In ripresa l’economia del Piemonte, dice Bankitalia
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Nel 2021 l’economia piemontese è cresciuta in misura significativa, recuperando buona parte del calo dell’anno precedente (causa il virulentare della pandemia). Questa l’apertura del rapporto elaborato a giugno dalla Divisione Analisi e ricerca economica territoriale della Sede di Torino della Banca d’Italia. Secondo gli analisti, il risultato è stato determinato anche dai progressi della campagna vaccinale e la graduale rimozione delle misure di contenimento della pandemia.
In base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia, l’attività economica in regione sarebbe aumentata del 7,0 per cento, in misura superiore al PIL dell’Italia (6,6 per cento secondo l’Istat); sarebbe rimasta inferiore di 3 punti percentuali rispetto a quella del 2019. Dalla seconda parte dell’anno l’economia ha rallentato, anche a causa delle difficoltà di approvvigionamento di input produttivi. Dalla fine di febbraio dell’anno in corso lo scoppio del conflitto russo-ucraino e l’acuirsi delle tensioni sui prezzi delle materie prime, soprattutto energetiche, hanno accresciuto l’incertezza sull’evoluzione della congiuntura e la vulnerabilità di famiglie e imprese.
Nel 2021 la ripresa dell’attività ha interessato, seppure con intensità diverse, tutte le classi dimensionali di impresa e tutti i principali settori, compresi quelli del commercio, dei trasporti e del turismo, più colpiti dalle misure di contenimento della pandemia. È stata tuttavia ostacolata, a partire dalla seconda metà dell’anno, dall’aumento dei prezzi dei fattori produttivi e dalle difficoltà di approvvigionamento. Il comparto automotive ha risentito in misura significativa anche delle perduranti strozzature dell’offerta di componenti elettroniche.
Le condizioni del mercato del lavoro, dopo il forte deterioramento dell’anno precedente, sono progressivamente migliorate. L’occupazione è tornata a crescere, recuperando circa il 30 per cento del calo registrato nel 2020. Vi ha contribuito soprattutto la ripresa della componente a termine. L’aumento delle cessazioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato ha riflesso quello delle dimissioni volontarie, mentre i licenziamenti sono stati contenuti anche dopo la rimozione dei vincoli normativi. Il ricorso agli strumenti di integrazione salariale, pur in riduzione rispetto all’anno precedente, è rimasto su livelli elevati.
La propensione al risparmio delle famiglie è in media diminuita ed è cresciuto l’indebitamento, che in rapporto al reddito rimane comunque su livelli contenuti. L’aumento dei prestiti è stato trainato dall’accelerazione dei mutui per l’acquisto di abitazioni: per queste ultime dalla seconda metà del 2020 la domanda si è orientata maggiormente verso alloggi più grandi, dotati di spazi esterni e situati in aree a bassa densità abitativa.
Nel 2021 la spesa degli enti territoriali piemontesi per l’acquisto di beni e servizi è tornata a crescere; quella per il personale, dopo l’aumento registrato nell’anno precedente, è rimasta stabile. Tali dinamiche riflettono principalmente quelle del comparto sanitario. La gran parte dei Comuni piemontesi presenta avanzi di bilancio potenzialmente utilizzabili per finanziare nuovi investimenti e una capacità di riscossione superiore a quella media nazionale.
Il Comune di Torino, caratterizzato da un debito e da un disavanzo elevati, ha beneficiato nel 2021 e nei primi mesi dell’anno in corso di alcuni interventi legislativi che ne miglioreranno, in prospettiva, la condizione finanziaria di parte corrente. Lo stock complessivo del debito delle Amministrazioni locali piemontesi ha continuato a calare, ma rimane notevolmente più alto della media nazionale in termini pro capite.
Il rapporto completo in https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/economie-regionali/2022/2022-0001/2201-piemonte.pdf
Posted on: 2022/06/19, by : admin
In base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia, l’attività economica in regione sarebbe aumentata del 7,0 per cento, in misura superiore al PIL dell’Italia (6,6 per cento secondo l’Istat); sarebbe rimasta inferiore di 3 punti percentuali rispetto a quella del 2019. Dalla seconda parte dell’anno l’economia ha rallentato, anche a causa delle difficoltà di approvvigionamento di input produttivi. Dalla fine di febbraio dell’anno in corso lo scoppio del conflitto russo-ucraino e l’acuirsi delle tensioni sui prezzi delle materie prime, soprattutto energetiche, hanno accresciuto l’incertezza sull’evoluzione della congiuntura e la vulnerabilità di famiglie e imprese.
Nel 2021 la ripresa dell’attività ha interessato, seppure con intensità diverse, tutte le classi dimensionali di impresa e tutti i principali settori, compresi quelli del commercio, dei trasporti e del turismo, più colpiti dalle misure di contenimento della pandemia. È stata tuttavia ostacolata, a partire dalla seconda metà dell’anno, dall’aumento dei prezzi dei fattori produttivi e dalle difficoltà di approvvigionamento. Il comparto automotive ha risentito in misura significativa anche delle perduranti strozzature dell’offerta di componenti elettroniche.
Le condizioni del mercato del lavoro, dopo il forte deterioramento dell’anno precedente, sono progressivamente migliorate. L’occupazione è tornata a crescere, recuperando circa il 30 per cento del calo registrato nel 2020. Vi ha contribuito soprattutto la ripresa della componente a termine. L’aumento delle cessazioni dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato ha riflesso quello delle dimissioni volontarie, mentre i licenziamenti sono stati contenuti anche dopo la rimozione dei vincoli normativi. Il ricorso agli strumenti di integrazione salariale, pur in riduzione rispetto all’anno precedente, è rimasto su livelli elevati.
La propensione al risparmio delle famiglie è in media diminuita ed è cresciuto l’indebitamento, che in rapporto al reddito rimane comunque su livelli contenuti. L’aumento dei prestiti è stato trainato dall’accelerazione dei mutui per l’acquisto di abitazioni: per queste ultime dalla seconda metà del 2020 la domanda si è orientata maggiormente verso alloggi più grandi, dotati di spazi esterni e situati in aree a bassa densità abitativa.
Nel 2021 la spesa degli enti territoriali piemontesi per l’acquisto di beni e servizi è tornata a crescere; quella per il personale, dopo l’aumento registrato nell’anno precedente, è rimasta stabile. Tali dinamiche riflettono principalmente quelle del comparto sanitario. La gran parte dei Comuni piemontesi presenta avanzi di bilancio potenzialmente utilizzabili per finanziare nuovi investimenti e una capacità di riscossione superiore a quella media nazionale.
Il Comune di Torino, caratterizzato da un debito e da un disavanzo elevati, ha beneficiato nel 2021 e nei primi mesi dell’anno in corso di alcuni interventi legislativi che ne miglioreranno, in prospettiva, la condizione finanziaria di parte corrente. Lo stock complessivo del debito delle Amministrazioni locali piemontesi ha continuato a calare, ma rimane notevolmente più alto della media nazionale in termini pro capite.
Il rapporto completo in https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/economie-regionali/2022/2022-0001/2201-piemonte.pdf
Posted on: 2022/06/19, by : admin