Infortuni mortali sul lavoro e legislazioni confuse

di Emanuele Davide Ruffino|

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Quando succede una strage sul lavoro, come è quella accaduto a Torino il 18 dicembre, non si può auspicare un’immediata conoscenza su eventuali responsabilità. Ma la società civile deve anche interrogarsi se le regole del gioco e le loro applicazioni siano realmente congeniate per ridurre questi incidenti o solo scritte per rispondere all’emotività del momento. Grandi frasi ad effetto per sottolineare l’accaduto, ma pochi ragionamenti per razionalizzare la situazione che così tende inevitabilmente a ripetersi.

Ogni incidente evitabile presuppone precise responsabilità individuali che non possono essere mitigate dalle responsabilità di sistema (tutti colpevoli, nessun colpevole) o dall’andamento ondivago della pubblica opinione, ma per risolvere la situazione è necessario aggredire il problema su tutti i fronti con la determinazione che la situazione richiede.

Le gravi responsabilità del sistema

L’edilizia è rimasto stagnante o quasi per anni finché interventi incentivanti molto generosi hanno rilanciato il settore. Poi repentinamente tali incentivi vengono tolti generando la corsa ad effettuare i lavori entro la data di scadenza, non avendo ben chiaro cosa succederà nel prossimo futuro. Sempre più il processo di specializzazione della nostra società necessita, in tutti i settori, di persone preparate, dotate di adeguato know how, e questo non si può creare nel volgere piuttosto turbolento con cui cambiano le leggi e le sentenze. Non è più il sistema normativo che regola il mercato, ma il mercato che insegue le sfumature normative per trarne guadagno, col risultato che si rincorre l’incentivo, il condono o un altro cavillo legale e a primeggiare nelle imprese non è più il manager, ma il leguleio che riesce a cogliere il momento opportuno.

Del resto, se è vero che il 90% delle imprese non è in regola, occorre interrogarsi se siamo un popolo cui piace vivere nell’illegalità o se il sistema, così come è concepito, soddisfa solo aspetti, per non dire cavilli giuridici, che non risponde alla necessità reali. E quella di impedire il susseguirsi degli incidenti è una necessità reale. Da mesi è noto che, per approfittare degli incentivi, si è dato fondo a tutte le risorse disponibili e, come spiegava già due secoli fa Thomas Robert Malthus, demografo, economista, filosofo, il crescere della domanda porta ad utilizzare risorse meno efficaci.

Malthus studiava, in particolare, gli effetti dell’esplosione demografica e della difficolta di trovare proporzionali terre fertili tali da soddisfare le esigenze; teoria risultata non veritiera per la capacità dell’uomo di elaborare sempre nuove soluzioni. Però, non possiamo negare che la sua teoria, se applicata per estensione al metodo moderno degli incentivi per rincorrere non tanto modelli sociali di sviluppo, ma per soddisfare esigenze momentanee, ha un fondo di verità. All’aumento repentino della domanda, il settore edile ha contrapposto soluzioni alternative che, come mostra la quotidianità, non offrono gli stessi elementi di sicurezza sul lavoro: qualità dei ponteggi, uso delle gru, assunzione di manodopera non qualificato.

La necessità di stabilità e vision globale

Un’economia sana ha bisogno di regole certe, che ovviamente possono essere modificate, ma in una visione prospettica e proattiva. All’opposto, se le norme emanate rispondono a pure esigenze “emergenziali” (o presunte tali) dietro l’angolo si raccolgono immediatamente, pronti ad approfittare della situazione, furbetti e spregiudicati. L’indeterminatezza e il continuo cambio di decisioni vengono così trascinati sul banco degli imputati.

La morte di tanti, troppi lavoratori obbliga ad un drastico cambio culturale: l’aumento delle pene non risolve i problemi attuali, anche perché da anni ci si limita a emanare provvedimenti burocratici che però non riducono il numero delle tragedie. La risposta sta nella società civile, come già sostenuto da La Porta di vetro con gli articoli di Michele Ruggiero1 e di Pietro Terna2, cui tocca riformulare gli asset su cui si fonda il mercato, al fine di rimuovere tutte quelle anomalie e quegli appesantimenti che, insieme ad un totale disprezzo delle regole di prevenzione, possono costituire una delle concause dei lutti sul lavoro che affliggono le nostra vita quotidiana. _______