un sistema di fognature, una necropoli e un immenso granaio. Purtroppo non resta molto da vedere perché in passato il luogo è stato oggetto di continui saccheggi da parte degli abitanti dei villaggi vicini, che hanno utilizzato i mattoni per costruire le loro abitazioni. Come gli abitanti di Mohenjodaro, anche quelli di Harappa intrattenevano rapporti commerciali con la Mesopotamia e con altre terre lontane.
LahorePrincipale centro culturale, intellettuale e artistico del Pakistan, fu capitale dell’Impero Moghul. Lahore ne conserva splendide testimonianze nella zona della Città Vecchia. Il Museo di Lahore rimane il più grande e il più importante di tutto il Pakistan con la sua raccolta di arte Gandhara il cui capolavoro indiscusso è la Statua del Buddha digiunante( dell’arte Gandhara ne parlerò nel prossimo articolo visitando la Valle dello Swat dove è nata quest’arte) la Moschea, Il Forte, i giardini Shalimar, Patrimonio dell’Umanità Unesco, il bazaar. Purtroppo il giorno in cui abbiamo visitato la città si era formata una improvvisa nebbia che ci impediva addirittura di vedere la Moschea. Fortunatamente nella tarda mattinata la nebbia si è leggermente diradata.
TaxilaPatrimonio dell’Umanità Unesco, una delle più importanti città dell’antichità, per secoli centro politico e culturale. Fu annessa all’Impero persiano durante il regno di oDario (522-486 a.C.), per poi essere conquistata da Alessandro Magno nel 326 e successivamente da Chandragupta, il fondatore dell’impero Mauria. Ashoka, figlio del fondatore, la trasformò in un importante centro buddista, fino a portarla a essere una delle maggiori università vediche, di buddismo e di classicismo hindù. Da segnalare il Museo.
PeshawarRispetto ai tempi in cui si accompagnava i turisti lungo “La via della seta”, l’itinerario dalla Cina al Pakistan, la città con un bazaar favoloso e una bella Moschea, ora non ha più niente di attraente. Nel frattempo sono state rese più rigide le regole islamiche: quasi tutte le donne portavano il burqa e per le turiste era obbligatorio il velo. Il confine a pochi chilometri con l’Afghanistan ha prodotto una pesante cappa di negatività e i sistemi di sicurezza negli alberghi risultano asfissianti, tra controlli anti-bombe e successiva verifica dei passaporti. Purtroppo domina il terrore e non è raro per i turisti essere costretti ad allontanarsi di corsa dal bazaar per l’allerta di una autobomba.
Indicazioni culturali
Elisa Giunchi, Pakistan. Islam, potere e democratizzazione, Carocci. Francesco d’Adamo, Storia di Iqbal>/i>, EZ Bapsi Sidhwa, La sposa pakistana, Neri Pozza Film Malala di Davis Guggenheim Noor di Guillaume Giovanetti. Tratta un tema molto complesso legato alla comunità transgender pakistana.
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1Pakistan, ufficialmente Repubblica islamica del Pakistan, capitale Islamabad, ha una costa meridionale che si estende per 1046 km sul Mar Arabico e sul Golfo di Oman; a est confina con l’India, a ovest con l’Afghanistan, mentre con l’Iran e la Cina confina rispettivamente a sud-ovest e all’estremo nord-est. Il moderno stato del Pakistan venne istituito il 14 agosto 1947, distaccando una parte del territorio dall’India. L’operazione comportò l’emigrazione di 7 milioni di musulmani e il ritorno in India di 5 milioni di hindù e sikh. Nel marzo del 1971, si accese una violenta, al limite del genocidio, guerra civile, denominata guerra di liberazione del Bangladesh. Dopo nove mesi di combattimenti, il Pakistan dell’Est (bengalese) conquistò l’indipendenza e prese il nome di Bangladesh. Stato riconosciuto a livello internazionale nel 1972.
Posted on: 2022/02/05, by : admin