Il virus della denuncia facile

di Emanuele Davide Ruffino
e Germana Zollesi |

|

Oltre 600 medici francesi hanno presentato una denuncia la scorsa settimana contro l’ex ministro della Sanità Agnès Buzyn e contro il premier Edouard Philippe, accusandoli di “menzogna di stato” nella loro gestione della crisi del Covid19. Fatti analoghi stanno accadendo in altri paesi (Italia compresa) ed ormai coinvolge tutte le componenti politiche tant’è che si può affrontare il discorso sicuri di poter rimanere super partes. Nessuna parte politica sembra essere immune, ma ciò fa riflettere sul fatto che non esiste un approccio per affrontare la situazione. Probabilmente ci divideremo se sia più popolare giudicare (e insultate) l’inadeguatezza della propria classe politica o se sia corretto chiedere compattezza.

Ogni piccola marachella, e non solo i reati, deve e dovrà essere denunciata, ma il problema è di metodo: nei paesi occidentali la denuncia sostituisce il dialogo, ma, nessuna delle due posizioni, purtroppo, risolve la situazione (quindi inutile schierarsi). Il portare tutto nelle aule di giustizia (o meglio, avanzare una denuncia per apparire sui mass media e sui social) non risolve il problema, ma offre visibilità. Quest’atteggiamento è la testimonianza culturale dell’impreparazione a gestire la crisi: di fronte ad una difficoltà si cerca subito di trovare un nemico su cui scaricare tutte le colpe oppure individuare un qualche “santone” che ci risolva i problemi. Non si guarda più la razionalità delle risposte ma la credibilità mediatica del soggetto. Ciò forse spiega la differenza delle dichiarazioni (per non dire risse verbali) tra quelli che dovrebbero essere gli esperti della materia. Nessuno è in grado di dire chi ha ragione, ma diventa inevitabile parteggiare per l’una o per l’altra tesi. Se neanche il mondo accademico e scientifico riesce a trovare un minimo di coesione è logico che l’opinione pubblica risulti sconcertata e impaurita.

Alla pericolosità di avere una sola autorità in grado di stabilire ciò che è vero e cosa no, si è sostituita una situazione in cui più nessun soggetto è legittimato a stabilire il vero dal falso. Quale delle due situazioni risulti più pericolosa è difficile da stabilire, ma il vero problema è riorganizzare delle autorità credibili nel definire percorsi di conoscenza che sappiano portare a soluzioni incontrovertibili, almeno per lo stato del sapere acquisito e per un tempo sufficientemente lungo per essere sperimentate, senza che immediatamente un corrente di pensiero contraria possa inficiarne la credibilità.

Per il Coronavirus questa autorità sarebbe dovuta essere l’O.M.S. che sicuramente è stata molto più citata che nel recente passato, ma non ancora come fonte autorevole. Intendiamoci anche l’O.M.S. come chiunque altro può, anzi deve essere messo in discussione, ma forse non è il caso di farlo con troppa enfasi nel momento di crisi, così come è giusto denunciare la casse politica per le loro inefficienze, ma poi bisogna offrire una soluzione più cedibile e qui si apre il vuoto.

Il pericolo di soluzioni facili è forse il peggior nemico di questi giorni. Uno slogan attrae ma non risolve, però abbiamo bisogno di rassicurazioni (o forse solo di poterci esprimere, esorcizzando così le nostre paure): attenzione però a chi offre soluzioni a buon mercato. Siamo tutti pronti ad applaudire le aziende che sospendono le forniture all’estero per privilegiare i bisogni nostrani, ma poi insultiamo se un’altra nazione fa la stessa cosa nei nostri confronti! E se venisse uno straniero a farsi curare in Italia, lo trattiamo come vorremmo che all’estero trattassero un italiano? Ci sarà molto da lavorare per ricostruire forme di convivenza accettabili e le denunce, studiate a tavolino solo per farsi belli, non serviranno ad un granché.




Posted on: 2020/03/23, by :