Insicurezza ad oltranza (parte 2)
di Emanuele Davide Ruffino
e Germana Zollesi |
Quando scoppiò la guerra del golfo, il ricordo atavico dei nostri nonni che la guerra era sinonimo di mancanza di zucchero, scatenò un accaparramento: ci vollero mesi per spiegare che le coltivazioni di barbabietole da zucchero non erano così diffuse nel deserto arabico! Un problema inesistente che produsse risultati reali, tra cui la crescita del valore delle azioni delle industrie produttrici di zucchero.
Il contagio da mind virus
Il contagio da mind virus
Quanti sono dunque i comportamenti irrazionali derivati dagli effetti del contagio mentale del vivere immersi in una pandemia? Il che ci porta al “cui prodest?”, a cui giova? che dovrà essere oggetto di specifici studi, non solo per assicurare alla giustizia presunti guaritori che si sono subito mobilitati per offrire i loro servizi, ma per capire come mai tante persone normali si sono lasciate convincere che, sottobanco, già c’era una soluzione, non proprio a buon mercato, in grado di risolvere il tutto. Del resto, come dare torto a queste persone un po’ credulone, quando i virologi giocano a contraddirsi nei talk show, gli economisti elaborano ipotesi per cui nessuno dovrebbe pagare alcun prezzo, per non parlare delle soluzioni appioppateci dai burocrati, cui non è sembrato vero inventare nuove categorie giuridiche quali i congiunti, gli affetti duraturi, le modalità di accudire gli animali da compagnia? In altri termini, un’abbuffata di regolamenti che faranno la gioia di molti avvocati, meno delle forze dell’ordine che già devono applicarle coprendosi il volto con la mascherina, ma sempre meglio di quello successo alle guardie carcerarie che non riescono più a capire se i mafiosi & C. debbano essere liberati, perché anche le loro imprese devono poter riaprire.
Sarebbe bastato dire “NO ASSEMBRAMENTI”, ma cui prodest una norma chiara ed immediata? Se le autorità locali e settoriali (dai sindaci ai presidi, dai vigili urbani agli imprenditori), anziché preoccuparsi di accuse, contestazioni, denunzie, querele, esposti, delazioni, maldicenze finanche alle aggressioni fisiche e verbali cui possono essere sottoposte, avessero potuto dedicarsi a individuare dove sono le zone di possibile assembramento e diminuire le possibilità di contagio, anche con l’uso della forza, il contrasto alla diffusione poteva essere più efficace. Unica consolazione è stata la chiusura delle biblioteche, perché luoghi di massimo assembramento delle folle… E poi dicono che in Italia si legge poco! Probabilmente se alla porta d’ingresso delle librerie si potesse scrivere “birreria” potrebbero essere riaperte. In questo contesto, parlare di mind virus sembra quanto mai pertinente, ed è facile prendere coscienza del fenomeno se si pensa a quante lamentele si ascoltavano già nel 2019. Negli anni scorsi erano in pochissimi a definirsi soddisfatti della situazione ed i giornali riportavano incessantemente fenomeni generalizzati di malcontento. Oggi almeno abbiamo abbondanti e reali ragioni per lamentarci. Il problema è che non sappiamo elaborare soluzioni. Un esempio è offerto dalla California, dove alla volontà di riaprire le spiagge, né le singole contee, né lo Stato (neppure quello federale) riescono a scrivere regole che lo permettano.
Condannati a convivere con insicurezze reali ed immaginarie
Sarebbe bastato dire “NO ASSEMBRAMENTI”, ma cui prodest una norma chiara ed immediata? Se le autorità locali e settoriali (dai sindaci ai presidi, dai vigili urbani agli imprenditori), anziché preoccuparsi di accuse, contestazioni, denunzie, querele, esposti, delazioni, maldicenze finanche alle aggressioni fisiche e verbali cui possono essere sottoposte, avessero potuto dedicarsi a individuare dove sono le zone di possibile assembramento e diminuire le possibilità di contagio, anche con l’uso della forza, il contrasto alla diffusione poteva essere più efficace. Unica consolazione è stata la chiusura delle biblioteche, perché luoghi di massimo assembramento delle folle… E poi dicono che in Italia si legge poco! Probabilmente se alla porta d’ingresso delle librerie si potesse scrivere “birreria” potrebbero essere riaperte. In questo contesto, parlare di mind virus sembra quanto mai pertinente, ed è facile prendere coscienza del fenomeno se si pensa a quante lamentele si ascoltavano già nel 2019. Negli anni scorsi erano in pochissimi a definirsi soddisfatti della situazione ed i giornali riportavano incessantemente fenomeni generalizzati di malcontento. Oggi almeno abbiamo abbondanti e reali ragioni per lamentarci. Il problema è che non sappiamo elaborare soluzioni. Un esempio è offerto dalla California, dove alla volontà di riaprire le spiagge, né le singole contee, né lo Stato (neppure quello federale) riescono a scrivere regole che lo permettano.
