Il mese della Resistenza: le donne partigiane in Piemonte

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“Donne nella Resistenza in Piemonte” di Bruna Bertolo, edizioni Susalibri, ci porta a guardare il ruolo, spesso considerato marginale, delle donne nei venti mesi della lotta di Liberazione in Piemonte. All’opposto, le donne ebbero un ruolo importante che si sviluppò in modi e forme diverse tra di loro. Dalle pagine emergono tanti volti e nomi: donne che si impegnarono con generosità, entusiasmo e altruismo, mettendo in secondo piano paure ed ansie, capaci di offrire aiuto e collaborazione anche in situazioni drammatiche.
Bruna Bertolo, giornalista e ricercatrice rivolese che da tempo è impegnata sui temi della storia al femminile, racconta alcune storie di donne che rappresentano in un certo senso dei simboli e il loro nome contribuisce a far ricordare anche tutte le altre che non compaiono ma che seppero dire no al fascismo e sì alla lotta per un’Italia libera e democratica. Accanto a personalità molto conosciute come Camilla Ravera (prima senatrice a vita della Repubblica italiana), Ada Prospero Gobetti Marchesini (medaglia d’argento al valor militare), Frida Malan, Bianca Guidetti Serra, Ernestina Valterza, Elsa Oliva, Pierina Leone, vengono messi in rilievo i ruoli determinanti, ma spesso taciuti, delle giovani staffette, delle combattenti, di infermiere e dottoresse che si occuparono dei feriti, delle madri che affrontarono perdite atroci, delle deportate sopravvissute che testimoniarono con i loro racconti le barbarie dei lager. Secondo i documenti del Ministero della Difesa, la lotta al nazifascismo costò alle donne, che si mobilitarono in circa 70mila, 2.500 cadute o fucilate, 2.653 arrestate e torturate, 2.750 deportate.
Significativa la frase d’apertura del libro che rivela i sentimenti di un’intera generazione al femminile, indisponibile a rimanere ingabbiata nel passato: “Capii allora che per cambiare il mondo bisognava esserci”. Quel cambiare il mondo era l’orizzonte di Tina Anselmi, che nel 1944, all’età di 17 anni, decise di entrare nella Resistenza, staffetta con il nome di battaglia di “Gabriella” della brigata “Cesare Battisti” operante in Veneto, nel Bassanese. Un orizzonte che non fu facile da raggiungere per le donne italiane che soltanto nel 1976, proprio Tina Anselmi, riuscirono a ricevere dal presidente della Repubblica l’incarico di ministra.

La ricerca, anche esistenziale, di un orizzonte diverso, opposto, contrario, retorico e romantico, vide protagoniste altre donne. Furono quelle che si contrapposero alla Resistenza, in una guerra civile feroce: le Ausiliarie della Repubblica Sociale Italiana. Reclutate in almeno 5-6 mila, al comando della contessa Piera Gatteschi Fondelli, una delle venti ragazze che nel 1922 parteciparono alla Marcia su Roma, avevano al pari delle donne partigiane l’Italia come ideale, la rinascita della Patria, ma con una visione deformata, distorta e appiattita sulle ceneri di un mondo cieco e travolto dalla sua stessa follia. Le più esaltate non si limiteranno a servizi nelle retrovie o di supporto logistico, ma arriveranno a combattere trascinate a fondo nella spirale di odio e crudeltà dei tempi.

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Condove, il ricordo dei Martiri del Gravio in https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/04/docs_model-copia.pdf

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Lo sciopero del 18 aprile 1945 in https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/04/docs_model-8.pdf

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Posted on: 2022/04/21, by :