Condannati a convivere con insicurezze reali ed immaginarie
La reazione al non poter sempre decidere del proprio agire presente e del proprio futuro hanno accresciuto il senso d’insoddisfazione verso i processi di globalizzazione portatori di realtà complesse e, di conseguenza, meno conoscibili, mentre nel piccolo villaggio rurale dei secoli scorsi, ogni individuo disponeva di quasi tutte le informazioni che governavano l’ambiente in cui era inserito. L’incalzare dei ritmi di crescita e d’integrazione sono stati vissuti in modo diverso dalle componenti costituenti una collettività, con il rischio che alcune si sentano escluse, tendendo ad un generale senso di rifiuto verso le istituzioni e, la rivoluzione indotta dal Coronavirus, comprometterà ulteriormente l’identificazione dei tradizionali riferimenti. Scomparse le ideologie, svalutate le istituzioni, proibito l’andare alle funzioni religiosi, rimane ben poco a cui aggrapparsi.
In passato, l’insicurezza veniva collegata al senso d’impotenza generata dal comportamento di alcuni soggetti che minavano la convivenza: tale fenomeno si misurava con variabili proxi del tipo: – investimenti in denaro, in tempo e in “attenzioni” (quali antifurti e vigilantes) – indicatori di delinquenza generalizzati (numero di reati patrimoniali, scippi…) – percezione del bisogno (spazio dedicato dai mass media ai fatti delinquenziali e il peso assunto nei programmi politici) Il problema si è poi complicato con il terrorismo internazionale, dove si viene colpiti in forme cruente ed imprevedibili nel vivere quotidiano, per giungere ora a dover affrontare un nemico invisibile, quale un virus sconosciuto, indipendentemente da chi l’ha inventato.
All’insicurezza sull’ordine pubblico si è associato il crollo dell’illusione che sia sufficiente un’iniezione robusta di carta moneta, sicuramente indispensabile nel breve periodo, ma che non aiuta a sostenere e rilanciare l’efficiente. Anzi l’aiutare in modo continuo una popolazione per generazioni, come è successo ai nativi del nord America, ha prodotto un alto livello di alcolizzati, ma non a migliorarne le condizioni di vita (così in Italia le zone che hanno fruito di particolari sovvenzioni non si sono sviluppate più di tanto, se non accompagnate da un miglioramento strutturale e da una crescita culturale). La situazione è destinata inevitabilmente ad aggravarsi per superare il Covid-19, accompagnata da un senso d’insicurezza che nasce dentro gli individui e che porta a diffidare di tutto ciò che ci circonda. Questo stato di cose ha contribuito a fare dell’insicurezza una forma patologica dalle complicanze ancora da esaminare: una forma di mind virus che riduce le capacità di reazione ed inibisce la capacità di ragionare. Speriamo che il mind virus non ci abbia contagiato a tal punto da pensare che a risolvere il problema siano “altri”: un’altra disciplina, un’altra istituzione, un altro ente, un altro decreto legislativo, un altro finanziamento a fondo perduto.
Posted on: 2020/05/16, by : admin
In passato, l’insicurezza veniva collegata al senso d’impotenza generata dal comportamento di alcuni soggetti che minavano la convivenza: tale fenomeno si misurava con variabili proxi del tipo: – investimenti in denaro, in tempo e in “attenzioni” (quali antifurti e vigilantes) – indicatori di delinquenza generalizzati (numero di reati patrimoniali, scippi…) – percezione del bisogno (spazio dedicato dai mass media ai fatti delinquenziali e il peso assunto nei programmi politici) Il problema si è poi complicato con il terrorismo internazionale, dove si viene colpiti in forme cruente ed imprevedibili nel vivere quotidiano, per giungere ora a dover affrontare un nemico invisibile, quale un virus sconosciuto, indipendentemente da chi l’ha inventato.
All’insicurezza sull’ordine pubblico si è associato il crollo dell’illusione che sia sufficiente un’iniezione robusta di carta moneta, sicuramente indispensabile nel breve periodo, ma che non aiuta a sostenere e rilanciare l’efficiente. Anzi l’aiutare in modo continuo una popolazione per generazioni, come è successo ai nativi del nord America, ha prodotto un alto livello di alcolizzati, ma non a migliorarne le condizioni di vita (così in Italia le zone che hanno fruito di particolari sovvenzioni non si sono sviluppate più di tanto, se non accompagnate da un miglioramento strutturale e da una crescita culturale). La situazione è destinata inevitabilmente ad aggravarsi per superare il Covid-19, accompagnata da un senso d’insicurezza che nasce dentro gli individui e che porta a diffidare di tutto ciò che ci circonda. Questo stato di cose ha contribuito a fare dell’insicurezza una forma patologica dalle complicanze ancora da esaminare: una forma di mind virus che riduce le capacità di reazione ed inibisce la capacità di ragionare. Speriamo che il mind virus non ci abbia contagiato a tal punto da pensare che a risolvere il problema siano “altri”: un’altra disciplina, un’altra istituzione, un altro ente, un altro decreto legislativo, un altro finanziamento a fondo perduto.
Posted on: 2020/05/16, by : admin